Confcommercio Trieste: "crescita possibile solo con una riforma fiscale strutturale"

Confcommercio Trieste: "crescita possibile solo con una riforma fiscale strutturale"

Dai dati dall'Osservatorio Permanente provinciale sul terziario relativi al secondo trimestre emerge una crescita per clima di fiducia, ricavi, tempi di pagamento dei clienti, liquidità e anche, sia pure più timidamente, occupazione.

DateFormat

3 agosto 2017

"Un quadro stabile, con gli indicatori che confermano le dinamiche positive dei mesi precedenti ed autorizzano un certo ottimismo anche per i prossimi mesi". E' questa la prima istantanea di Antonio Paoletti, presidente di Confcommercio Triste, sullo stato di salute del terziario locale a fronte dei dati del secondo trimestre dell'anno emersi dall'Osservatorio Permanente provinciale sul comparto. In crescita infatti clima di fiducia, ricavi, tempi di pagamento dei clienti, liquidità ed anche, sia pure più timidamente, occupazione. Completano il quadro i prezzi dei fornitori, in rialzo, trend che allontana le precedenti ombre deflattive, mentre si abbassa invece leggermente la percentuale delle imprese che hanno fatto domanda di credito. Le indicazioni sono fornite dalla campionatura di 384 imprese del territorio, del commercio, turismo e servizi e di ogni dimensione, effettuata tra il 5 ed il 15 giugno scorsi. A livello metodologico, va ricordato che i valori espressi al di sotto di 50 si collocano in area negativa (irrigidimento) mentre, quelli al di sopra, si posizionano in quella positiva (espansione), peraltro già raggiunta o molto prossima afferente diversi indicatori. Scorrendo nel dettaglio le diverse voci, sono cresciuti la fiducia degli imprenditori, sia nel futuro andamento economico del Paese (da 40,1, a 42,5), sia in quello della propria attività ( da 51,8 a 53).  Trend positivi derivanti anche dal marcato miglioramento dei ricavi (da 45,5 a 47,7), dal consolidarsi della capacità di fronteggiare il fabbisogno finanziario aziendale (da 59,8 a 60,2) e dall'accorciarsi dei tempi di pagamento dei clienti ( da 39,4 a 40,2). Le imprese hanno evidenziato anche una leggera ripresa (da 43,5 a 43,8) sul versante occupazionale.  Una questione, questa, che richiama Paoletti ad una riflessione. "La disoccupazione - fa notare Paoletti - specie quella giovanile, resta preoccupante anche nel nostro settore e può essere risolta solo da misure concrete volte ad una riduzione del costo del lavoro e all'alleggerimento della pressione fiscale che ha superato (fonte Infocamere) il 43%, fra le più alte d'Europa. Prioritario sarebbe anche sostenere le start up. In base ad un'analisi di un paio di mesi fa è emerso infatti come il 55,2 delle nuove imprese chiudono dopo neppure cinque anni di attività, proprio per l'incidenza di fisco e burocrazia.   Da qui perciò nell'ambito del prossimo Disegno di Legge di Bilancio 2018, l'importanza del recepimento, da parte del Governo, delle proposte, presentate da Confcommercio, per un'effettiva riforma strutturale del sistema fiscale". Altri indicatori essenziali dell'Osservatorio sono quelli del credito, che ha fatto registrare un decremento, sia pure minimo (dal 31,0 a 30,9), della quota di imprese che ne hanno fatto domanda.  Di queste, il 70%,  ha comunque avuto una risposta positiva delle banche. Nel dettaglio, il 50,4% delle aziende si è visto erogare l'intero importo richiesto, il 18,6% uno inferiore rispetto a quello preventivato mentre, il 12,3% degli imprenditori, ha visto rigettata del tutto la richiesta. Circa le modalità del credito, è rimasta stabile la percezione sul costo dello stesso (da 53,3 a 53,4), mentre sono aumentati i giudizi positivi quanto ad "altre condizioni" (da 47,3° 49,0), durata temporale (da 42,5 a 43,2) e garanzie richieste ( da 38,0 a 38,3). Invariate, invece, le valutazioni sul costo dei servizi bancari nel loro complesso. "Per quanto non si possa più parlare di credit crunch – commenta in merito Paoletti - credo sia indispensabile un nuovo corso tra imprese e mondo del credito. Un contributo importante in questo senso potrebbe giungere anche dalla proposta di riforma, presentata in questi giorni, del sistema dei Confidi. I dati sulla nostra attività di assistenza e consulenza sul credito ci riferiscono che, da gennaio, abbiamo presentato una trentina di domande, per un ammontare complessivo di risorse attorno ai  2 milioni di Euro. Di questi, però, appena il 10% circa è destinato ad investimenti aziendali in quanto, nella stragrande maggioranza dei casi, le richieste sono legate a necessità di consolidamento di debiti a breve termine o per fronteggiare esigenze di liquidità immediate".

 

Banner grande colonna destra interna

Aggregatore Risorse

ScriptAnalytics

Cerca