Conferenza stampa su Finanziaria

Conferenza stampa su Finanziaria

Villasimius, 4 ottobre 2007

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4 ottobre 2007
Intervento del Presidente di Confcommercio Carlo Sangalli

Intervento del Presidente di Confcommercio Carlo Sangalli

Conferenza stampa su Finanziaria

Villasimius, 4 ottobre 2007

 

Innanzitutto desidero ringraziarvi per essere venuti a questo incontro, perché consente di fare il punto sulla Finanziaria 2008, sull'impatto che potrebbe avere sulla nostra economia e sul settore del terziario, che è qui a Villasimius, in questi giorni, rappresentato dalla sua dirigenza politica.

Cercherò di essere breve e diretto. Come avete sentito dall'analisi del dott. Bella, il responsabile dell'Ufficio Studi Confcommercio la nostra economia continua a crescere lentamente, troppo lentamente, come ora stanno ammettendo, anche gli altri osservatori sia nazionali che internazionali, rivedendo al ribasso, sia per il 2007 che per il 2008, le stime per il Pil.

Sono previsioni che ci preoccupano, sia perché certificano la distanza che ci separa dagli altri Paesi europei, sia perché richiamano con urgenza la necessità di una politica economica più incisiva, che purtroppo non vediamo concretizzarsi nella legge Finanziaria attualmente in discussione.

Perché questo è il vero nodo che la finanziaria non riesce a sciogliere: il rallentamento della crescita.

Una crescita che al contrario dovrebbe fondarsi su un maggior tasso di partecipazione al mercato del lavoro e su sensibili incrementi di produttività delle attività economiche, oltre che sul miglioramento strutturale del quadro della finanza pubblica centrale e territoriale.

A questo proposito vorrei sottolineare che avevamo condiviso l'impostazione del Libro Verde sulla spesa pubblica predisposto dal Ministero dell'Economia, nel quale sono state evidenziate le necessità di riforme strutturali in tutti i grandi comparti di spesa, dalla previdenza alla sanità al pubblico impiego, sia a livello di finanza centrale che territoriale. Ma oggi, nell'impianto della Finanziaria non ritroviamo molto di questi principi.

I provvedimenti ora varati dal Governo comportano, infatti, nel complesso, maggiori spese per circa 18,5 miliardi di euro, alla cui copertura concorrono maggiori entrate tributarie, all'incirca per 11,5 miliardi di euro (il 62%) , e riduzioni di spesa, per 7 miliardi di euro (all'incirca per il 38%), di cui però solo poco più della metà – 3, 7 miliardi di euro – derivanti dai processi di riqualificazione della spesa pubblica delineati in sede di disegno di legge finanziaria.

Dunque è grazie al positivo andamento delle entrate tributarie che è possibile assicurare gran parte degli spazi di manovra necessari a far fronte a nuovi impegni di spesa, mentre stentano ad emergere veri processi strutturali di controllo, riqualificazione e riduzione della spesa pubblica.

E' altrettanto discutibile poi la destinazione di queste risorse: abbiamo già sottolineato, rifiutandoci di firmare l'accordo sul welfare, come i costi per il superamento dello scalone pensionistico aggravi il tradizionale squilibrio della spesa sociale italiana che sarà ancora più sbilanciato sul versante previdenziale, lasciando margini ristretti, troppo ristretti, per incentivare una maggiore partecipazione al mercato del lavoro attraverso politiche attive e mirate.

Ne' si comprende poi cosa si intenda per tregua fiscale, con una pressione complessiva che rimane a dei livelli ben sopra il livello di guardia. Anzi, ormai è certificato, che già quest'anno la pressione salirà dal 42,8% del Pil segnalato dal Dpef al 43%.

Un incremento, rispetto al 40,6% del 2005, di 2,4 punti percentuali: un "salto" oggettivamente rapido, davvero troppo rapido.

E che dovrebbe essere tenuto presente nell'azione di contrasto e recupero dell'evasione e dell'elusione, azione sacrosanta e prioritaria per il Paese, ma che dovrebbe ispirarsi al principio del "pagare tutti per pagare meno", ma anche del "pagare meno per pagare tutti".

Vorrei ricordare a questo proposito che non a caso l'evasione fiscale è considerata da tre quarti degli italiani una patologia di tutta la società italiana. Lo stesso sondaggio, da noi commissionato, ci dice anche che quasi metà degli intervistati (48,4%) attribuisce l'extragettito all'aumento delle tasse e il 40% come il risultato della lotta all'evasione fiscale.

Bisogna rendere atto al Governo che nel disegno di legge finanziaria ci sono interventi in materia di fiscalità – a cominciare dal "forfettone", la tassazione forfetaria con aliquota al 20% per i contribuenti minimi – che vanno nella direzione della semplificazione fiscale e della riduzione dei costi da adempimenti, ma contemporaneamente bisogna anche ribadire che certo non c'è riduzione della pressione fiscale complessiva.

Perché anche le riduzioni dell'aliquota Irap o dell'aliquota nominale IRES si inseriscono in un contesto di mantenimento del gettito tributario atteso, anche per la rideterminazione della base imponibile, che dovrebbe a nostro avviso prevedere delle franchigie significative per le piccole e medie imprese.

Infine, brevemente, ma lo reputo un passaggio fondamentale, vorrei ragionare sulla redistribuzione delle entrate prevista dalla finanziaria.

Una parte delle entrate ottenute con il recupero dell'evasione saranno restituite attraverso riduzioni fiscali, sostegno economico per gli "incapienti", riduzioni Ici e sgravi per gli affitti.

Al di là dell'efficacia di alcune di queste misure – il bonus per gli incapienti non ha carattere strutturale e la riduzione dell'Ici rischia di essere vanificata dai processi di revisione degli estimi catastali - è soprattutto evidente come sia stata persa un'occasione: il miglioramento della finanza pubblica, grazie al più che positivo andamento delle entrate, avrebbe senz'altro consentito, a fronte di una più accorta selezione degli impegni di spesa, l'avvio di una graduale riduzione delle aliquote Irpef.

Il gettito dell'Irpef in tre anni è cresciuto del 15,1% e l'aliquota media è aumentata di quasi un punto. Questo punto potrebbe essere restituito ai contribuenti con un costo (7,3 miliardi di euro) compatibile con le risorse attualmente disponibili.

Con vantaggi immediati in termini di riduzione - o perlomeno di stabilizzazione - della pressione fiscale, sostegno ai redditi, e di conseguenza, incentivo alle dinamiche dei consumi, che come abbiamo visto, continuano a rallentare.

Anche per questo motivo diciamo che è mancato il coraggio al governo di fare una finanziaria più efficace ai fini della crescita dell'economia. Perché questa Finanziaria sarà anche leggera, ma non era quella di cui l'Italia ha bisogno oggi.

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