Conferenza stampa su "Previsioni economiche e inflazione"

Conferenza stampa su "Previsioni economiche e inflazione"

DateFormat

19 settembre 2003

 

INDICE

 

 

 

 

 

·                 Previsioni macroeconomiche

 

 

·                  Le dinamiche dei prezzi all’origine:

         listini industriali e prodotti agricoli

 

 

  •     L’aumento dei costi aziendali

         (un esempio: costo per lo smaltimento rifiuti)

 

 

  •     Chiudono le imprese commerciali

 

 

 

 

 

 


PREVISIONI MACROECONOMICHE

 

Economia internazionale

 

Il terzo trimestre del 2003 si sta chiudendo all’insegna di una situazione dell’economia internazionale ancora caratterizzata da elevati elementi di incertezza, in quanto non si intravede a breve la possibilità che si realizzi l’auspicata e diffusa ripresa mondiale.

Tra i grandi Paesi industrializzati solo gli Stati Uniti cominciano ad evidenziare segnali di miglioramento, derivanti essenzialmente dagli effetti sul sistema indotti dal consistente aumento dalle spese sostenute a fini bellici, con un PIL in aumento nel secondo trimestre del 3,1% in termini tendenziali.

L’economia dei Paesi aderenti all’euro continua a segnalare una situazione anche nel secondo trimestre molto critica con rischi di recessione in Germania, -0,6% il PIL rispetto allo stesso periodo del 2002, in Francia, 0,0% la crescita tendenziale, e Italia (+0,3% il PIL su base annua).

Solo la Spagna evidenzia, sulla spinta di una domanda interna per consumi da parte delle famiglie ed investimenti abbastanza positiva, una certa dinamicità con tassi di sviluppo che si mantengono su base annua ancora superiori al 2%.

Per la Francia e la Germania la situazione economica è aggravata anche da una evoluzione della finanza pubblica molto negativa: in entrambi i Paesi anche nel 2003 verrà superata la soglia del 3% del parametro deficit/PIL, per entrambi il valore dovrebbe risultare prossimo al 3,8%, situazione che non sembra destinata a subire consistenti modifiche nel 2004.

 

 

Economia italiana

 

La stagnazione economica che interessa il nostro Paese ormai da quasi un biennio, non sembra essersi ancora esaurita, come dimostrano la flessione del PIL dello 0,1% registrata nel periodo aprile-giugno del 2003 rispetto al trimestre precedente ed il netto ridimensionamento della crescita su base annua (dallo 0,7% del primo trimestre allo 0,3% del secondo).

E’ peraltro importante sottolineare come la tendenza alla diminuzione del PIL registrata nella prima parte dell’anno sia stata notevolmente attenuata dall’accumulo di scorte realizzato. Nel secondo trimestre al netto di questa componente il calo in termini congiunturali è stato dello 0,7%.

In considerazione del fatto che anche nel terzo trimestre, stando agli indicatori disponibili, lo sviluppo produttivo dovrebbe essere risultato particolarmente modesto, se non addirittura negativo, diviene sempre più probabile che nella media dell’intero 2003 il PIL italiano si attesti su di un valore prossimo allo 0,3%.

 

A mantenere compresso il potenziale di sviluppo del nostro Paese contribuiscono sia una domanda interna per consumi ed investimenti che segnala elementi di forte criticità, sia la domanda proveniente dall’estero con una dinamica dell’export negativa.

 

Per quest’ultima variabile, la contenuta ripresa (0,5%) registrata in termini congiunturali nel secondo trimestre, è da imputarsi più ad un rimbalzo tecnico, dopo la pesante caduta del primo trimestre, che ad un effettivo miglioramento della domanda proveniente dall’estero.

Pur essendosi ridimensionati alcuni problemi (euro forte, rischi sanitari), che avevano contribuito nei mesi precedenti a comprimere la dinamica dell’export, non sembra probabile che nei prossimi mesi, viste anche le difficoltà in cui versano i nostri principali partner europei ed i noti problemi di competitività delle nostre merci, si realizzi una ripresa tale da compensare le flessioni già registrate. Nella media di quest’anno, pertanto, le esportazioni in quantità dovrebbero segnalare, per il secondo anno consecutivo, un calo pari al –1,5%.

