Confcommercio Veneto: "emigrazione non dramma, ma opportunità"

Confcommercio Veneto: "emigrazione non dramma, ma opportunità"

Secondo i dati del ‘Rapporto Italiani nel mondo' realizzato dalla Fondazione Migrantes, nel 2015 la regione è stata la seconda in Italia per numero di trasferiti all'estero. Zanon: "sbagliato guardare alla ‘mobilità' di questi ragazzi con gli occhi malinconici delle vecchie generazioni".

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11 ottobre 2016

"Veneto seconda regione per emigrazione? Non ne farei un dramma: il parallelo con chi partiva con la valigia di cartone è anacronistico. L'emigrazione non è sempre e solo un fatto di necessità economica, ma di scelta professionale". Così il presidente di Confcommercio Veneto, Massimo Zanon, commenta i dati del ‘Rapporto Italiani nel mondo' sulla consistenza del fenomeno nel 2015. Secondo lo studio, la regione conta 10mila emigranti, in gran parte giovani, perlopiù verso altri Paesi europei.  "Credo sia sbagliato guardare alla ‘mobilità' di questi ragazzi con gli occhi malinconici delle vecchie generazioni. Per molti di loro - spiega Zanon – staccarsi dal nido è mettersi alla prova anche sul piano dell'autonomia. E non è affatto escluso, anzi sta già accadendo, che possano, un domani, tornare con un bagaglio sicuramente più ricco a dare valore aggiunto al loro Paese. Come i 21 docenti italiani trasferitisi all'estero dopo il percorso di studi e richiamati proprio in questi giorni dall'Università di Padova per essere assunti". "Cerco solo di guardare il fenomeno da una prospettiva diversa da quella della ‘fuga'. Penso sia più realistico parlare di ricerca di opportunità ed esperienze specifiche legate alle proprie competenze e del desiderio di confrontarsi con coetanei provenienti da diverse realtà. Il mondo si sta specializzando per distretti e i ragazzi volano nei luoghi in cui le proprie esigenze formative e di lavoro possono trovare una risposta più aderente al percorso scelto. Se le biotecnologie sono a Londra, allora si vola a Londra. In un'ottica europea, non più provincialistica". "Conoscere più di una lingua, oggi, è un imperativo al quale soprattutto i giovani non possono (e non vogliono) sottrarsi. Andare all'estero consente di padroneggiare almeno una seconda lingua. E poi - conclude Zanon - le distanze oggi non sono più un problema, internet consente di mantenere un contatto costante, anche visivo, con la propria famiglia. Andare a Berlino o a Londra costa come se non meno che spostarsi in Italia e richiede gli stessi tempi di spostamento che ci sono ad esempio tra Venezia e Firenze, tra Roma e Milano". 

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