La consueta revisione della Contabilità nazionale di settembre effettuata dall’Istat sulle stime degli ultimi anni, pur non modificando sostanzialmente il quadro d’insieme, evidenzia alcuni aspetti favorevoli e, al contempo, rende più evidenti alcune criticità. La disponibilità di maggiori informazioni ha portato ad una revisione del PIL per il 2023 di un certo rilievo: la crescita in termini reali fissata a +1% in luogo dello 0,7% indicato in precedenza. Ciò si traduce in un livello del PIL più elevato anche nel 2024 con impatti favorevoli anche nei termini degli odierni rapporti di finanza pubblica. Quindi, seppure la variazione del prodotto lordo allo 0,7% nello scorso anno sia una conferma delle precedenti stime, è comunque basata su un livello più elevato (+11 miliardi di euro correnti nel 2023 e +7,5 miliardi di euro circa nel 2024). Alla base di questo “miglioramento” originato nel 2023 ci sono principalmente gli investimenti e i consumi delle famiglie.

La dinamica più favorevole, sia pure di pochi decimali, della spesa delle famiglie ha comportato oltre a un’accentuazione dello spostamento della domanda verso i servizi anche una modesta attenuazione delle criticità di alcuni segmenti di consumo. Per l’alimentare e le bevande non alcoliche il 2024 è stato un anno di marginale crescita. In miglioramento, rispetto alle stime precedenti, anche i dati per i mobili, gli elettrodomestici e la manutenzione della casa.

Il quadro diffuso oggi segnala anche come le difficoltà dell’export, i cui volumi sono stati rivisti al ribasso, siano già presenti nel 2023, ben prima dei dazi. A livello settoriale si rileva come per l’industria manifatturiera il 2023 sia stato un anno parzialmente meno negativo con una variazione dell’attività rivista dal -1,2% al -0,5%.

Questo il commento dell’Ufficio Studi di Confcommercio ai dati Istat di oggi sui conti economici nazionali del 2024.