Pubblici esercizi: un contratto "moderno" per rilanciare il settore

Pubblici esercizi: un contratto "moderno" per rilanciare il settore

A Roma convegno Fipe "La nuova identità del lavoro nel nuovo Ccnl pubblici esercizi, ristorazione e turismo". Presentato il nuovo contratto firmato a febbraio tra Fipe, Angem e Legacoop Produzione e Servizi e Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Ui. Sangalli: "un contratto forte". Stoppani: "i sindacati hanno capito la particolarità del settore".

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11 aprile 2018

A Roma, presso la sede di Confcommercio, si è tenuto il convegno Fipe su 'La nuova identità del lavoro nel nuovo Ccnl pubblici esercizi, ristorazione e turismo" in cui è stato presentato il nuovo contratto dei pubblici esercizi firmato a febbraio tra Fipe, Angem e Legacoop Produzione e Servizi e Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil che riguarda un milione di adetti circa. A fare gli onori di casa il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli che ha sottolineato l'importanza di un contratto simile "in un clima di grande incertezza politica ed economica". "Un contratto forte - ha aggiunto Sangalli - che tiene insieme associazione imprenditoriali e sindacati. Un contratto che si distingue differenziando e rafforzando l'identità del settore".  Secondo il presidente Fipe, Lino Stoppani, "bisognava rispondere alle esigenze di competitività delle imprese e al benessere dei lavoratori". "I sindacati - ha aggiunto Stoppani - hanno capito la particolarità del settore pur difendendo legittimamente l'interesse dei lavoratori e le imprese da parte loro hanno compreso l'importanza del contratto di lavoro". "Siamo certi - ha osservato Stoppani - che le importanti innovazioni previste dal contratto, che garantiranno una maggiore flessibilità operativa, saranno la leva per favorire quel recupero di produttività necessario per sostenere gli investimenti migliorativi e lo sviluppo di un settore chiave dell'economia italiana". Il nuovo contratto, indipendente e svincolato rispetto ai contratti precedenti, ha un campo di applicazione che interessa oltre un milione di addetti di un settore dove operano più di 300 mila imprese, con un fatturato di oltre 80 miliardi di euro. Previsto un aumento in busta paga di 100 euro a regime, rafforzamento dell'assistenza sanitaria integrativa, durata quadriennale e innovazioni mirate al recupero della produttività. L'importanza del nuovo documento è stata ribadita più volte nel corso del convegno anche sottolineando alcuni importanti dati relativi al settore. La ristorazione è la principale componente della filiera agroalimentare, rappresentando il 41% del valore aggiunto e il 47% dell'occupazione, cresciuta nel corso degli anni della crisi in controtendenza rispetto agli altri settori dell'economia. Inoltre il comparto è una delle principali porte d'ingresso dei giovani nel mondo del lavoro: i lavoratori under 30 anni rappresentano la metà dei dipendenti, le donne sono invece la maggioranza (53,33%), mentre la multiculturalità del settore è testimoniata dall'alto tasso di stranieri impiegati nelle imprese (25%).  Nel corso del convegno è stato fatto poi il punto anche sulle criticità del settore che il nuovo contratto sarà chiamato a regolamentare, come la bassa produttività del lavoro (in diminuzione in media del 6% rispetto al 2009), l'abbassamento dei livelli qualitativi dell'offerta (molte aperture di basso profilo, con conseguente perdita di identità dei centri storici), i tassi di mortalità elevati (il 70% delle imprese cessa dopo 5 anni), l'abusivismo dilagante a causa dell'assenza di regole certe, i livelli di marginalità bassi non sufficienti a impostare piani di investimento. Date queste criticità, la centralità del CCNL sta nella necessità di prevedere condizioni economiche e normative in grado di garantire la sopravvivenza delle imprese, condizione indispensabile per l'occupazione e il benessere dei lavoratori.   

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