Indicatore consumi Confcommercio: a dicembre si arresta il crollo

Indicatore consumi Confcommercio: a dicembre si arresta il crollo

L'Indicatore dei Consumi Confcommercio (ICC 2-2014) registra, a dicembre, una diminuzione dell'1,3% in termini tendenziali ed un aumento dello 0,1% rispetto ad novembre (tabb. 2 e 3), mentre la media mobile a tre mesi, corretta dai fattori stagionali, segnala un moderato miglioramento (fig. 2). Questa tendenza va, però, letta alla luce del sensibile ridimensionamento in atto da anni sul versante della domanda delle famiglie. Infatti, rispetto all'ultimo trimestre del 2007, l'indicatore registra un calo superiore all'11% e, allo stato attuale, non si intravede la possibilità di un recupero di rilievo, data l'assenza di politiche, soprattutto sul versante fiscale, idonee ad agevolare e sostenere il ciclo economico. In ogni caso, le evidenze del trimestre ottobre-dicembre 2013 testimoniano il termine del crollo dei consumi.

Le difficoltà del nostro sistema di instradarsi su una vera ripresa si leggono nel sentiment delle famiglie ed imprese. A gennaio il clima di fiducia delle famiglie ha mostrato un modesto recupero, proseguendo lungo un percorso di stop and go del clima, sintomo delle incertezze sul futuro che condizionano i comportamenti delle famiglie. Nello stesso mese è proseguito il lento miglioramento della fiducia delle imprese, al cui interno si registra però un peggioramento delle aziende che operano nel manifatturiero.

L'attenuarsi della fiducia delle imprese manifatturiere si è realizzata, stando alle stime di Confindustria, in presenza di un ulteriore incremento dei livelli produttivi e di ordini ancora positivi. Le favorevoli dinamiche registrate negli ultimi mesi sono state guidate, in buona parte, dalla necessità di ricostituire i magazzini, componente che, in assenza di un significativo miglioramento della domanda per consumi, non è sufficiente a garantire nel tempo un deciso recupero della produzione.

I primi modesti segnali di uscita dalla fase recessiva non si sono ancora tradotti in effetti positivi sul versante dell'occupazione. I dati sul mercato del lavoro, pur mostrando dinamiche meno negative rispetto ai mesi precedenti, descrivono una situazione molto grave.

A dicembre, infatti, il numero di occupati è sceso di 25mila unità. Nello stesso mese i disoccupati, che superano ormai stabilmente i 3 milioni, sono diminuiti di 32mila unità, con una contenuta riduzione del tasso di disoccupazione dal 12,8% di novembre al 12,7%. Anche il tasso di disoccupazione giovanile ha mostrato una modesta riduzione dal 41,7% al 41,6%.

Nella media del 2013 la forza lavoro occupata è diminuita di 464mila unità, le persone in cerca di occupazione sono aumentate di 387mila unità ed il tasso di disoccupazione è salito al 12,2%.

Le ridotte possibilità che queste tendenze si invertano significativamente nei prossimi mesi sono confermate dai dati relativi alla CIG.

Il numero complessivo di ore autorizzate di Cig segnala, a dicembre 2013, una diminuzione in termini tendenziali (-0,7%), derivante dalla minore richiesta di ore per l'ordinaria e quella in deroga ed un aumento del 18,8% per la straordinaria. Nel complesso del 2013 le ore richieste (oltre 1 miliardo) hanno mostrato una modesta riduzione (-1,4%), andamento derivante esclusivamente dalla componente in deroga a cui si è contrapposto un sensibile aumento delle ore autorizzate di Cig straordinaria.

La dinamica tendenziale dell'ICC di dicembre (Tab. 2) riflette una diminuzione dell'1,0% della domanda relativa ai servizi e dell'1,4% della spesa per i beni. Nel complesso del 2013 la domanda per i servizi è diminuita del 2,4% e quella per i beni del 3,3%.

A dicembre 2013, variazioni positive, rispetto all'analogo mese dello scorso anno, si rilevano solo per la spesa reale in beni e servizi per le comunicazioni (+4,1%) ed in beni e servizi per la mobilità (+1,3%). Per quest'ultimo capitolo si tratta del primo dato positivo da settembre del 2011. Nel complesso dal 2010 al 2013 questo aggregato di spesa segnala un calo superiore al 22% dei volumi acquistati dalle famiglie. Relativamente alle altre macro-funzioni di consumo le riduzioni più significative si sono registrate per l'abbigliamento e le calzature (-3,0%), gli alberghi, pasti e consumazioni fuori casa (-2,9).

LE DINAMICHE CONGIUNTURALI

I dati destagionalizzati mostrano a dicembre un aumento dello 0,1% (tab. 3). In termini di media mobile a tre mesi, l'indicatore migliora moderatamente. Questo dato va valutato con estrema cautela. Alla fine del terzo trimestre si era arrivati ad un punto molto basso della domanda per consumi. Non è ancora chiaro se, con la fine del 2013, si sia giunti alla tanto attesa svolta sul versante della domanda delle famiglie, o si tratti, come già avvenuto in passato, di un momentaneo tentativo di recupero dei livelli di consumo che non riesce a tradursi in ripresa data l'assenza di miglioramenti sul versante del reddito disponibile. 

Il dato di dicembre riflette una stabilità della domanda per la componente relativa ai servizi ed un modesto aumento per i beni (+0,1%).

Relativamente alle singole macro-funzioni di spesa, in un contesto di generalizzata stabilità delle quantità acquistate, si rileva l'aumento relativo ai beni e servizi per la mobilità (+1,6%) e per i beni e servizi ricreativi (+0,7%). Andamenti negativi si rilevano per l'abbigliamento e le calzature (-0,6%) e gli alimentari, bevande e tabacchi (-0,5%). In particolare per gli alimentari e le bevande si tratta del secondo mese consecutivo di ridimensionamento dopo quattro variazioni positive. 

LE TENDENZE A BREVE TERMINE DEI PREZZI AL CONSUMO

Sulla base delle dinamiche registrate dalle diverse variabili che concorrono alla formazione dei prezzi al consumo, per il mese di febbraio 2014 si stima una variazione congiunturale dello 0,1%%, con un tasso di crescita tendenziale dell'inflazione pari allo 0,7%%, stabile rispetto ai dati registrati negli ultimi tre mesi. 

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