Confcommercio Umbria: "a dicembre colpo di grazia alle imprese"

Confcommercio Umbria: "a dicembre colpo di grazia alle imprese"

Il presidente Amoni punta il dito sul "diluvio" di scadenze fiscali su cittadini e imprese. "Non ci rassegniamo a una spirale perversa che va assolutamente rotta per dare respiro alle imprese e futuro alla nostra economia. Per diventare davvero un Paese civile".

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1 dicembre 2014

Un dicembre da incubo, quello che grava sulle piccole e medie imprese umbre, anche quest'anno oppresse da decine e decine di scadenze fiscali che si accumulano tra novembre e dicembre. Se nel mese passato i contribuenti (cittadini ed imprese) hanno  dovuto affrontare 221 scadenze fiscali, dicembre si presenta  in modo non meno pesante. "Alla faccia della semplificazione promessa dal Governo", denuncia il presidente di Confcommercio Umbria Aldo Amoni. "In questo modo si dà il colpo definitivo alle imprese, messe in ginocchio su due fronti. In modo diretto, perché in questo mese  devono sborsare cifre esorbitanti tutte insieme, e in modo indiretto, perché nel periodo dell'anno più strategico per i consumi, quello delle festività di Natale, i cittadini  devono invece pensare alle spese obbligate, liberando ben poche risorse per gli acquisti. Quest'anno in più abbiamo anche la Tasi, che nel 2013 non c'era. Semplicemente le imprese non ce la fanno più. Al nostro servizio di assistenza fiscale  Seac arrivano sempre più richieste di revoca del pagamento del modello F24, perché le aziende non ce la fanno pagare. Ma la revoca comporta sanzioni e interessi. Non va meglio sul fronte cittadini: al Caf del nostro patronato 50&Più tante persone, chiamate per il ritiro del modulo di pagamento del saldo Tasi e Imu, che scade il 16 di dicembre, rispondono che non verranno neppure a ritirarlo, perché tanto non hanno i soldi per pagare!  Le istituzioni nazionali, regionali, comunali fanno continui proclami sulla necessità di rilanciare i consumi e il lavoro,  e poi non perdono occasione aumentare tasse e tariffe a carico di imprese e cittadini, che sono sempre più esasperati, e spesso disperati". continua il presidente dell'Associazione. Il mese di dicembre è iniziato subito con una batosta: il primo sono infatti scaduti gli anticipi delle imposte in acconto per il 2014. Acconti che vanno dal 101,5% per l'Ires al 100% per l'Irpef. Oltre ai consueti adempimenti mensili, a dicembre i contribuenti dovranno versare entro il 16 dicembre  il saldo dell'Imu e della Tasi. Il 27 dicembre,  a ridosso di Capodanno,  c'è il versamento dell'acconto dell'Iva.  E così via. In tutto i titolari di partita Iva si troveranno di fronte 119 scadenze. Per le società di capitali ne sono previste 100, mentre dipendenti e pensionati ne hanno 51. Ma non finisce qui, perché ci sono anche altre scadenze non fiscali, come il  versamento dei contributi previdenziali per lavoratori dipendenti, artigiani, commercianti, collaboratori, lavoratori domestici, in scadenza sempre il 16 dicembre. Insomma, una vera e propria "valanga", dalla quale le imprese rischiano di uscire con le ossa rotte, più di quanto già non siano. E il futuro non si presenta certo migliore. "Nel 2015 arriverà la Local Tax, dai contenuti ancora imprecisati. Dovrebbe accorpare Imu e Tasi, ma in mezzo c'è anche la revisione delle rendite catastali, che è già preannunciata al rialzo. Non sappiamo esattamente cosa ci aspetta, ma abbiamo la quasi certezza che pagheremo ancora di più. La non programmabilità della variabile fiscale è deleteria per le imprese, con l'aggravante che in Italia il fisco cambia in "corsa", in barba allo Statuto del contribuente. Un anno fa – conclude Amoni – ci lamentavamo di questo stesso problema:  oggi siamo punto e a capo. Anzi, anche peggio. Non ci rassegniamo tuttavia a una spirale "perversa" che va assolutamente rotta per dare respiro alle imprese e futuro alla nostra economia. Per diventare davvero un Paese civile".  

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