La Regione Toscana verso il nuovo codice del commercio

La Regione Toscana verso il nuovo codice del commercio

La Confcommercio regionale accoglie con favore la decisione della Regione di rimettere mano al testo approvato nel 2005: "da tempo chiedevamo non solo una revisione delle normative, ma anche un'integrazione rispetto a temi nuovi che mancavano del tutto".

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27 giugno 2016

Confcommercio accoglie con favore la decisione della Regione Toscana di rimettere mano al Codice del Commercio approvato nel 2005. "Da tempo chiedevamo non solo una revisione delle normative che regolano il commercio in Toscana, ma anche una integrazione rispetto a temi nuovi che mancavano del tutto di una disciplina, come gli home restaurant, i temporary store o i mercatini degli hobbisti", una disciplina sulle sagre. Adesso sottolinea il direttore di Confcommercio Toscana Franco Marinoni - la Regione ha l'opportunità di creare uno strumento legislativo idoneo a restituire equilibrio e certezza nel settore, salvaguardando le regole della concorrenza leale e la sorte della rete distributiva di vicinato, che è la spina dorsale dei nostri centri urbani". A stare particolarmente a cuore all'associazione di categoria è l'ipotesi, al vaglio della Regione, di contestualizzare il rilascio della concessione edilizia al rilascio di quella amministrativa, nel caso dell'apertura di medie e grandi superfici commerciali. "Ad oggi - spiega Marinoni - la programmazione commerciale  di fatto è demandata solo e soltanto alla parte urbanistica, con la legge 65/2014. In pratica, una volta autorizzata la costruzione di un nuovo edificio, l'approvazione della sua destinazione d'uso diventa quasi automatica, in barba a qualsiasi riflessione sull'opportunità o meno dell'arrivo di nuove strutture di vendita in una determinata area. Non si tratta di fare un passo indietro rispetto alla liberalizzazione, ma di pianificare in maniera più razionale lo sviluppo commerciale di un'area, che poi influisce anche su aspetti sociali e urbanistici più complessi. A rischio non ci sono soltanto le imprese già esistenti e i posti di lavoro che esprimono, ma anche il futuro di tante città. La desertificazione progressiva che sperimentano tanti centri storici, dopo la perdita dei negozi di vicinato, ne è la prova". Se oggi tutte le decisioni in materia di insediamenti commerciali sono dunque demandate ai Comuni in parte con l'introduzione delle conferenze di copianificazione urbanistica, se il nuovo orientamento dovesse essere approvato nel nuovo Codice del Commercio, la Regione potrebbe reinserire l'obbligatorietà della conferenza dei servizi e ritrovare così un ruolo da "supervisore" e garante dell'equilibrio del sistema distributivo. "La sua presenza sarebbe opportuna anche per motivi statistici, per conoscere tutte le eventuali nuove aperture approvate sul territorio regionale", aggiunge Marinoni, "e, soprattutto, nel caso di nuovi insediamenti di grandi strutture, garantirebbe la verifica sull'effettivo utilizzo da parte dei Comuni di almeno il 10% degli oneri di urbanizzazione per la rivitalizzazione del commercio di vicinato, i centri commerciali naturali, le aree mercatali e i centri storici, così come previsto dalla legge 65/2014". Tra i punti più attesi dalla Confcommercio, il Nuovo Codice del Commercio conterrà anche la disciplina delle sagre, che costringendo i Comuni a regolamenti più stringenti dovrebbe garantire maggiore omogeneità a livello regionale, e quella dei mercatini dei "non professionisti", dove vengono messi in vendita da privati opere dell'ingegno, oggetti vintage e simili. "Un fenomeno che sta esplodendo e che, se non normato, rischia di nascondere l'elusione delle disposizioni in materia di commercio su aree pubbliche", dice Marinoni. Bene anche, per la Confcommercio, l'introduzione di regole per fenomeni che si sono affacciati solo di recente sul panorama del commercio: "sarà finalmente disciplinata l'attività di home restaurant, che va riportata nell'alveo d i una ristorazione comunque controllata e sicura per i consumatori. Poi saranno disciplinati i temporary store, gli esercizi di vicinato dove un'impresa può fare vendite per un tempo limitato: nei centri storici sono sempre più frequenti e conciliano la disponibilità più alta di fondi commerciali sfitti con l'esigenza delle imprese di ottimizzare i costi, magari scegliendo location di grande affluenza solo per brevi periodi", precisa il direttore di Confcommercio Toscana.

 

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