CONFCOMMERCIO E LE FONDAZIONI BANCARIE

CONFCOMMERCIO E LE FONDAZIONI BANCARIE

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12 gennaio 2000
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GLI STATUTI DELLE FONDAZIONI BANCARIE

Intervento del Presidente Sergio Billè

Roma, 12 gennaio 2000

 

1. L’incontro di oggi nasce per offrire a imprenditori e operatori del terziario collegati alla Confcommercio e impegnati a vario titolo nella elaborazione degli Statuti delle fondazioni un momento di confronto sui problemi che sono emersi o stanno emergendo a livello territoriale, sulle opportunità e le potenzialità che vi si intravvedono. Non un convegno, dunque, ma l’occasione per un giro di tavolo, che rappresenta il momento centrale dell’incontro.
Abbiamo con noi due partner importanti che ci accompagneranno: Augusto Bocchini, presidente di Confagricoltura, realtà imprenditoriale da sempre attenta e impegnata su questi temi e Sandro Molinari, presidente dell’ACRI, punto di riferimento per le fondazioni, in modo diretto per quelle legate alle Casse di Risparmio, e con lui il Vice direttore generale dell’ACRI, dr. Claudio Pugelli.

2. Confcommercio nel corso di questi anni ha seguito il processo normativo riguardante le fondazioni e ne ha condiviso l'obiettivo di fondo: autonomizzare fondazioni e aziende bancarie, in modo da rafforzare la capacità competitiva delle aziende di credito senza perdere, però, valori e riferimenti ai contesti locali che le avevano originate.
Con l’atto di indirizzo del Ministero del Tesoro dell’agosto ’99, che ha fissato i criteri cui il Tesoro si atterrà nell’approvazione degli Statuti, questo processo è arrivato alla svolta finale.
In questi mesi abbiamo messo a fuoco il contributo che come associazione degli imprenditori del terziario, del commercio, del turismo, dei servizi possiamo offrire in questa fase in cui le fondazioni si radicano di più nel territorio e si aprono a prospettive, finora inedite, di incidenza e promozione economica.

3. Non da oggi diciamo che regole e politiche dello sviluppo economico sono elaborate sempre meno a Roma e sempre più a livello locale, da un lato, e a Bruxelles, dall’altro.
Questo nuovo scenario lo vediamo sempre più precisarsi nei numerosi fronti che ci vedono impegnati: dal nuovo ruolo delle Camere di Commercio e delle Regioni, alla programmazione negoziata, alla nuova logica dei fondi europei.
La riforma di cui oggi discutiamo farà prestissimo scendere in campo nuovi protagonisti, le fondazioni, che diranno la loro su tanti temi, civili e sociali, ma anche economici. Nuovi protagonisti che dovranno operare in collegamento con i soggetti che animano le realtà locali, gli enti territoriali, le istituzioni economiche, scientifiche, di ricerca e, soprattutto la società civile.

4. Nuovi protagonisti, le 88 fondazioni, che avranno il potere di muovere più di una leva. Anzitutto la leva della gestione dei loro patrimoni.
Sono circa 55 mila - e forse più - i miliardi che le fondazioni, una volta completata entro il quadriennio la dismissione delle quote di controllo delle aziende bancarie, destineranno a investimenti produttivi i cui rendimenti alimentano le attività istituzionali proprie delle fondazioni.
Le fondazioni dovranno operare con criteri rigorosamente economici, puntando alla massimizzazione della redditività. Non avranno però davanti a sé un unico settore d’investimento. Potranno spaziare al fine di cogliere le migliori opportunità. Potranno dunque giocare una funzione importante, in attesa che in Italia si sviluppino più rilevanti investitori istituzionali, fondi di investimento, fondi pensione.
Potranno, ad esempio, operare scelte per valorizzare forme di investimento a vantaggio delle imprese minori, o intervenire sui nodi critici dello sviluppo di ciascun contesto locale.
Un capitolo interessantissimo che si sta aprendo è quello della privatizzazione dei servizi pubblici locali. Non si apre solo un mercato stimato in circa 70 mila miliardi, ma soprattutto si avvia un processo che ridefinirà i sistemi locali di welfare.
Le comunità locali, anche attraverso le fondazioni, potranno avere in questo processo voce in capitolo, come, a mio avviso, è giusto che accada.

