Confcommercio su consumi: peggiora il clima di fiducia

Confcommercio su consumi: peggiora il clima di fiducia

Aumento delle spese incomprimibili e riduzione del potere d'acquisto sono le cause principali14/08


                                                                  AREA COMUNICAZIONE E IMMAGINE

                                                                                                                              UFFICIO STAMPA

 

 

 

14/08                                                                             Roma, 3.02.08

 

 

Aumento delle spese incomprimibili e riduzione

del potere d’acquisto sono le cause principali

 

 

Confcommercio su consumi: peggiora il clima di fiducia

 

 

Si riduce il clima di fiducia nel quarto trimestre del 2007 soprattutto a causa dell’aumento delle spese incomprimibili (affitti, utenze, carburante e trasporti) e della perdita di potere di acquisto dei salari di un consistente numero di famiglie. Aumentano i pessimisti che passano dal 31,7% al 39,9% (2006 su 2007) e aumenta di 5 punti la percentuale di coloro che prevedono di spendere di meno. Tra gli intervistati che dichiarano di aver aumentato i consumi, solo il 25% si è concesso qualche spesa extra. Diminuisce consistentemente l’indice di propensione al consumo delle famiglie su tutto il territorio nazionale che passa da 2,52 a 2,34 tra il terzo ed il quarto trimestre del 2007: dal Nord al Sud, indipendentemente dalla vocazione produttiva dei territori e dalla loro diversa apertura all’export, si registrano in modo uniforme i valori più bassi dell’anno. Il problema maggiore â€" legato a diversi aspetti, dalle spese obbligate alla percezione dell’inflazione e alla ridotta fiducia sulle possibilità di incrementare nel prossimo futuro redditi, consumi e risparmi â€" riguarda proprio le prospettive: con un trascinamento ridotto del Pil nel 2008 e un capitale fiduciario ai minimi storici, il prossimo anno potrebbe rappresentare un momento di vera e propria stagnazione dell’attività economica e dei consumi pro capite, risultando dunque peggiore non solo del biennio 2006-2007, di modesta crescita, ma addirittura rispetto alle dinamiche depresse del quinquennio 2001-2005. Questi, in sintesi, i principali elementi che emergono dall’Outlook sui Consumi Censis-Confcommercio che fotografa l’atteggiamento delle famiglie italiane rispetto ai consumi nel quarto trimestre del 2007 e traccia le previsioni per il primo trimestre del 2008.

 

Stasi dei consumi

L’indicatore sintetico di propensione al consumo del quarto trimestre 2007, ponderato per la qualità delle risposte â€" cioè distinguendo se una crescita dei consumi dipende da maggiore reddito o da maggiori spese obbligate â€" si riduce notevolmente passando da 2,52 a 2,34 tra il terzo ed il quarto trimestre del 2007,  posizionandosi ai livelli minimi dell’anno (Tav. 1). Ulteriore elemento di criticità è l’omogeneità della distribuzione territoriale di questa riduzione. Dal Nord al Mezzogiorno, a prescindere dalle differenti vocazioni produttive dei territori e della loro diversa apertura all’export, l’indicatore sintetico scende attorno al 2,3  (l’indicatore può variare da un minimo di 1 ad un massimo di 5).

 

 

« Questo documento è presente sul sito di Confcommercio all’indirizzo

http://www.confcommercio.it/home/SALA-STAMP/Comunicati/index.htm

00153 Roma â€" Piazza G. G. Belli 2, telefono 06.5866228/299 fax 06.5812880, e-mail:stampa@confcommercio.it»

 

 

Nel corso del quarto trimestre del 2007, quasi il 58% delle famiglie intervistate ha dichiarato di avere incrementato, seppure di poco, le proprie spese, anche se solo il 25% di chi ha indicato di avere aumentato i propri consumi ha affermato di essersi concesso qualche spesa extra. Questa percentuale indica la proporzione di famiglie che, sebbene in misura ridotta, ha effettivamente incrementato i propri consumi.

Pertanto, non si può parlare di un miglioramento del tono delle spese familiari o di un miglioramento del benessere, quanto piuttosto di un aumento di molte spese incomprimibili che indica una crescita reale assai lenta dei consumi delle famiglie e il deterioramento del clima di fiducia nei confronti del futuro.

 

Aumentano le spese incomprimibili

Nel corso del quarto trimestre 2007 le prime voci di spesa corrente delle famiglie sono, come sempre, l’affitto o il mutuo (che riguarda tuttavia meno del 30% delle famiglie italiane), gli alimentari, le utenze domestiche, i trasporti pubblici e, a seguire, con un certo distacco, l’abbigliamento e le spese mediche.

