Borghi: "le vendite promozionali prenatalizie dimostrano che c'è crisi piena"

Borghi: "le vendite promozionali prenatalizie dimostrano che c'è crisi piena"

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3 dicembre 2012

"Con le vendite promozionali prenatalizie si cerca di trovare un minimo di effervescenza nei consumi. Tuttavia, la stagione non è affatto recuperabile". Così il presidente di Federazione Moda
Italia-Confcommercio, Renato Borghi, commenta con Adnkronos Labitalia il diffondersi di vendite promozionali in diverse città italiane. "Le promozioni - ammette - dimostrano che c'è una crisi piena che vede il calo dei consumi delle famiglie, che sono esauste, visto che il loro reddito continua a diminuire sia per l'inflazione che per le manovre del governo e noi non possiamo attenderci, con tutta la buona volontà, un Natale di grandi vendite". "Ovviamente - precisa poi Borghi - le vendite promozionali sono una cosa ben diversa dai saldi. Questi ultimi sono un evento eccezionale di vendita di fine stagione su prodotti, di carattere stagionale o di moda, suscettibili di notevole deprezzamento se non vengono venduti entro un certo periodo dell'anno. I saldi sono caratterizzati da sconti mediamente pari al 30/40% dal normale prezzo di vendita. Le vendite promozionali, invece, sono innanzitutto facoltative ed effettuate dall'esercente dettagliante per uno, più o tutti i prodotti di una stessa gamma merceologica e per periodi di tempo limitato". "In questo momento però - rimarca quindi il presidente di Federazione Moda Italia - parliamo solo di vendite promozionali e non di saldi. E', infatti, privo di qualsiasi senso partire adesso con i saldi o
peggio liberalizzarli. Se ciascuno fa quello che vuole praticando sconti o corse al ribasso che sia, significa distruggere il made in Italy. Se parliamo di vendite di fine stagione, allora i saldi invernali andrebbero fatti nel mese di febbraio. Comunque, la proposta di anticipare le date dei saldi invernali non è praticabile perché il calendario è fissato da una normativa specifica che varia
da Regione a Regione". "Dall'altro lato della filiera - avverte Borghi - abbiamo una produzione che soffre e che certamente non viene incontro alla distribuzione. Qui il rischio di un invenduto è tutto a carico nostro, perche' poi in realtà la produzione puo' 'sfogarsi' sugli outlet o sugli spacci aziendali".

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