5. L’altra leva, che gli amministratori delle fondazioni avranno in mano, è quella legata alla attività istituzionale propria delle fondazioni.
Mi rivolgo ad addetti ai lavori; non mi soffermo a descrivere i contenuti delle innovazioni normative su questo punto. Mi limito ad alcune sottolineature per avviare la discussione.
Prima, ovvia, sottolineatura: le novità della riforma diverranno realmente operative con l’approvazione dei nuovi statuti. Ecco la delicatezza di questa fase che è bene il sistema imprenditoriale affronti non in ordine sparso.
Dove abbiamo potuto, mi risulta che abbiamo sollecitato ad una visione comune tutte le componenti delle realtà imprenditoriali locali; la presenza di Bocchini qui lo testimonia. E ciò non per il gusto di fare cordate.
Ma perché le nuove fondazioni devono trasmettere una nuova cultura, attenta alla promozione economica come parte non secondaria dello sviluppo sociale e civile; devono evidenziare i nuovi protagonisti, meno legati ai circuiti politici e partitici e più legati ai mondi dell’economia, della scienza, dell’innovazione, delle professioni, del no-profit.

6. Seconda sottolineatura: il fine della promozione economica rischia di rimanere una mera dichiarazione a verbale se non si incarna in precise linee di lavoro, nell’indicazione, negli statuti, di ulteriori settori rilevanti, rispetto a quelli previsti dalla legge: la competitività dei territori; la capacità di attrarre nuove risorse; la qualificazione della classe imprenditoriale; la valorizzazione urbana; la formazione sono temi già affiorati nelle discussioni sugli statuti.
In questi ultimi giorni, possiamo fare una riflessione e uno sforzo ancora perché vi penetrino di più. Sarà interessante conoscere da voi, in presa diretta, esperienze e valutazioni.

7. Terza sottolineatura: organi. Qui gli aspetti su cui ci siamo soffermati sono diversi: da quelli interpretativi, legati ai problemi delle incompatibilità; a quelli di bilanciamento tra i componenti designati dalle istituzioni e quelli espressione della società civile, selezionati per competenza e autorevolezza. Abbiamo visto adottare diverse soluzioni, ciascuna con una sua logica e differenti vantaggi. Abbiamo voluto valorizzare il ruolo che le Camere di Commercio hanno nelle designazioni degli organi delle fondazioni. Dove è possibile, dobbiamo puntare ed avere rappresentanze dirette delle associazioni imprenditoriali.
Le associazioni si sono già più volte assunte in senso pieno e maturo responsabilità generali.
Lo hanno fatto nella concertazione, nei diversi patti per lo sviluppo, nella politica dei redditi, nella programmazione delle risorse, nelle Camere di Commercio. Questo riconoscimento può essere acquisito anche negli statuti delle fondazioni. Molte già prevedono nei loro statuti la presenza di rappresentanti delle Associazioni anche della Confcommercio: sono esperienze da estendere.

8. Non tutto, ma neanche poco, di ciò che fa la qualità e il benessere locale transiterà dall’azione delle fondazioni: dalla valutazione dei bisogni locali che sapranno fare; dai programmi pluriennali che sapranno mettere in campo; dalle collaborazioni con il no-profit che sapranno esprimere; dalle sinergie con le altre istituzioni, enti locali e Camere che sapranno realizzare.
Le risorse dedicate dalle fondazioni ai fini istituzionali, per quanto rilevanti, sono certamente insufficienti per rispondere a problemi generali come la crisi strutturale del welfare state. Ma sono sufficienti, se bene impiegate, per produrre innovazione, per proporsi come partner della società civile, per fare da moltiplicatore di nuove risorse ed energie culturali, sociali, scientifiche, economiche.
Serve però essere presenti con una classe di amministratori di alto livello, competenza, professionalità. Ciò dipenderà totalmente dalle scelte locali. Noi, come Confederazione, puntiamo a costituire un presidio e degli strumenti specifici per supportare coloro che, provenendo dalle nostre fila, saranno chiamati ad assolvere, con piena autonomia, a questa responsabilità.
Siamo tutti convinti che l'apporto di chi proviene dall'esperienza imprenditoriale, e ha saputo generare innovazione e crescita nel terziario, nell'agricoltura, come negli altri settori, sia un contributo insostituibile per il successo del nuovo corso delle fondazioni.
Ciascun contesto territoriale sarà centro gravitazionale delle proprie strategie, proposte, opere; noi potremo facilitare il collegamento tra i contesti diversi, la conoscenza e l’informazione.
In ciò offriamo e chiediamo massima collaborazione alle altre confederazioni imprenditoriali, alle associazioni del no-profit, alle Camere di commercio e, in particolar modo, all’associazione rappresentativa delle fondazioni. L’incontro di oggi vogliamo che sia perciò solo il primo episodio di un interessante racconto che intendiamo scrivere insieme.

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