MIC - Misery Index Confcommercio: una valutazione macroeconomica

MIC - Misery Index Confcommercio: una valutazione macroeconomica

• A marzo l'indice di disagio sociale sale a 17,6 (+0,4 su febbraio)• La disoccupazione estesa rimane stabile al 13,4% • I prezzi dei beni e servizi ad alta frequenza d'acquisto aumentano dello 0,8% (0,3% a febbraio)

 

50/2018
Roma, 8 maggio 2018

 

Il MIC[1] di marzo si è attestato su un valore stimato di 17,6 punti, in crescita di quattro decimi di punto rispetto a febbraio. L'andamento del MIC dell'ultimo mese è sintesi di una dinamica più sostenuta dei prezzi dei beni e servizi ad alta frequenza d'acquisto e di una stabilità della disoccupazione estesa.

Il dato di marzo, che pur segnalando un peggioramento ha mantenuto l'area del disagio sociale ad uno dei livelli più bassi degli ultimi anni, si inserisce in un contesto nel quale la ripresa sembra aver perso slancio ed i principali indicatori congiunturali evidenziano segnali tra loro contrastanti. In questa situazione è difficile ipotizzare, nel breve periodo, una dinamica occupazionale atta a favorire una riduzione significativa della disoccupazione, confermando le difficoltà già emerse negli ultimi mesi in cui sono state le variazioni rilevate sul versante dei prezzi dei beni e dei servizi ad alta frequenza d'acquisto a condizionare l'andamento del MIC.

A marzo il tasso di disoccupazione ufficiale si è attestato all'11%, stabile rispetto a quanto rilevato il mese precedente. Il dato ha riflesso un miglioramento sul versante degli occupati, +62mila unità rispetto a febbraio, e un peggioramento dal lato delle persone in cerca d'occupazione, +19mila unità rispetto al mese precedente. Più favorevole risulta il confronto su base annua, con una riduzione di mezzo punto percentuale del tasso di disoccupazione, in considerazione di un aumento degli occupati di 190mila unità e di una diminuzione dei disoccupati pari a 118mila unità.

A completare il quadro si sottolinea come la CIG continui a mostrare un andamento favorevole: a marzo le ore autorizzate si sono ridotte del 40,9% su base annua. Questa dinamica ha continuato a determinare una riduzione in termini tendenziali delle ore di CIG effettivamente utilizzate destagionalizzate e ricondotte a ULA. Anche sul fronte degli scoraggiati[2] si stima il permanere di una tendenza alla riduzione sia nei confronti di febbraio, che dello stesso mese del 2017. Il combinarsi di queste dinamiche ha portato ad una stabilità, in termini congiunturali, del tasso di disoccupazione esteso e ad una riduzione di otto decimi nel confronto annuo (tab. 1).

Nello stesso mese i prezzi dei beni e dei servizi ad alta frequenza d'acquisto sono aumentati dello 0,8% su base annua, in aumento di mezzo punto percentuale rispetto a quanto rilevato a febbraio.

La figura 1 mostra le due componenti del MIC (in rosso l'inflazione dei beni e servizi ad alta frequenza d'acquisto ed in blu la disoccupazione estesa), mentre l'ingrandimento riporta l'andamento complessivo del disagio sociale negli ultimi dieci mesi.

Nota tecnica sul calcolo del Misery Index Confcommercio (MIC)

Il Misery Index (MI) tradizionale è dato dalla semplice somma di tasso di disoccupazione e tasso d'inflazione. I pesi assegnati ai due "mali" sono dunque identici e pari a 1.

Il Misery Index Confcommercio (MIC) è calcolato in modo da leggere con maggiore precisione la dinamica del disagio sociale, misurato in una metrica macroeconomica. Le due componenti del MIC sono il tasso di disoccupazione esteso, definito più sotto, e la variazione dei prezzi dei beni e dei servizi acquistati in alta frequenza (fonte ISTAT): le dinamiche di prezzo di questo paniere dovrebbero influenzare in modo più diretto la percezione dell'inflazione da parte delle famiglie, correlandosi direttamente con le preoccupazioni (disagio) in merito al proprio potere d'acquisto.

Si assegnano pesi diversi alle due componenti, disoccupazione ed inflazione, rispettivamente 1,2647 e 0,7353. Ciò sulla base degli studi scientifici internazionali che, utilizzando dati Eurobarometro sul benessere dei cittadini europei (si veda Di Tella, MacCulloch ed Oswald, 2001), hanno dimostrato come il costo della disoccupazione in termini di soddisfazione di vita sia molto superiore a quello dell'inflazione.

