CONFERENZA NAZIONALE SUI RIFIUTI

CONFERENZA NAZIONALE SUI RIFIUTI

ROMA, 23 FEBBRAIO (testo integrale)

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23 febbraio 2000
Non vedo ancora alcun valido motivo per essere soddisfatto della gestione dei rifiuti nel nostro paese anche se è evidente che

Non vedo ancora alcun valido motivo per essere soddisfatto della gestione dei rifiuti nel nostro paese anche se è evidente che la maggiore collaborazione che si è instaurata tra Stato, imprese e consumatori e l'attiva partecipazione di Confcommercio al Conai qualche risultato ha cominciato a produrlo.

E' inutile e anche pericoloso bendarsi gli occhi: la realtà è che il nostro paese, per quanto riguarda lo smaltimento "pulito" dei rifiuti, sta ancora facendo troppo poco e non sempre nella giusta direzione.

Non intendo vestire l'abito dell'ambientalista perché il mio è un altro mestiere, ma certo dobbiamo tutti chiederci il motivo per cui le politiche ambientali hanno fino ad ora raggiunto in Italia risultati così modesti rispetto a quel che è stato fatto in altri paesi europei e così assai poco tranquillizzanti.

Di motivi ne vorrei citare soprattutto due.

Il primo è la mancanza di adeguate infrastrutture e di moderni sistemi di smaltimento "pulito" dei rifiuti: in certe regioni, siamo ancora a livello di terzo mondo.

Il secondo è un controllo del territorio che è ancora troppo episodico, frammentario, legato a quel ceppo di cultura burocratica che con una vera, moderna cultura ambientale fa proprio a pugni.

Perché parlare di smaltimento di rifiuti vuol dire molte cose che sarebbe ipocrita escludere da un'analisi che cerchi di affrontare i problemi per quel che realmente sono.

Prendiamo, ad esempio, il benzene, una sostanza che penetra nell'organismo soprattutto per inalazione ed è tra le cause accertate del cancro. Lo standard di qualità indicato dalla commissione europea è di 5 microgrammi per metro cubo con deroga, per paesi come Italia, Spagna e Grecia, anche per motivi meteoclimatici, fino a 10 microgrammi.

Ebbene in città come Bari, Milano e Roma la presenza di benzene supera i 20 microgrammi fino a raggiungere, nelle aree metropolitane di maggior traffico, i 50 microgrammi contro i 10 delle principali città tedesche e i 5-6 di quelle olandesi.

Il nesso tra politica ambientale e l'assenza di adeguate infrastrutture è quindi più che pertinente.

In un sondaggio presentato ieri e realizzato, per conto di Confturismo, dall'Istituto Cirm, il 42% del campione intervistato su scala nazionale ha detto che utilizzerebbe "sempre" il mezzo pubblico al posto del mezzo privato se esso fosse efficiente e adeguato.

Se cioè i mezzi di trasporto pubblico funzionassero a dovere, come accade altrove, avremmo il 50% di benzene in meno nei polmoni. Questa è vera politica ambientale.

Altro esempio. Si fa un gran parlare in questi giorni dell'inquinamento del Danubio provocato dal cianuro fuoriuscito da una fabbrica russa. Ma abbiamo un'idea del grado di inquinamento esistente nel Po?

E' o no un serio problema ambientale quel che sta, ad esempio, avvenendo in provincia di Mantova dove il Po, per cinque chilometri tra Revere, Pieve di Coriano e Borgo Franco, è diventata ormai una discarica a cielo aperto?

Trascuro quel che avviene nel centro e nel sud d'Italia perché il discorso ci porterebbe più lontano e diventerebbe assai più drammatico. Per tutti.

Torno all'oggetto più specifico di questa discussione. E' chiaro che tutti devono fare di più la loro parte, ma è altrettanto evidente che il problema di fondo, tutt'altro che risolto, è quello di realizzare strutture più moderne che consentano, da un lato, una gestione più efficace nella raccolta dei rifiuti e di quella degli imballaggi, ma evitino, dall'altro, di continuare a scaricare sulle imprese e, sia pur in misura minore, sui cittadini anche tutti i costi dell'inefficienza del sistema.

E con il passaggio del sistema da tassa a tariffa questi costi - data l'inefficienza del sistema, la sua cattiva e complicata gestione, il tasso di burocrazia che la governa - tendono ad accentuarsi.

La prova di ciò che dico sta nel fatto che la sperimentazione volontaria da parte di molti Comuni del sistema tariffario ha provocato, di fatto, un pesante aumento dei costi per le aziende, in alcuni casi addirittura del 200%, tanto più che il parametro fondamentale per la loro determinazione continua ad essere la superficie occupata dall'attività economica. E questi Comuni, imponendo tariffe più salate, non hanno certo pensato a ridurre altre imposte locali.

Come ci sembra poco sensato che ogni Comune - noi ne abbiamo ottomila - possa applicare una propria politica tariffaria creando sperequazioni di trattamento per le imprese magari tra due Comuni confinanti.

Inoltre vanno aggiunti gli oneri di smaltimento degli imballaggi secondari e terziari, che per una quota resteranno a carico delle imprese, attraverso il pagamento del contributo ambientale Conai e per un'altra parte rimarranno comunque a carico degli imprenditori.

Occorre quindi apportare correttivi al sistema utilizzando gli strumenti legislativi a disposizione, ed in particolare mi riferisco al disegno di legge c.d. "Ronchi quater" attualmente all'esame del Parlamento.

Anche il decreto legge n. 500/99 che autorizza la spesa di 300 miliardi finalizzati ad interventi di rilievo ambientale, potrebbe costituire una occasione per l'introduzione di misure incentivanti a favore delle imprese mirate a rafforzare i sistemi di raccolta differenziata per il recupero e il riciclo.

Sono queste le nostre principali preoccupazioni, per le quali ci auguriamo di lavorare congiuntamente con il Ministro al fine di ricercare un'adeguata soluzione.

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