Confcommercio su rating di legalità

Confcommercio su rating di legalità

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2 febbraio 2015

Nell'ottobre del  2011 Confcommercio e Ministero dell'Interno hanno  siglato un Protocollo Quadro per la Legalità e la Sicurezze delle Imprese.

La struttura di questo protocollo è stata pensata volutamente come una "cornice" all'interno della quale le diverse componenti del sistema confederale e le Prefetture,  le altre strutture del Ministero dell'Interno  e le forze dell'ordine potessero  trovare, nei principi che vi sono enunciati e negli impegni in esso contenuti, la declinazione che più rispetta le specifiche peculiarità territoriali o settoriali, fornendo risposte su misura per territori e per tipologie di imprese.

Oggi, in questa ottica, Confcommercio sta lavorando con il Ministero dell'Interno per il rinnovo di questo protocollo aggiungendo un altro tassello alla cornice originaria,  affinchè in esso possa essere contemplata l'adesione delle aziende e il relativo riconoscimento ai fini dell'attribuzione  del rating di legalità, come previsto dall'ultima delibera dell'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, che ha recepito l'esigenza di contemplare  per l'attribuzione delle "stellette" del rating di legalità  oltre al Protocollo Confindustria anche quelli di altre associazioni imprenditoriali.

Lo sforzo è quello di trovare procedure e parametri calzanti rispetto alle attività e le caratteristiche delle aziende del terziario; perché se il rating di legalità deve diventare un "plus" per  la concessione di finanziamenti da parte delle pubbliche amministrazioni e di accesso al credito bancario, allora tutte le imprese, tutte le imprese "sane e oneste" devono potervi accedere.

In particolare quelle piccole e piccolissime aziende che costituiscono la larga parte dell'imprenditoria e del tessuto economico del nostro Paese, oltre che del terziario, e che sono automaticamente tagliate fuori dalla possibilità di ottenere il rating, dato che il primo requisito richiesto è aver raggiunto un fatturato di 2 milioni di euro.

Proprio quando sono proprio le più piccole delle imprese ad avere le maggiori difficoltà di accesso al credito.

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