Misery Index Confcommercio: ad agosto numero disoccupati ai massimi degli ultimi 36 anni

Misery Index Confcommercio: ad agosto numero disoccupati ai massimi degli ultimi 36 anni

 

201/13
Roma, 1 ottobre 2013

 

 

 

E i giovani senza lavoro superano la quota del 40%

 

MISERY INDEX CONFCOMMERCIO:

AD AGOSTO NUMERO DISOCCUPATI AI MASSIMI DEGLI ULTIMI 36 ANNI

Nel mese di agosto 2013 il tasso di disoccupazione ufficiale è tornato ad aumentare riportandosi sui livelli di maggio (12,2%), con un incremento dello 0,1% (+42mila disoccupati) rispetto al mese precedente e dell'1,5% rispetto a dodici mesi fa. I disoccupati hanno superato i 3,1 milioni di unità, il livello più alto degli ultimi 36 anni (da quando esistono le serie storiche per questo dato). Il numero di occupati è rimasto pressoché invariato rispetto a luglio (mille lavoratori in meno).

I giovani (15-24 anni) in cerca di occupazione sono 667mila, mentre il tasso di disoccupazione giovanile è aumentato di altri 0,4 punti raggiungendo il 40,1%. Non si arresta, dunque, il trend crescente iniziato nel febbraio 2007 quando il tasso di disoccupazione giovanile registrava il minimo del 18,9%.

Nel mese di agosto sono state autorizzate 75,3 milioni di ore di CIG, in progressiva diminuzione rispetto ai 100 milioni di aprile e agli 80 milioni di luglio. Nel mese di giugno la percentuale di tiraggio, ovvero le ore effettivamente utilizzate, è cresciuta rispetto a maggio passando dal 50% al 58% per la CIG ordinaria e dal 50% al 55% per quella straordinaria e in deroga.

Le ore di CIG utilizzate – ricondotte poi a ULA – sono stimate in diminuzione il che porta ad una riduzione del numero di persone in CIG, passato dalle 271mila stimate per luglio alle 251mila previste per agosto.

Il numero di scoraggiati è stimato in aumento da 725mila persone di luglio a 785mila.

Aggiungendo ai disoccupati ufficiali la stima delle persone in CIG e degli scoraggiati otteniamo per agosto un tasso di disoccupazione esteso del 15,8%, in aumento di 0,3 punti rispetto a luglio (tabella 1).

L'inflazione dei beni e dei servizi ad alta frequenza di acquisto è diminuita dello 0,3% tornando ai livelli di giugno (1,7%). Dopo un lungo periodo durato otto mesi (settembre 2012-maggio 2013) durante i quali si sono registrati costanti ribassi si assiste ora ad una fase di incertezza con un andamento altalenante dell'incremento dei prezzi dovuto alle componenti volatili dell'inflazione (alimentari freschi e carburanti).

Dato il maggior peso attribuito alla disoccupazione, l'incremento di 0,3 punti rilevato da questa componente più che compensa la diminuzione di pari ammontare dell'inflazione dei beni e servizi ad alta frequenza d'acquisto, sicché il MIC di agosto cresce di 0,1 punti attestandosi ad un valore stimato di 21,2.

La figura 1 mostra l'andamento del MIC scomposto nei contributi dati dalle due componenti (in rosso l'inflazione dei beni e servizi ad alta frequenza d'acquisto ed in blu la disoccupazione estesa), mentre l'ingrandimento riporta l'andamento complessivo del disagio sociale negli ultimi otto mesi. Nel medio periodo il MIC è passato dagli 11 punti di inizio 2007 ad oltre 21 del 2013 – con un picco di quasi 22 punti nel settembre 2012 – disegnando un percorso di rapida crescita del disagio sociale, che nel corso del 2013 si sta riaggravando. 

 

Nota tecnica sul calcolo del Misery Index Confcommercio (MIC)

Il Misery Index (MI) tradizionale è dato dalla semplice somma di tasso di disoccupazione e tasso d'inflazione. I pesi assegnati ai due "mali" sono dunque identici e pari a 1.

Il Misery Index Confcommercio (MIC) è calcolato in modo da leggere con maggiore precisione la dinamica del disagio sociale, misurato in una metrica macroeconomica. Le due componenti del MIC sono il tasso di disoccupazione esteso, definito più sotto, e la variazione dei prezzi dei beni e dei servizi acquistati in alta frequenza (fonte ISTAT): le dinamiche di prezzo di questo paniere dovrebbero influenzare in modo più diretto la percezione dell'inflazione da parte delle famiglie, correlandosi direttamente con le preoccupazioni (disagio) in merito al proprio potere d'acquisto.

