CFMT: “il manager investe in formazione e diventa 'abilitatore del cambiamento'”

CFMT: “il manager investe in formazione e diventa 'abilitatore del cambiamento'”

Centro di formazione dei manager del terziario, fondato da Confcommercio e Manageritalia. Obiettivi, attività, risultati e smart working

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9 giugno 2020

Abilitatori del cambiamento: questo il nuovo ruolo dei manager che in questo periodo guidano le aziende in Italia. CFMT, il Centro di formazione dei manager del terziario, fondato 25 anni fa da Confcommercio e Manageritalia che annovera tra i suoi associati circa 24mila manager di circa 9mila aziende del terziario italiano, ha accompagnato in questo periodo del tutto straordinario i suoi associati. Le attività formative, infatti, non si sono mai fermate, gli associati hanno investito il loro tempo nella formazione in digital learning: webinar, aule virtuali, podcast e video, nel primo quadrimestre del 2020 le attività in digital learning in modalità sincrona sono triplicate, con un incremento di partecipazioni sei volte maggiore rispetto allo stesso periodo dell'annoprecedente.

''I manager si sono trovati nell'occhio del ciclone - commenta il presidente, Pietro Luigi Giacomon - tra l'urgenza delle nuove regole da introdurre in azienda e la necessità di preservarne l'efficienza, senza mai cedere alla paura dei fallimenti e continuando a produrre idee per il futuro. Come CFMT abbiamo promosso un'indagine tra i nostri associati, in collaborazione con Manageritalia e condotta da Astraricerche su 1026 manager del terziario, i cui risultati hanno evidenziato innanzitutto una esaltante lucidità dei manager che sin dalla fase di lockdown ne ha guidato le scelte e le idee".

"Tutti - spiega - hanno mostrato profonda attenzione nella lettura del contesto e nella conseguente stesura di piani e soluzioni a breve e medio periodo. L'osservazione di ciò che accade è fondamentale per cogliere quei segnali, anche deboli, intorno a cui elaborare ipotesi e scenari. Ascolto, empatia e visione strategica queste le competenze  che i manager hanno allenato in questo periodo: i manager sono diventati abilitatori di cambiamento, si sono fatti promotori di un  cambiamento culturale e non solo di processo".

Cambia dunque il ruolo del manager con lo smart working, non solo business e nuovi modi di fare business, ridefinizione dei bilanci e nuove pianificazioni per gli investimenti futuri, ma un'attenzione sempre maggiore è stata posta sulla gestione dei collaboratori. Si ridisegnano i rapporti interpersonali mediati da uno schermo, si mettono in campo nuove competenze relazionali per sedare le paure e infondere. Si scoprono nuove competenze che devono essere allenate, competenze trasversali che supporteranno i dirigenti nelle sfide del prossimo futuro.

''L'interazione diretta - aggiunge il direttore di CFMT, Nicola Spagnuolo - che i manager hanno comunque mantenuto nel contatto one-to-one con i propri collaboratori nel 73% dei casi anche durante il periodo di lockdown, sebbene attraverso strumenti di comunicazione a distanza, rimane una necessità organizzativa imprescindibile.Tuttavia sarà necessario implementare capacità e competenze che individuino nuove modalità di interazione, creative e altrettanto efficaci, adottando modelli organizzativi coerenti con una nuova visione dei rapporti interni alle aziende".

"Il probabile incremento dello smart working - fa notare - porterà con sé sicuramente un nuovo approccio alla gestione del tempo nel rapporto tra vita privata e professionale, migliorandone l'equilibrio nel medio-lungo periodo, quando cioè sarà terminata la fase di utilizzo imposto del lavoro a distanza e quando questo si affermerà in modo stabile nella vita professionale di tutti noi e troverà una più netta e coerente definizione normativa e sindacale''.

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