Indicatore Consumi Confcommercio: ripresa a fasi alterne

Indicatore Consumi Confcommercio: ripresa a fasi alterne

Non preoccupa la deflazione

L'Indicatore dei Consumi Confcommercio (ICC 5-2016) registra, a marzo 2016, un calo dello 0,4% rispetto a febbraio e un incremento dell'1,5% tendenziale (tab. 1 e 2). La variazione di febbraio rispetto a gennaio è stata rivista da +0,3% a +0,7%.

Il dato dell'ultimo mese conferma, in termini di media mobile a tre mesi, il permanere di una moderata tendenza al recupero dei livelli di consumo da parte delle famiglie (fig. 2). Allo stesso tempo evidenzia le difficoltà della domanda ad instradarsi su un sentiero di sicura crescita.

Tale dinamica si inserisce in un contesto in cui i principali indicatori congiunturali stentano a mostrare andamenti univoci, situazione che pur comportando un progressivo miglioramento del quadro macroeconomico conferma l'assenza di slancio della ripresa.

Il sentiment dei consumatori ha evidenziato, ad aprile, un moderato peggioramento rispetto al mese precedente, con un deterioramento delle valutazioni sia sulle aspettative economiche del Paese, sia sulla situazione familiare.

Maggiore ottimismo è, invece, emerso sul versante dalle imprese, il cui indice di fiducia ha registrato, nello stesso mese, un rialzo, anche se le valutazioni tra gli operatori dei principali settori di attività economica non sono uniformi. Gli imprenditori della manifattura, delle costruzioni e dei servizi di mercato segnalano un miglioramento del clima di fiducia, mentre tra gli operatori del commercio al dettaglio prevale un giudizio negativo.

Il contenuto miglioramento del manifatturiero appare in linea con il moderato progresso rilevato dalla produzione industriale; stando alle stime di Confindustria, nei mesi di marzo e aprile, dopo il calo di febbraio, la produzione sarebbe cresciuta rispettivamente dello 0,3% e dello 0,1% su base mensile. Stando a quanto rilevato per gli ordinativi (+0,4% congiunturale in entrambi i mesi) questa tendenza al moderato recupero dovrebbe proseguire almeno fino all'inizio dell'estate.

Segnali positivi sono emersi, nel mese di marzo, sul versante del mercato del lavoro. Il numero di occupati è cresciuto tanto su base mensile (+90mila unità rispetto a febbraio), quanto su base annua (+263mila unità). A questo andamento si è associata una riduzione del numero di persone in cerca d'occupazione (-63mila in termini congiunturali, -274mila rispetto a marzo del 2015). Queste dinamiche hanno determinato un miglioramento del tasso di disoccupazione sceso all'11,4%, valore che non si registrava dalla fine del 2012. Anche in questo caso le dinamiche attuali, caratterizzate da andamenti discontinui nel tempo, appaiono ancora insufficienti a garantire, in tempi rapidi, un recupero significativo dei livelli occupazionali e reddituali delle famiglie. A sottolineare, comunque, la presenza di un quadro lievemente più positivo all'interno del mercato del lavoro, a marzo le ore di CIG richieste sono tornate a diminuire (-15,3% su base annua), dopo un bimestre in cui si era rilevato un aumento. Quest'evoluzione è stata determinata sia dalla CIG ordinaria, sia da quella straordinaria (rispettivamente -22,8% e -16,5%), mentre la componente in deroga continua a mostrare un incremento.

LE DINAMICHE CONGIUNTURALI

La diminuzione registrata dall'ICC a marzo (-0,4%, tab. 1) deriva da una flessione dello 0,5% della domanda per la componente relativa ai beni e da un modesto calo (-0,1%) della componente relativa ai servizi. L'andamento negativo di marzo segue il buon risultato registrato a febbraio il cui valore (+0,7%), alla luce di una revisione dei dati, risulta più alto di quanto indicato in precedenza.

Relativamente alle singole macro-funzioni di spesa, si registra un aumento di modesta entità (+0,1%) solo per i beni e i servizi ricreativi, i beni e i servizi per le comunicazioni, i beni e i servizi per la cura della persona. Una variazione pari a zero si è riscontrata per la spesa per l'abbigliamento e le calzature, dopo la ripresa registrata nel mese precedente.

Una diminuzione di un certo rilievo ha interessato la spesa per i beni e servizi per la mobilità (-2,2%), dato che segue il recupero delle vendite di autovetture e moto a privati rilevato a febbraio. In lieve ridimensionamento è risultata la domanda per gli alberghi, i pasti e le consumazioni fuori casa (-0,3%) caratterizzata da dicembre da una tendenza alla stabilizzazione. In riduzione sono risultati anche i consumi di prodotti alimentari, le bevande e i tabacchi (-0,2%), e i consumi di beni e servizi per la casa (-0,1%).

LE DINAMICHE TENDENZIALI

La dinamica tendenziale dell'ICC a marzo registra una crescita dell'1,5%, in rallentamento rispetto a febbraio. Questo risultato sintetizza l'andamento positivo sia della domanda relativa ai beni (+1,5%), sia di quella per i servizi (+1,4%).

Nel confronto con il mese di marzo del 2015, l'aumento più significativo si è registrato per la spesa per i beni e servizi per la mobilità (+8,2%).

In moderato miglioramento è risultata anche la domanda per gli alberghi, i pasti e le consumazioni fuori casa (+1,4%), proseguendo la dinamica positiva dei mesi precedenti, mentre più contenuto è stato l'aumento della spesa per l'abbigliamento e le calzature (+1,1%) e della spesa per i beni e i servizi per la cura della persona (+0,9%).

Un incremento modesto ha interessato la domanda per i beni e i servizi ricreativi (+0,5%), per i beni e i servizi per le comunicazioni (+0,5) e per gli alimentari, le bevande e i tabacchi (+0,2%).

In riduzione è risultata, anche a marzo, la domanda relativa ai beni e ai servizi per la casa (-0,6% rispetto allo stesso mese del 2015), sui cui continua ad influire il calo dei consumi elettrici.

LE TENDENZE A BREVE TERMINE DEI PREZZI AL CONSUMO

Sulla base delle dinamiche registrate dalle diverse variabili che concorrono alla formazione dei prezzi al consumo, per il mese di maggio 2016 si stima, rispetto ad aprile, una variazione dello 0,2%, dato che riflette la tendenza al recupero dei prezzi degli energetici non regolamentati e dell'aumento dei prezzi dei tabacchi. Nel confronto con maggio del 2015 la variazione del NIC dovrebbe attestarsi al –0,3%.

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