Conferenza stampa di Villasimius

Conferenza stampa di Villasimius

Villasimius, 28 settembre 2006

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28 settembre 2006
Quando abbiamo pensato di convocare questa conferenza stampa, l’idea che avevamo era quella di comunicare i contenuti della du

Quando abbiamo pensato di convocare questa conferenza stampa, l’idea che avevamo era quella di comunicare i contenuti della due giorni di lavoro, che Confcommercio sta sviluppando qui, a Villasimius.

 

Volevamo raccontare, cioè, di come sta crescendo l’economia dei servizi nel nostro paese e di come Confcommercio si sta attrezzando, anche dal punto di vista organizzativo, sempre di più e sempre meglio per rappresentare la parte più dinamica ed innovativa dell’economia del paese.

 

Ma l’incalzare del dibattito che sta accompagnando una faticosissima messa a punto della Finanziaria per il 2007 mi ha suggerito di cambiare contenuti e obiettivo di questo incontro con la stampa.

 

Oggi, infatti, voglio approfittare della vostra presenza per denunciare quella che mi sembra una vera e propria invasione di campo, che non tiene in alcun conto rappresentanza e rappresentatività. Una invasione di campo che certamente noi non intendiamo far passare sotto silenzio.

 

Dopo la ridda di voci di questi giorni circa l’ipotesi di innalzare i contributi previdenziali per i lavoratori autonomi, ieri â€" a “Porta a Portaâ€� â€" gli interventi di Bonanni e di Damiano hanno chiarito che l’ipotesi nasce dal memorandum d’intesa che sarebbe stato raggiunto tra i sindacati e il governo circa la riforma delle pensioni.

 

Memorandum la cui sostanza è presto detta: di riforma delle pensioni in Finanziaria non se ne parlerà e, subito dopo, si avvierà un bel tavolo di lavoro.

 

Ma, intanto, in Finanziaria si darà il via all’aumento dei contributi previdenziali per i lavoratori parasubordinati e, già che ci siamo, anche all’aumento dei contributi per i lavoratori autonomi.

 

Si decide cioè di intervenire sulle gestioni previdenziali del commercio e dell’artigianato senza discuterne prima e per tempo con queste categorie.

 

Anzi, lo si fa dopo aver negato negli incontri avuti con queste categorie che questa scelta fosse stata già assunta ed aver sottolineato che spettava appunto alle categorie la scelta di una maggiore contribuzione, oggi, per un più generoso trattamento pensionistico domani.

 

E il bello è che alla stesura di questo memorandum non hanno partecipato soltanto, per quanto è dato di sapere, i leader dei sindacati (e in particolare il segretario della Cisl, Raffaele Bonanni, che si sta davvero distinguendo per una virulenta caccia ai lavoratori autonomi, la cui perla è stata quella di recuperare l’archeologia fiscale della minimum tax).

 

Ma vi hanno partecipato anche dei ministri della Repubblica. Gente seria come Padoa-Schioppa, Damiano ed Enrico Letta.

 

Non ci stiamo. perchè è inaccettabile che le scelte sulle nostre pensioni siano fatte da altri e sulle nostre spalle.

 

Sulle spalle cioè di chi già oggi fa i conti con una pressione fiscale e contributiva media largamente superiore al 50% del reddito che produce, rischiando di tasca propria e senza nessuna garanzia.

 

Sulle spalle di lavoratori autonomi e piccoli imprenditori che, in questi anni, hanno fatto davvero una gran fatica ad andare avanti.

 

Ma che non si sono fermati ed hanno continuato a costruire ricchezza ed occupazione.

 

Si. Non ci stiamo. non ci stiamo, dunque, per un elementare ragione di metodo politico. Ma non ci stiamo anche per ragioni sostanziali.

 

Perchè la gestione pensionistica dei commercianti ha i conti in ordine e presenta un solido attivo patrimoniale, largamente superiore ai 7 miliardi di euro.

 

Perchè ha un andamento positivo del rapporto tra attivi e pensionati.

