Confcommercio su dati Istat: impennata pil sopra attese, ma permangono prospettive bassa crescita

Confcommercio su dati Istat: impennata pil sopra attese, ma permangono prospettive bassa crescita

In 2020 rischio perdita 115 mld di consumi e Pil -9,1%

L’estate è andata meglio delle attese e la tenacia degli imprenditori e la voglia di resistere alla pandemia da parte delle famiglie hanno favorito un balzo del Pil superiore alle nostre previsioni (+10,6%) e in linea con le altre principali economie europee. I problemi, a questo punto, riguardano la fine dell’anno e il profilo di crescita del 2021.
Infatti, nelle prime due settimane di ottobre - a prescindere, quindi, dai nuovi provvedimenti restrittivi - gli indicatori in alta frequenza mostrano già un profilo flettente che tradisce la bassa crescita strutturale del paese, dopo le eccezionali oscillazioni registrate nel secondo e nel terzo trimestre dell’anno: questo il commento dell’Ufficio Studi di Confcommercio ai dati Istat di oggi.

Se a ciò si aggiunge l’effetto economico del semi-lockdown stabilito il 24 ottobre scorso e il riflesso statistico di confronto con l’ottimo terzo trimestre – prosegue la nota - si perviene alla revisione della stima per l’ultimo quarto dell’anno che passa da una moderata crescita a una riduzione prossima ai 4 punti percentuali su base congiunturale. Si conferma, pertanto, una perdita dei consumi sul territorio nel 2020 attorno a 115 miliardi di euro, con un Pil in riduzione del 9,1%, nonostante la tenuta occupazionale di ottobre che ha, comunque, penalizzato il lavoro indipendente. Sul versante prezzi, l’inflazione rimane quasi nulla a ottobre, perfettamente in linea con le medie europee.

Con l’attuale profilo di Pil e consumi, l’entrata nel 2021 appare problematica, perché il 2020 porterebbe in dote un trascinamento limitato a meno di un punto percentuale, con alcuni settori dei servizi di mercato, in particolare la filiera del turismo, ancora in gravissimo affanno. Senza un’accelerazione genuina derivante dalla realizzazione di significative riforme socio-economiche – conclude l’Ufficio Studi - è oggi più concreto il rischio di ritrovarsi a fine 2021 ancora ben lontani dai già depressi livelli di benessere economico del 2019, quando non si erano ancora recuperate le perdite patite nel precedente decennio.

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