In febbraio le vendite al dettaglio continuano ad esibire il profilo modesto del 1998 e del primo mese del 1999. Il fatturato in termini reali, cioè al netto dell'inflazione, è cresciuto rispetto allo stesso mese del 1998 di circa lo 0,8%, con la ormai strutturale divaricazione tra grandi superfici ed imprese di piccola dimensione: questo il commento del Centro Studi di Confcommercio ai dati delle vendite al dettaglio diffusi oggi dall'Istat.
In particolare, gli esercizi tradizionali (fino a 2 addetti) evidenziano un peggioramento rispetto a gennaio, con una flessione delle quantità vendute dello 0,3%, che si registra anche per le imprese di media dimensione (3-5 addetti).
Solo la grande distribuzione mantiene un trend di crescita reale superiore al 3%, con punte dell'8,6% per gli ipermercati.
Prosegue quindi il trasferimento di quote di mercato dalle PMI alle grandi superfici di vendita, che rischia di aggravare la situazione degli esercizi tradizionali, con inevitabili riflessi occupazionali negativi, anche in concomitanza dell'entrata in vigore della "riforma Bersani".
Si rende così sempre più urgente l'adozione da parte delle amministrazioni locali di quelle misure, previste peraltro dalla stessa legge di riforma, a sostegno delle imprese commerciali di piccola e media dimensione per evitare che vengano espulse dal mercato sotto la spinta degli effetti dirompenti della liberalizzazione.
Particolarmente differenziati risultano anche gli andamenti sul territorio, che evidenziano una dinamica sostenuta nel Nord-Est (+4,0% in termini reali), una crescita moderata nel Nord-Ovest (+1,3%), una preoccupante flessione dell'1,7% nelle regioni centrali ed una sostanziale stagnazione nelle regioni del Sud (-0,1%).
Le diversità territoriali, al di là di fattori meramente congiunturali, potrebbero spiegarsi anche con la maggior concentrazione di imprese di grandi dimensioni nelle regioni nord-orientali del Paese.