 

Perchè all’aliquota contributiva del 17,99% bisogna sommare i due punti impliciti derivanti dal maggior minimale di reddito assunto a base di calcolo e dai minori trasferimenti dello Stato a fini assistenziali.

 

Perchè i lavoratori autonomi, i commercianti, debbono anche loro pensare oggi a costruirsi una pensione integrativa, visto che le pensioni pubbliche saranno davvero magre. Perchè con il sistema contributivo se aumentano i loro contributi, domani dovranno aumentare anche le loro pensioni.

 

Allora, si abbia il coraggio di chiamare le cose con il loro nome. e si dica che si è deciso di fare pagare il conto a qualcuno. E, visto che non si ha il coraggio, la forza, di tagliare la spesa pubblica e di affrontare un confronto duro con il sindacato, questo conto si è pensato bene di farlo pagare agli autonomi. Gente che lavora e che ai sacrifici è abituata. Ma soprattutto che non è abituata a scendere in piazza.

 

Se così fosse, saremmo di fronte ad una scelta ingiusta e penalizzante. Ma â€" aggiungo e sottolineo â€" saremmo anche di fronte ad una scelta miope.

 

Perchè anche la gente che di solito non scende in piazza, ad un certo punto non ce la fa più. E se gli aumenti i contributi pensionistici, se gli rivedi gli studi di settore per fare cassa, se gli tagli gli sgravi contributivi per gli apprendisti, se gli aumenti le tasse locali, alla fine dice basta.

 

Se così fosse, dicevo. Perchè questa mia conferenza stampa si vuole rivolgere anche a quei settori della maggioranza che hanno manifestato la loro contrarietà ad una simile impostazione.

 

Ieri, in una intervista, ad esempio, Tiziano Treu ha detto cose non dissimili da quelle che oggi io vi sto proponendo.

 

E, ci sono anche altri, all’interno del Governo e della sua maggioranza, che mostrano di non condividere un’impostazione della Finanziaria che conduca ad un inevitabile aggravio della pressione fiscale e contributiva complessiva.

 

Anche Fassino, e non solo lui, ha espresso preoccupazione all’idea che siano colpiti i ceti medi.

 

In tal senso è stata molto esplicita Linda Lanzillotta, che ammonisce “non c’è bisogno di accanirsi contro i ceti medi�, aggiungendo anche che se “è giusta la revisione degli studi di settore, però poi evitiamo di avere un approccio punitivo sul lavoro autonomo con misure come l’innalzamento dei contributi previdenziali.�

 

Detto in “soldoni�, non siamo soli a non condividere una finanziaria che prevede 15 miliardi di euro certi e di nuove, maggiori entrate per le casse dello Stato; e 15 miliardi di incerte riduzioni di spesa. E questo nonostante, come è noto, un andamento delle entrate davvero già sostenuto, quantificato in circa 5 miliardi di euro strutturali, cioè ormai stabili e permanenti. Invece? Invece, si continua a pigiare il pedale facile della pressione fiscale e le riforme strutturali in grado di incidere sulla dinamica della spesa pubblica vengono sostanzialmente rinviate.

 

Spero, dunque, che prevalga il buon senso. quello per il quale non si possono tagliare i ponti con una parte dell’Italia.

 

Quella che chiede semplicemente di potere lavorare in un paese in cui la pressione fiscale e contributiva sia messa sotto controllo e sia progressivamente ridotta.

 

Ridotta, certo, anche attraverso la lotta all’evasione e all’elusione.

 

Quella evasione che Bonanni vede annidata nel lavoro autonomo, ma che non io, ma Visco ha ricordato essere un problema generale. Un problema che riguarda tutte le categorie produttive e sociali, ivi compresi i lavoratori dipendenti.

 

Mancano ormai poche ore al varo da parte del Consiglio dei Ministri della Finanziaria.

 

Vedremo, dunque, se il buon senso prevarrà. Altrimenti non potremo che trarne le logiche conseguenze.

 

Vorrà dire che il buon senso sarà mancato da parte di chi oggi governa il paese.

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