Conferenza Confagricoltura "Quale Impresa per l'Italia, quale politica per l'Impresa"

Conferenza Confagricoltura "Quale Impresa per l'Italia, quale politica per l'Impresa"

Baveno Stresa, 21 marzo 2006

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21 marzo 2006
Macro Carrier

 

 

 

  Cari Amici,

 

gli interrogativi intorno ai quali ci avete chiamato, oggi, a confrontarci â€" “Quale impresa per l’Italia, quale politica per l’impresa?â€� â€" rinviano a due quesiti di ordine ancora più generale: quale progetto per l’Italia, quale “politicaâ€� per il Paese?

Perché â€" con tutta evidenza â€" siamo ad un punto di svolta. Le luci e le ombre del sistema-Italia â€" tratteggiate, ancora nei scorsi giorni, dalla Banca d’Italia â€" dicono infatti con chiarezza che sicuramente la “partitaâ€� â€" la partita della sfida della competitività, della crescita e dello sviluppo â€" non è persa. Dicono che la partita può ancora essere giocata e vinta, ma che per farlo dobbiamo cambiare la strategia di gioco e dobbiamo farlo rapidamente.

L’amico Presidente Montezemolo ha osservato, a questo proposito, che più che preoccuparci dei “piloti�, dovremmo interrogarci sulla qualità della “macchina�.

Io â€" che alla “formula unoâ€� preferisco i campi di calcio â€" penso che la qualità degli “allenatoriâ€� non sia un fattore trascurabile, ma credo anche che sicuramente i “goalâ€� non arrivano se in campo non ci sono giocatori con buone gambe, con cuore e con cervello, che sappiano interpretare â€" sino al novantesimo minuto â€" la strategia e le tattiche di gioco discusse e condivise con l’allenatore.

E â€" visto che siamo nel pieno del confronto preelettorale degli schieramenti politici con il Paese â€" il primo punto, la prima questione da porre alla politica dell’uno e dell’altro schieramento mi sembra, allora, esattamente questo: è possibile ipotizzare che i problemi veri dell’economia reale del Paese â€" cioè il problema di fare impresa e di competere â€" divengano il tema centrale dell’agenda dei lavori della prossima legislatura?

E’ possibile che questo tema sia oggetto di un impegno condiviso â€" bipartisan, come oggi si usa dire â€" tra Governo e Parlamento, tra Governo, Parlamento e forze sociali?

Perché â€" vedete â€" buoni giocatori ancora ne abbiamo. Giocatori con buone gambe, con cuore e con cervello. Sono gli imprenditori e i lavoratori di quel fitto tessuto di piccole e medie imprese, che costituiscono il 95% circa della struttura produttiva del Paese.

Ma quel che occorre - o, se preferite, ciò che chiedono questi giocatori -  è che il loro impegno - la loro capacità di giocare senza risparmiar fatica, ma anche con estro e fantasia - sia messo a fattore comune; che le “buone pratiche� di gioco vengano condivise e facciano “sistema�.

Chiedono, in altri termini, di giocare per un’Italia che â€" come scriveva il Censis qualche anno fa â€" sia un po’ meno un “Paese-contenitoreâ€� e un po’ più un “sistema-Paeseâ€�.

Non sto evocando né una nuova stagione “dirigistica�, né un nuovo protagonismo dello Stato nell’economia.

Dico invece â€" più semplicemente â€" che, nel mercato globale, l’Italia dei distretti e dei processi di sviluppo territoriale, l’Italia delle piccole e medie imprese e delle tante “eccellenzeâ€� diffuse gioca e vince, se sa di poterlo fare all’interno di uno schema di gioco condiviso.

Gioca e vince, se sa di potere contare su un rapporto collaborativo tra iniziativa privata e pubbliche amministrazioni, che è tanto più importante oggi.

 

Oggi, nell’Italia “federaleâ€� in cui occorre una volontà fortemente rafforzata di coordinamento dell’azione dei diversi livelli istituzionali e di quelle autonomie funzionali â€" tra cui le Camere di Commercio â€" in cui si esprime la capacità di autogoverno della società civile e, in particolare, del sistema imprenditoriale.

