Con una circolare dei Ministeri dell'Interno e della Salute sono state stabilite le nuove modalità di svolgimento dei test per accertare lo stato di alterazione psico-fisica dei conducenti.

Arrivano nuove linee guida per l'accertamento dello stato di alterazione al volante. Con una circolare (qui il pdf) inviata a prefetti e questori, i Ministeri dell'Interno e della Salute hanno fornito ulteriori chiarimenti in seguito all'entrata in vigore del nuovo Codice della strada che aveva introdotto una stretta in materia.

La nota chiarisce che, per configurare il reato di guida sotto l’effetto di sostanze stupefacenti, è necessario dimostrare che l’assunzione sia avvenuta in un momento vicino alla guida e che le sostanze siano ancora attive nell’organismo, influenzando negativamente la capacità di condurre un veicolo.

La presenza dei principi attivi delle sostanze stupefacenti deve essere determinata solo attraverso analisi di campioni ematici o di fluido del cavo orale del conducente, capaci di determinare il momento dell’assunzione. I test per le urine, al contrario, non sono utili a dimostrare l’intossicazione in atto, ma solo per valutare l’idoneità alla guida (artt. 128 e 119 C.d.S.).

Sebbene la normativa non introduca soglie minime di tolleranza, è sufficiente il rinvenimento di tracce di sostanze stupefacenti o psicotrope nei campioni biologici attraverso analisi di secondo livello per configurare la responsabilità penale.

Dal canto suo, il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (Mit) ha confermato l’attuazione dei test per accertare l’uso di droghe alla guida. Queste norme superano il concetto soggettivo di "stato di alterazione" e mirano a punire la guida dopo l’assunzione di stupefacenti. Il Mit distingue chiaramente l’uso di droghe dall’assunzione di farmaci, inclusi quelli cannabinoidi, per non penalizzare chi segue terapie mediche.