Confcommercio in audizione su regolamento europeo in materia di imballaggi: in assenza di modifiche significative, rischio di ripercussioni pesantissime sul tessuto economico e produttivo del Paese

Confcommercio in audizione su regolamento europeo in materia di imballaggi: in assenza di modifiche significative, rischio di ripercussioni pesantissime sul tessuto economico e produttivo del Paese

“La proposta di revisione del quadro normativo europeo in materia di imballaggi contiene norme profondamente inadeguate rispetto al contesto economico e sociale del nostro Paese che rischiano, in assenza di modifiche significative, di travolgere interi settori del made in Italy”. E’ questo, in sintesi, il giudizio espresso da Donatella Prampolini, Vice Presidente di Confcommercio – Imprese per l’Italia, in sede di audizione presso la Camera dei Deputati sull'atto COM (2022) 677 (“Proposta di Regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio, che modifica il regolamento (UE) 2019/1020 e la direttiva (UE) 2019/904 e che abroga la direttiva 94/62/CE”).

Secondo quanto si legge in una nota diffusa da Confcommercio a margine dell’audizione, a subire i danni peggiori sarebbero, però, tutti gli utilizzatori di imballaggi ed, in particolare, le imprese della filiera alimentare, la piccola, la media e la grande distribuzione organizzata, gli operatori della ristorazione, del vending, dell'intrattenimento e del turismo, e molti altri comparti fra essi strettamente interconnessi.

Secondo Donatella Prampolini “introdurre il divieto di utilizzo di determinati imballaggi (ad esempio, per cibo venduto in piccole quantità, come nel caso del monouso distribuito al dettaglio) non solo genererebbe un maggior inquinamento ambientale dovuto al trasporto di ritorno dei medesimi dopo il loro uso, nonché al lavaggio e all'asciugatura, che impiegano più energia, più acqua e più risorse di quelle necessarie per la produzione e l’utilizzo di imballaggi monouso ma contrasta anche con le regole di protezione e conservazione degli alimenti e di tutela della salute del consumatore. I sistemi di imballaggio riutilizzabili presentano, infatti, maggiori rischi di contaminazione incrociata dovuti a pulizia e trasporto, mentre l’imballaggio monouso può garantire che il cibo rimanga fresco e salubre più a lungo”.

Fortemente critica la posizione di Confcommercio anche in relazione alla prevista introduzione di un sistema obbligatorio di cauzionamento in quanto, in Italia, risulterebbe poco utile, perché esiste già un circuito efficace di raccolta differenziata e di valorizzazione degli imballaggi; sarebbe economicamente dannoso, perché determinerebbe una duplicazione di costi economici e ambientali, in quanto si andrebbe ad affiancare, senza sostituirsi, alle raccolte differenziate tradizionali; sarebbe difficilmente realizzabile, perché verrebbero introdotti gravi problemi di carattere logistico ed organizzativo per le imprese non strutturate al fine di gestire tutti gli adempimenti che il sistema necessariamente richiede.

“Un sistema di cauzionamento”, prosegue Donatella Prampolini, “dovrebbe semmai essere adottato su base volontaria. Gli esercizi commerciali, ad esempio, devono poter rifiutare un contenitore fornito da un cliente se lo ritengono non igienico o inadatto al cibo o alla bevanda venduti. La salute e la sicurezza alimentare dei clienti e del personale non devono in alcun modo essere compromesse rispetto ad altri principi e devono costituire la massima priorità, in linea con la legislazione alimentare della UE”.

Ad avviso della Confederazione le criticità presenti nella proposta unionale non fanno venir meno la strategicità del percorso di transizione ecologica che l’Europa e i suoi Stati membri hanno voluto perseguire. Si tratta di una scelta virtuosa che Confcommercio sostiene con convinzione. E’ però altrettanto evidente che il raggiungimento di questi importanti obiettivi non possa e non debba compromettere la crescita e la competitività del nostro sistema economico, ancora oggi profondamente provato prima dalla crisi pandemica e poi da una crisi energetica senza eguali.

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