Gioca e vince - l’Italia - se sa di potere contare su un progetto di azione - strutturato e di lungo periodo - che affronti e risolva i tanti nodi, che abitualmente riassumiamo sotto lo slogan della competitività difficile: il deficit di dotazione infrastrutturale e la questione energia; il cuneo fiscale e l’innovazione diffusa; la valorizzazione del capitale umano e di tutte le risorse tipiche dell’identità italiana.

Mi riferisco, in particolare alle risorse dell’agroalimentare di qualità; al patrimonio storico, culturale ed ambientale e al turismo; alle risorse del Mezzogiorno e delle tante “eccellenze� ancora oggi presenti nella meccanica, come nelle tecnologie avanzate.

Insomma, risorse che ci sono, ma che non vanno date per scontate. Risorse sulle quali possiamo e dobbiamo fare leva, ma che vanno coltivate con politiche specifiche.

 “Chiedoâ€� politiche â€" ed anche una politica per la concorrenza â€" che consenta a tutte le imprese di crescere. A tutte: le piccole, le medie, le grandi.

“Chiedo� una politica economica in cui i “campioni nazionali� siano spinti a giocare sul terreno più ampio dell’Europa e del mercato globale, anche riducendo le rendite di posizione sul mercato domestico.

“Chiedo� una politica economica, che spinga il tessuto delle piccole e medie imprese all’aggregazione di distretto, di rete e di filiera.

“Chiedoâ€� una politica economica che valorizzi il ruolo del terziario â€" cioè l’intero sistema dell’economia dei servizi â€" per accrescere l’efficienza e la produttività di tutto il nostro sistema produttivo e per promuovere la competitività â€" anche in termini di innovazione tecnologica â€" del nostro stesso settore manifatturiero.

“Chiedoâ€� â€" se mi consentite uno slogan â€" una politica economica che sappia incidere sui fattori critici per la competitività e che lavori per l’integrazione tra i settori economici.

“Chiedoâ€�, anzi - potrei dire â€" “chiediamoâ€�, visto che tante ed importanti consonanze ci sono tra quanto sto esponendo e i contenuti delle proposte di Confagricoltura: l’attenzione alle aggregazioni e ai costi d’impresa; l’impegno per l’integrazione a valle, cioè per un sistema strutturato di relazioni tra produttori e distribuzione commerciale, che ne accompagni gli impegni condivisi a favore dei consumatori; la sicurezza alimentare e la lotta alla burocrazia; il contrasto del dumping sociale ed ambientale.

Contrastare il dumping contro - direbbe Giulio Tremonti - il “mercatismo suicida�.

Perché le regole vanno rispettate ed un mercato senza regole è un mercato fuorilegge. Ma le regole vanno rispettate da parte di tutti. Altrimenti, la partita della concorrenza - nel mercato globale - viene giocata con carte truccate.

 

In conclusione, io sono tra coloro che pensano che possiamo certamente farcela. Non è un ottimismo pur che sia. E’, piuttosto, la consapevolezza del fatto che possiamo ragionevolmente avere fiducia in questo Paese, nel nostro Paese.

Ragionevolmente: cioè sapendo che i tanti problemi aperti possono essere, comunque, affrontati e risolti.

Occorre - per questo - una nuova “fase costituente�?

Per parte mia, preferisco dire che occorre â€" da parte di tutti â€" un supplemento di esercizio di responsabilità: la responsabilità â€" certamente â€" di una politica alta, la responsabilità delle forze sociali, degli imprenditori e delle imprese, del sindacato.

La stessa responsabilità con la quale il Paese ha saputo conquistarsi l’ingresso nell’euro e che, ora, deve mettere in campo per costruire il suo futuro.

Se così è, il nostro contributo non mancherà. Non mancherà: con un’autonomia dalla politica che non è né indifferenza, né neutralità.

E’ invece â€" nei confronti della politica e del sistema dei partiti politici - la volontà di esercitare, sino in fondo, il diritto - dovere di proporre, di incalzare, di scegliere, di verificare e di criticare.

Sino in fondo: ma con un giudizio che non sia mai pregiudizio, nel reciproco rispetto dei ruoli e senza invasioni di campo.

E’, insomma, la responsabilità di fare tutti la propria parte. condividendo le regole di confronto e, soprattutto, l’obiettivo di vincere la partita: quella della competitività e della coesione sociale, quella della crescita e dello sviluppo.

 

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