Nel Veneto forti timori per la “stangata” d’autunno

Nel Veneto forti timori per la “stangata” d’autunno

Indagine della Confcommercio regionale: a preoccupare gli imprenditori sono inflazione, caro energia e ritorno del Covid. Bertin: “ci aspetta un autunno difficile, servono interventi strutturali”.

DateFormat

4 agosto 2022

“L’inflazione che non sembra dare tregua e che anzi rischia di aggravarsi avvicinandosi alla doppia cifra percentuale, anche sui beni di prima necessità, preoccupa e non poco gli operatori del commercio, del turismo e dei servizi”. Questo, il commento del presidente di Confcommercio Veneto, Patrizio Bertin, sui risultati del questionario economico-occupazionale inviato nelle scorse settimane a un ampio campione di imprese associate su tutto il territorio regionale, ben 921, in prevalenza piccole e medie imprese, da cui esce una fotografia sullo stato di salute, le dinamiche del mercato del lavoro e gli investimenti strategici per il prossimo futuro, in uno scenario di incertezza diffusa.

Entrando nel dettaglio dell’indagine scopriamo che sette aziende su dieci hanno in previsione di aumentare i prezzi nel corso del prossimo semestre: “leggermente” per il 45%, “marcatamente” per il 21%, “molto marcatamente” per il 4%. Nel commercio al dettaglio il 29% degli intervistati, quasi tre imprese su dieci, prevede rialzi oltre il 5-10%. Una situazione non facile considerando che gli imprenditori denotano già ora, in maniera pressoché unanime, sintomi di difficoltà economica fra i propri clienti (80%).

Fortunatamente l’85% delle aziende ritiene buono il proprio stato di salute e si registra in generale un primo semestre 2022 positivo rispetto allo stesso periodo di un anno fa: per il 37% delle imprese il fatturato è aumentato e per il 39% è invariato. Più della metà delle aziende non ha problemi nel pagamento dei fornitori (65%) e intrattiene buoni o discreti rapporti col sistema bancario pur non avendo fatto recentemente richiesta di prestito: solo l’11% del totale si è rivolto al proprio istituto di credito per richiedere un prestito e ben il 94% l’ha ottenuto. Buono il giudizio sul livello di liquidità aziendale: ben l’84% delle aziende dichiara di avere disponibilità sufficiente per i prossimi due-tre mesi e quasi la metà va oltre i tre mesi. Il commercio all’ingrosso, in particolare, è settore con il livello più alto di liquidità nel medio periodo

Situazione sostanzialmente di stasi per quanto riguarda l’incontro fra domanda e offerta nel mercato del lavoro, dove a prevalere sono i rapporti di lavoro dipendente. Se a trainare le assunzioni del secondo semestre 2022 sono stati il settore turistico-alberghiero e dei pubblici esercizi, a oggi il 74% delle aziende non ricerca personale e nei prossimi sei mesi solo un’azienda su tre ricercherà dipendenti. Prendendo in esame il secondo trimestre 2022, appare scarso inoltre il ricorso a lavoratori a chiamata, in quanto meno di un’azienda su cinque dichiara di averne avuto bisogno e circa il 40% degli intervistati afferma di avere avuto personale con contratto a tempo determinato. Sul fronte delle cessazioni dei rapporti di lavoro meno della metà dei contratti a termine è stato rinnovato (44%) e la maggior parte delle cessazioni è stata su base volontaria (dimissioni). Inoltre, solo una minima parte delle aziende coinvolte nel sondaggio ha fatto ricorso agli ammortizzatori sociali. La quasi totalità degli imprenditori lamenta, comunque, molta difficoltà nel reperire figure specializzate. Alla domanda su quali canali avessero utilizzato per ampliare il proprio staff, solo il 32% delle aziende afferma di essersi rivolto a centri per il lavoro, agenzie per il lavoro o associazioni di categoria preferendo altre formule come il classico passaparola o l’annuncio su Internet. Carente, infine, lo spazio dedicato alla formazione, poiché solo sei aziende su dieci hanno introdotto momenti formativi per i loro dipendenti, per la maggior parte obbligatori e non professionalizzanti.

Uno sguardo rapidissimo, infine, al campo degli investimenti strategici che sono rivolti soprattutto all’innovazione e modernizzazione delle imprese: nei primi tre posti della classifica trovano spazio l’acquisto di attrezzature e macchinari, la scelta di tecnologie per un miglior risparmio energetico e la spesa dedicata a promozione e marketing aziendale.

“Inflazione, caro energia e ritorno del Covid sono per gli imprenditori motivi di preoccupazione. Quando gli intervistati denunciano che il 40% della clientela degli esercizi del commercio al minuto ha difficoltà ‘marcate’ e il 52% ha difficoltà ‘leggere’, significa che l’economia batte in testa. Servono interventi strutturali, a partire dall’azzeramento dell’Iva, per contrastare una potenziale recessione dagli effetti devastanti”, conclude Bertin.

Banner grande colonna destra interna

Aggregatore Risorse

ScriptAnalytics

Cerca