Si assegnano pesi diversi alle due componenti, disoccupazione ed inflazione, rispettivamente 1,2647 e 0,7353. Ciò sulla base degli studi scientifici internazionali che, utilizzando dati Eurobarometro sul benessere dei cittadini europei (si veda Di Tella, MacCulloch ed Oswald, 2001), hanno dimostrato come il costo della disoccupazione in termini di soddisfazione di vita sia molto superiore a quello dell'inflazione.

D'altra parte, tutte le recenti ricerche sociali evidenziano come prima preoccupazione dei cittadini sia la questione del lavoro, e quindi la paura della disoccupazione. Il Misery Index tradizionale, che assegna pesi uguali ai due mali, tende, dunque, a sottostimare i costi economici, psicologici e sociali - diretti ed indiretti - della disoccupazione. La quantificazione dei due pesi adottata nel MIC si basa sulla regressione 1 della Tabella 2 contenuta in Becchetti, Castriota e Giuntella (2010), in cui si stima che, per lasciare indifferente un cittadino medio europeo, l'aumento di un punto di disoccupazione deve essere compensato da una diminuzione di 1,72 punti di inflazione. Di conseguenza, i pesi della disoccupazione e dell'inflazione valgono, rispettivamente, (1,72/2,72)x2=1,2647 e (1/2,72)x2=0,7353. I pesi sono moltiplicati per due in modo da lasciare la loro somma uguale a due per consentire una lettura non ambigua dei risultati (anche nel calcolo del Misery Index tradizionale la somma dei pesi è pari a due).

Il tasso di disoccupazione esteso è il termine in parentesi quadra a destra nella seguente formula:

MIC=0,7353 × (infl. AF) + 1,2647 × [(disocc.+FL pot.+ CIG)/(occ.+disocc.+FL pot.) × 100]

Al numeratore del tasso di disoccupazione esteso compaiono sia le forze di lavoro potenziali, come definite più sotto, sia i cassaintegrati equivalenti a zero ore. Questo concetto si esemplifica facilmente: se le ore di cassa integrazione sono otto in un giorno, quattro per una persona e quattro per un'altra persona, i cassaintegrati equivalenti sono pari a uno dal momento che un dipendente a tempo pieno lavora otto ore. Le forze di lavoro potenziali correggono opportunamente anche il denominatore, estendendo il concetto tradizionale di forze di lavoro a coloro che hanno svolto l'ultima azione di ricerca da due a tre mesi fa e che, quindi, sono più facilmente assimilabili ai disoccupati che agli inattivi; i cassaintegrati equivalenti, invece, non compaiono al denominatore perché già conteggiati (nella rilevazione dell'ISTAT figurano tra gli occupati).

Di seguito la descrizione delle singole variabili e le fonti:

-       Tasso di inflazione dei prodotti ad alta frequenza d'acquisto: dati mensili di fonte ISTAT, variazione tendenziale;

-       Tasso di disoccupazione, occupati e disoccupati: dati mensili destagionalizzati di fonte ISTAT;

-       Ore CIG: dati mensili INPS sulle ore di CIG effettivamente utilizzate (tiraggio, confronti omogenei); tale stima costituisce un'approssimazione dal momento che le comunicazioni delle aziende all'INPS non sono sempre contestuali al periodo di fruizione del sussidio da parte del lavoratore;

-       CIG: numero di CIG-teste, calcolate dividendo le Ore CIG totali per 2000 ore annue (166,6 al mese);

-       Forze di lavoro potenziali: sottoinsieme delle persone che (1) si dichiarano in cerca di lavoro, (2) sono disponibili a lavorare nelle prossime due settimane e (3) anche se non lo hanno fatto nelle ultime quattro settimane, affermano di aver compiuto una o più azioni di ricerca da 2 a 3 mesi prima dell'intervista. I dati sulle forze lavoro potenziali, forniti dall'ISTAT su base trimestrale, sono stati mensilizzati.

Per il presente numero

-       I dati sulle ore di CIG effettivamente utilizzate negli ultimi due mesi sono stimati moltiplicando le ore di CIG autorizzate per il coefficiente di tiraggio dell'ultimo mese disponibile (giugno 2013);

-       I dati sulle forze di lavoro potenziali per gli ultimi due mesi del 2013 sono stimati applicando ai dati trimestrali un modello autoregressivo alle differenze prime che tenga conto delle ciclicità stagionali; la previsione è stata poi opportunamente mensilizzata.

Riferimenti

1.             Becchetti L., Castriota S., Giuntella O. (2010), "The Effects of Age and Job Protection on the Welfare Costs of Inflation and Unemployment", European Journal of Political Economy, Vol. 26, pp. 137-146.

2.             Di Tella R., MacCulloch R., Oswald A. (2001), "Preferences over Inflation and Unemployment: Evidence from Surveys of Happiness", American Economic Review, Vol. 91, pp. 335-341.

 

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