Centri commerciali naturali, la via italiana fa scuola

Centri commerciali naturali, la via italiana fa scuola

Da linkiesta.it: Confcommercio Pordenone guida una nuova lobby a Bruxelles. Obiettivo: rilanciare il commercio nei centri città.

DateFormat

5 dicembre 2013

Tratto da www.linkiesta.it

 

Mentre il manicheismo di superficie contagia sempre più sia gli elettori-cittadini sia un'ampia fascia di politici, a finire quotidianamente nel tritacarne dell'auto-assolvimento c'è l'Europa. Il mastodonte non fa nulla per difendersi e spesso fornisce argomenti già cucinati a uso e consumo dei populisti del continente. Non spetta a noi difendere la Ue. Siamo convinti che il crescente manicheismo si batta con i dettagli. Con i numeri. Raccontando, quando ci sono, le strade proficue che portano innovazione e fette di Pil. Il commercio e gli accordi relativi nell'ambito Ue ne sono un esempio. All'interno esistono pure progetti con i quali l'Italia esporta idee e fa proselitismo. In Francia, Belgio, Austria e altre nazioni.

L'idea del centro commerciale naturale non è certo nuova, ma rinasce a Pordenone. Un concetto semplice quanto poco perseguito attraverso il quale si mette in rete tutto il sistema commerciale e merceologico di un centro storico. Attraverso una newco, nella piccola città friulana, attori istituzionali e associazioni hanno avviato un veicolo in grado di gestire e miscelare l'evoluzione dell'offerta merceologica. Tramite un fondo di compensazione, si fornisce sostegno agli esercizi commerciali in difficoltà, ma strategici per l'offerta. Si coordinano gli investimenti in marketing o in infrastrutture. E si formano figure professionali nuove. Si crea, insomma, una sorta di "mall" a cielo aperto. Il tutto finanziato al 77% dall'Unione Europea.

 

Lo scorso anno i progetti sono stati ampliati e poi potenziati attraverso il bando europeo sullo sviluppo urbano sostenibile ("Pisus"). I Comuni di Tarvisio, Trieste, Pordenone e Gorizia si sono aggiudicati i primi posti e si divideranno 19 milioni di euro di finanziamento. In sostanza, il progetto vuole invertire il trend che negli ultimi due decenni ha spostato il commercio all'esterno della città. Le statistiche presentate da Confcommercio Pordenone il 20 novembre scorso dicono che le modalità (non solo gli importi) di consumo degli italiani sono cambiate. Per via della crisi si riduce notevolmente il percorso dall'abitazione all'esercizio commerciale. Si prosegue a cercare l'offerta vantaggiosa in termini economici, ma spesso subentra la scelta di fiducia. Adeguarsi alle nuove richieste/necessità significa assecondare la crescita di una parte di quelle circa 4 milioni di aziende con meno di 4 dipendenti e che fatturano oltre 700 miliardi di euro. «Motivi che ci spingono a scommettere ulteriormente sul ritorno dei centri commerciali naturali», spiega a Linkiesta Alberto Marchiori, presidente di Confcommercio Pordenone e della delegazione di Confcommercio a Bruxelles, «creando figure manageriali nuove in grado di gestire i rapporti con gli enti locali e con l'Europa».

In tutto ciò Bruxelles ha infatti un ruolo importante. E lo ha la delegazione di Confcommercio. Che con un'opera di lobbying si occupa di mantenere contatti costanti con le altre associazioni europee legate al settore. Di fare pressioni informative sugli uffici della Commissione europea, sui Commissari e sulle singole direzioni generali. Il commercio non è più la bottega di un tempo, si deve interessare anche di ambiente, trasporti, infrastrutture informatiche ed energia. Non può prescindere dal suggerire norme che prevengano più che risolvano i problemi. Facendo strategia dei consumi.

 

«Sono state spese molte risorse ed energie nel creare una forte collaborazione», aggiunge Marchiori, «tra gli enti locali e gli operatori economici, sociali e culturali presenti nel territorio: l'Europa premia questo. È stato fatto un percorso importante che darà buoni frutti in futuro, l'Unione europea guarda infatti con favore alle buone pratiche che vengono dalle varie regioni e città e le promuove». L'esperimento è stato così preso in considerazione anche al di fuori del Friuli Venezia Giulia, (Piacenza, Perugia, Parabiago) e dei confini italiani.

Tanto che lo scorso settembre a Roma è stato firmato un protocollo trasversale. Confcommercio ha organizzato un incontro con i cugini Ue; le organizzazioni nazionali del commercio di Austria (Wko – Camera economica federale austriaca), Belgio (Comeos – Confederazione belga del commercio e dei servizi), Francia (Fcd – Federazione francese delle imprese del commercio e della distribuzione), Grecia (Nchc - Confederazione nazionale del commercio ellenico) e Spagna (la Confederazione nazionale centrale Cec e la Ccc - Confederazione del commercio della Catalogna).

«La rivitalizzazione delle aree urbane non è solo funzionale alla crescita socio-economica, ma è strumento indispensabile per migliorare la qualità della vita, la sicurezza dei cittadini e la tutela dell'ambiente», ha commentato in quell'occasione Carlo Sangalli, numero uno dell'associazione. «In questo ambito le attività del commercio e dei servizi sono uno strumento indispensabile per conseguire questi obiettivi». Obiettivo del documento in dieci punti è la promozione di azioni di Partenariato Pubblico-Privato, l'attivazione di lobby trasversali per sensibilizzare membri del Parlamento nazionale e del Parlamento europeo dei rispettivi Paesi affinché il nuovo periodo di programmazione dei fondi strutturali 2014-2020 metta a disposizione risorse finanziarie significative per la riqualificazione urbana ed economica delle città. I punti 7,8 e 9 puntare a promuovere lo scambio di best practices sulle iniziative volte allo sviluppo delle città, azioni a livello accademico per la creazione di un dottorato in materia di Urbanistica commerciale e per la creazione di un Master in Formazione di Town Management.

Tre idee nate a Pordenone e adesso adottate anche dalle altre nazioni sottoscrittrici. Il manifesto, concluso in quell'occasione, se dovesse allargarsi ad altri aderenti, rischia di rivoluzionare gli equilibri delle lobby di Bruxelles. Di essere un germe che va a scontrarsi con la venticinquennale filosofia di Eurocommerce. Invece di calare leggi dall'alto, si promuove un processo inverso. Dai casi concreti si sviluppa la teoria da applicare con elasticità a tutte le regioni europee.

 

 

Banner grande colonna destra interna

Aggregatore Risorse

ScriptAnalytics

Cerca