Caro-energia, in Toscana tsunami sulle imprese del terziario

Caro-energia, in Toscana tsunami sulle imprese del terziario

Osservatorio congiunturale Format Research per Confcommercio Toscana: a rischio 7.800 imprese e oltre 20mila posti di lavoro. Appello unitario ai parlamentari toscani: “salvate le piccole imprese”.

DateFormat

14 novembre 2022

Gli effetti del caro-energia si stanno abbattendo come uno tsunami sul terziario toscano. Se nulla cambierà, in maniera sostanziale e in tempi brevi, sono infatti a rischio sopravvivenza quasi 7.800 imprese di commercio, turismo e servizi, oltre a 20mila posti di lavoro. È il quadro a tinte fosche dipinto dall’ultimo osservatorio congiuntale sulle imprese del terziario condotto da Format Research per conto di Confcommercio Toscana.

Secondo lo studio, la crisi delle forniture energetiche in Toscana colpisce tre imprese del terziario su quattro e la metà di queste ritiene insufficienti le misure prospettate per ridurre l’impatto economico del caro energia, come spegnere le insegne luminose e le apparecchiature non necessarie. Gli imprenditori, piuttosto, reclamano supporti strutturali per affrontare l’aumento dei costi.

Sul fronte dell’occupazione, se in questi mesi le cose erano un po’ migliorate, la fine dell’anno dovrebbe riportare un lieve peggioramento dell’indicatore, in linea con la tendenza nazionale. Sul fronte della liquidità si vede invece qualche schiarita, ma dopo oltre due anni di crisi sono sempre di più le imprese che faticano a far fronte da sole al proprio fabbisogno finanziario. Crolla anche la richiesta di credito, anche se il 68% di chi si rivolge alle banche per chiederlo lo ottiene per intero. Del resto, se il 37% circa delle imprese aveva programmato di effettuare investimenti nel corso del 2023, almeno un terzo sarà costretta a rinunciarvi a causa degli aumenti abnormi di materie prime ed energia.

“L’osservatorio ci restituisce un quadro allarmante che denunciamo da tempo – sottolinea il presidente di Confcommercio Toscana, Aldo Cursano e l’assurdo è che stiamo lavorando: la gente è tornata nei negozi, i turisti sono tornati nelle nostre città. Eppure, nulla basta a ripianare i costi di gestione sempre più alti. Tirare avanti in questo quadro così complesso, con ricavi azzerati o quasi, è un’impresa titanica e ora che la crisi si sta trasferendo sull’occupazione diventa più evidente a tutti: 20mila occupati in meno sono 20mila famiglie che in Toscana rischiano di perdere la loro fonte primaria di reddito. A queste si aggiungono le famiglie dei titolari delle 7.800 aziende a rischio chiusura. Aziende che lasceranno un vuoto a livello di servizi, di presidio del territorio, di socialità, senza contare il crollo del valore immobiliare e un impoverimento per tutti. Sono in gioco almeno 50 anni di benessere costruito in Italia”.

 

Appello unitario ai parlamentari toscani: “salvate le piccole imprese”

Piccole imprese come il soldato Ryan. L’appello a salvarle parte da Firenze, dove CNA, Confartigianato Imprese, Confcommercio, Confesercenti hanno portato il 14 novembre scorso oltre 400 imprenditori da tutta la Toscana per un confronto diretto con i parlamentari eletti nei collegi toscani.

“Le piccole imprese rappresentano il 96% del sistema economico toscano. Lasciarle morire sotto la scure dei rincari di energia e materie prime - combinati ad inflazione, crisi dei consumi e perdita di competitività - significa privare la Toscana della sua prima fonte di reddito e condannarla ad una crisi economica e sociale senza precedenti”: questo il grido di allarme unanime che si è levato dall’auditorium “Al Duomo”, che ha ospitato la manifestazione. Sul palco i presidenti Luca Tonini (CNA Toscana), Luca Giusti (Confartigianato Imprese Toscana), Aldo Cursano (Confcommercio Toscana) e Nico Gronchi (Confesercenti Toscana) hanno denunciato le principali criticità che stanno minacciando la sopravvivenza delle aziende di terziario, artigianato e industria in tutte le sue declinazioni, per formulare al Governo precise richieste. Ad ascoltarli seduti nelle prime file della platea c’erano i senatori e deputati toscani che hanno accettato l‘invito. Quattro i provvedimenti più urgenti che le associazioni toscane della piccola e media impresa sollecitano, come già fanno da tempo le loro confederazioni nazionali:

  • stop ai rincari e alle speculazioni su energia e materie prime, che stanno stravolgendo le dinamiche del mercato;
  • via libera a sostegni e incentivi che aiutino le imprese a riprendere gli investimenti nell’innovazione, ora bloccati a causa della mancanza di liquidità;
  • sburocratizzazione e semplificazione della macchina amministrativa;
  • soluzione del problema legato alla carenza di manodopera qualificata, che ora rallenta i processi di sviluppo.

Forte anche l’aspettativa sui fondi strutturali e sul PNRR. Su questo punto, le associazioni di categoria chiedono alla Regione Toscana particolare attenzione agli investimenti che possano favorire l’attività delle imprese, recuperando quel gap competitivo che ora le penalizza nei confronti delle imprese estere.

In tema di crisi energetica, le piccole e medie imprese toscane si dicono pronte a fare la propria parte, investendo sulle rinnovabili, sull’efficientamento dei processi produttivi e degli edifici, ma chiedono anche alla Regione regole chiare e semplici, una pianificazione urbanistica non asfissiante, supporto e sostegno a livello finanziario. Strategica sarà anche la spinta regionale alla diversificazione dell’approvvigionamento energetico, puntando su tutte le forme di energia rinnovabile - dal fotovoltaico, all’eolico, all’idroelettrico - e implementando il ricorso alla risorsa geotermica, che già oggi copre un terzo del fabbisogno energetico toscano.


“Ad unire le nostre associazioni di categoria sono il senso di responsabilità e l’impegno comune a sostegno delle imprese, dei lavoratori e del territorio - scrivono nella nota congiunta CNA Toscana, Confartigianato Imprese Toscana, Confcommercio Toscana e Confesercenti Toscana - quello stesso senso di responsabilità e impegno che chiediamo alla politica, consapevoli del ruolo e dell’importanza dei corpi intermedi come i nostri. Siamo veri presidi di democrazia perché facciamo arrivare all’opinione pubblica, alle istituzioni e in tutti i luoghi decisionali le istanze della nostra base associativa, di quelle migliaia di piccole imprese che altrimenti non avrebbero voce, pur avendo grande peso nella costruzione del benessere sociale ed economico del nostro Paese”.

Banner grande colonna destra interna

Aggregatore Risorse

ScriptAnalytics

Cerca