D'altra parte, tutte le recenti ricerche sociali evidenziano come prima preoccupazione dei cittadini sia la questione del lavoro, e quindi la paura della disoccupazione. Il Misery Index tradizionale, che assegna pesi uguali ai due mali, tende, dunque, a sottostimare i costi economici, psicologici e sociali - diretti ed indiretti - della disoccupazione. La quantificazione dei due pesi adottata nel MIC si basa sulla regressione 1 della Tabella 2 contenuta in Becchetti, Castriota e Giuntella (2010), in cui si stima che, per lasciare indifferente un cittadino medio europeo, l'aumento di un punto di disoccupazione deve essere compensato da una diminuzione di 1,72 punti di inflazione. Di conseguenza, i pesi della disoccupazione e dell'inflazione valgono, rispettivamente, (1,72/2,72)x2=1,2647 e (1/2,72)x2=0,7353. I pesi sono moltiplicati per due in modo da lasciare la loro somma uguale a due per consentire una lettura non ambigua dei risultati (anche nel calcolo del Misery Index tradizionale la somma dei pesi è pari a due).

Il tasso di disoccupazione esteso è il termine in parentesi quadra a destra nella seguente formula:

MIC=0,7353 × (infl. AF) + 1,2647 × [(disocc.+FL pot.+ CIG)/(occ.+disocc.+FL pot.) × 100]

Al numeratore del tasso di disoccupazione esteso compaiono sia le forze di lavoro potenziali, come definite più sotto, sia i cassaintegrati equivalenti a zero ore. Questo concetto si esemplifica facilmente: se le ore di cassa integrazione sono otto in un giorno, quattro per una persona e quattro per un'altra persona, i cassaintegrati equivalenti sono pari a uno dal momento che un dipendente a tempo pieno lavora otto ore. Le forze di lavoro potenziali correggono opportunamente anche il denominatore, estendendo il concetto tradizionale di forze di lavoro a coloro che hanno svolto l'ultima azione di ricerca da due a tre mesi fa e che, quindi, sono più facilmente assimilabili ai disoccupati che agli inattivi; i cassaintegrati equivalenti, invece, non compaiono al denominatore perché già conteggiati (nella rilevazione dell'ISTAT figurano tra gli occupati).

Di seguito la descrizione delle singole variabili e le fonti:

  • Tasso di inflazione dei prodotti ad alta frequenza d'acquisto: dati mensili di fonte ISTAT, variazione tendenziale;
  • Tasso di disoccupazione, occupati e disoccupati: dati mensili destagionalizzati di fonte ISTAT;
  • Ore CIG: dati mensili INPS sulle ore di CIG effettivamente utilizzate (tiraggio, confronti omogenei); tale stima costituisce un'approssimazione dal momento che le comunicazioni delle aziende all'INPS non sono sempre contestuali al periodo di fruizione del sussidio da parte del lavoratore. I dati sono stati destagionalizzati con TRAMO-SEATS;
  • CIG: numero di CIG-teste, calcolate dividendo le Ore CIG totali per 2000 ore annue (166,6 al mese);
  • Forze di lavoro potenziali: sottoinsieme delle persone che (1) si dichiarano in cerca di lavoro, (2) sono disponibili a lavorare nelle prossime due settimane e (3) anche se non lo hanno fatto nelle ultime quattro settimane, affermano di aver compiuto una o più azioni di ricerca da 2 a 3 mesi prima dell'intervista. I dati sulle forze lavoro potenziali, forniti dall'ISTAT su base trimestrale, sono stati destagionalizzati con TRAMO-SEATS e mensilizzati.

 

Per il presente numero

  • I dati sulle ore di CIG effettivamente utilizzate sono stati destagionalizzati e, per gli ultimi tre mesi, stimati con TRAMO-SEATS;
  • I dati sulle forze di lavoro potenziali per gli ultimi tre mesi sono stimati applicando ai dati trimestrali un modello di previsione che tenga conto delle ciclicità stagionali (le elaborazioni sono state effettuate con TRAMO-SEATS). La previsione è stata poi opportunamente mensilizzata.

 

Riferimenti

  1. Becchetti L., Castriota S., Giuntella O. (2010), "The Effects of Age and Job Protection on the Welfare Costs of Inflation and Unemployment", European Journal of Political Economy, Vol. 26, pp. 137-146.
  1. Di Tella R., MacCulloch R., Oswald A. (2001), "Preferences over Inflation and Unemployment: Evidence from Surveys of Happiness", American Economic Review, Vol. 91, pp. 335-341.

 


[1] Il Misery Index Confcommercio (MIC) misura mensilmente il disagio sociale causato dalla disoccupazione estesa (disoccupati, cassaintegrati e scoraggiati) e dalla variazione percentuale dei prezzi dei beni e servizi ad alta frequenza d'acquisto.

[2] Gli scoraggiati inclusi nel calcolo della disoccupazione estesa utilizzata per la stima del MIC sono definiti come coloro che: (1) si dichiarano in cerca di lavoro, (2) sono disponibili a lavorare nelle due settimane successive a quelle dell'intervista, (3) anche se non lo hanno fatto nelle ultime quattro settimane, affermano di aver compiuto una o più azioni di ricerca da 2 a 3 mesi prima dell'intervista.

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