Sulla base delle risposte fornite dagli intervistati, tra la fine del 2006 e la fine del 2007 la spesa media per alcune voci incomprimibili è aumentata. Per chi ha limitate possibilità di spesa, ogni incremento, seppure minimo, dei prezzi di queste categorie ha quasi un effetto deflagrante, erodendo in modo sostanziale il budget disponibile.

Tra le spese straordinarie, invece, ai primi posti figurano l’acquisto di un nuovo PC o di materiale elettronico connesso, gli interventi straordinari di manutenzione dell’abitazione, i viaggi di svago e divertimento e l’acquisto di un nuovo elettrodomestico. Tali nuovi acquisti hanno però, ovviamente, riguardato percentuali piuttosto contenute di famiglie. Rispetto al terzo trimestre del 2007, negli ultimi mesi dell’anno sono aumentate solo le percentuali di famiglie che hanno acquistato un elettrodomestico, un’autovettura, un motociclo ed un nuovo cellulare. Le nuove spese in beni durevoli non appaiono tuttavia tali da avere avuto un’effettiva capacità di trascinamento dei consumi complessivi delle famiglie italiane.

 

Cresce l’inflazione percepita

Le categorie di spesa per le quali un vasto numero di persone intervistate ritiene siano aumentati i prezzi nell’ultima parte dell’anno sono soprattutto trasporti, carburante, utenze domestiche e alimentari. Rispetto alla rilevazione effettuata nel terzo trimestre 2007, nel quarto la percentuale di famiglie che ha segnalato un aumento dei prezzi, come nel caso del carburante (ben il 94% degli intervistati), è notevolmente cresciuta.

Reale o percepito che sia, l’aumento dei prezzi di alcune categorie di beni e servizi essenziali si sta configurando come un problema grave perché erode in modo incontestabile e, in alcuni casi, insostenibile i salari che per una parte della popolazione attiva sono assai contenuti.

 

Peggiora il clima di fiducia

I segnali contrastanti su vari fronti, come l’aumento delle spese incomprimibili e la perdita di potere di acquisto dei salari di un consistente numero di famiglie, determinano un deterioramento del clima di fiducia.

Nel corso del quarto trimestre del 2007 i pessimisti (quasi il 40% degli intervistati) crescono in modo significativo di oltre 8 punti percentuali rispetto al quarto trimestre del 2006 (31,7%) e di quasi 4 punti percentuali sul terzo trimestre del 2007 (36,3%). Invece, gli ottimisti (44,8% degli intervistati) diminuiscono drasticamente di circa 8 punti sul quarto trimestre del 2006 (52,2%) e si confermano in calo (46,8%) anche rispetto al terzo trimestre del 2007 (Tav. 2).

 

 

 

L’effetto di tale andamento sullo specifico indice parziale del clima di fiducia calcolato da Censis e Confcommercio è di un forte ridimensionamento. Nel quarto trimestre 2007, infatti, è risultato pari a 3,10, a fronte del 3,21 del trimestre precedente. Si tratta di uno dei valori più bassi dal 2005, che sottolinea il ridimensionamento delle aspettative di un largo e crescente numero di famiglie.

 

Previsioni di spesa al ribasso

Quasi il 40% delle famiglie intervistate ritiene di dovere incrementare i propri livelli di spesa nei primi mesi del 2008, ma aumenta di 5 punti la percentuale di coloro che ne prevedono una riduzione (Tav. 3). Sulla base delle informazioni disponibili e delle precedenti rilevazioni, ciò potrebbe tradursi in un leggero incremento in valore dei consumi, ma in modo assai modesto. Pesa negativamente sulle famiglie l’idea della progressiva perdita di potere di acquisto, così come verificatosi per molti consumatori negli ultimi mesi a causa della perdurante stagnazione delle retribuzioni reali. Ciò spinge ad una notevole cautela.

Tra le principali spese previste figurano l’abbigliamento e le calzature, anche per effetto delle vendite in saldo, avviate subito dopo le festività natalizie, le spese per la cura personale, le spese per palestra e attività fisica, libri scolastici e formazione. Che il clima non sia dei migliori è sottolineato dal fatto che la percentuale di persone che prevede di effettuare nuovi acquisti di questi beni e servizi è generalmente più contenuta di quanto si rilevava nel terzo trimestre del 2007.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Nota â€" Struttura e caratteristiche del campione

L’Outlook sui consumi Censis-Confcommercio è un “osservatorio permanente� istituito per monitorare, a cadenza periodica, come spendono le famiglie italiane, le loro aspettative per il futuro e il clima di fiducia del Paese.

I dati ai quali fa riferimento il presente documento sono stati rilevati attraverso un’indagine telefonica con metodo CATI su un campione di 1.500 famiglie residenti in Italia. Il campione è stratificato ex ante per tipologia familiare, per area geografica di residenza e per ampiezza demografica del comune di residenza.

La rilevazione è stata effettuata a gennaio 2008.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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