 

 

 

 

 

CONTO ECONOMICO RISORSE E IMPIEGHI

Variazioni congiunturali (in %)

 

2001

2002

2003

 

I

Trim.

II

Trim.

III Trim.

IV Trim.

I

Trim.

II

Trim.

III Trim.

IV Trim.

I

Trim.

II

Trim.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

P.I.L

0,7

0,0

0,0

-0,1

0,0

0,3

0,2

0,4

-0,1

-0,1

IMPORTAZIONI

4,0

-1,6

-4,2

-0,4

0,1

3,5

2,2

2,2

-4,6

2,8

CONSUMI FINALI

0,8

0,2

-0,2

0,0

0,0

0,6

0,4

0,8

0,4

0,3

 Spesa delle famiglie residenti

0,6

0,0

-0,5

-0,2

-0,1

0,7

0,4

1,0

0,2

0,4

 Spesa della P.A. e ISP

1,4

0,8

0,7

0,7

0,4

0,2

0,2

0,1

1,0

-0,1

INVESTIMENTI

2,8

-0,1

-0,7

-0,4

-0,8

0,2

1,9

4,0

-5,1

-1,4

- Macch., attr. e prod. vari

0,7

-0,8

-1,6

-1,8

1,0

0,3

1,9

4,4

-8,7

-0,5

- Mezzi di trasporto

8,1

1,3

-2,2

2,9

-7,4

4,8

3,0

7,8

-11,0

-7,4

- Costruzioni

3,6

0,3

0,8

0,1

-0,7

-1,2

1,7

2,5

1,0

-0,6

ESPORTAZIONI

3,2

-2,5

-2,4

-1,1

-3,2

4,7

3,3

-0,8

-5,7

0,5

FONTE: Elaborazioni Centro Studi CONFCOMMERCIO su dati  ISTAT

 

Per quanto concerne la spesa delle famiglie il dato complessivo, che segnala una crescita su base congiunturale dello 0,4% nel secondo trimestre, deve essere letto con una certa attenzione e cautela.

Se si guarda alla spesa effettuata sul territorio, al netto di quanto speso dagli italiani all’estero e comprensivo dei consumi effettuati dagli stranieri in Italia si registra, infatti, una dinamica in termini congiunturali molto più contenuta (0,2).

 

Il differente andamento registrato dalle due variabili conferma il permanere di un fenomeno già registrato nel 2002, che vede solo una parte delle maggiori spese sostenute dalle famiglie italiane tradursi in un incremento della domanda per consumi all’interno del nostro Paese e di conseguenza in una crescita della ricchezza nazionale.

Va anche sottolineato come il rallentamento dei consumi effettuati sul territorio italiano sia sintesi di andamenti non omogenei della domanda per beni e per servizi.

 

Per i beni si è registrata in termini congiunturali una ulteriore flessione (-0,4%) a cui si è contrapposta una ripresa della domanda per servizi (+0,8%).

 

Ad essere fortemente penalizzati sono stati i consumi di beni durevoli, per i quali in termini congiunturali si registra un calo del 3,9%, in contenuta crescita è risultata la domanda per i non durevoli sui quali ha pesato il permanere di una dinamica positiva della domanda per gli alimentari (0,4%).

 

 

 

 

SPESA SUL TERRITORIO ECONOMICO

Variazioni congiunturali (in %)

 

2001

 

 

 

2002

 

 

 

2003

 

 

I

Trim.

II

Trim.

III Trim.

IV Trim.

I

Trim.

II

Trim.

III Trim.

IV Trim.

I

Trim.

II

Trim.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

CONSUMI INTERNI

0,4

0,0

-0,6

-0,4

-0,3

0,5

0,2

0,8

0,0

0,2

BENI

0,3

0,2

-1,2

-0,7

-0,3

0,3

0,3

0,6

-0,1

-0,4

   Durevoli

1,8

0,7

-2,8

-1,3

-1,8

-0,2

1,0

3,6

-2,1

-3,9

   Non durevoli

-0,1

0,0

-0,8

-0,5

0,1

0,5

0,1

-0,2

0,5

0,6

SERVIZI

0,5

-0,2

0,3

0,0

-0,4

0,8

0,2

1,2

0,1

0,8

FONTE: Elaborazioni Centro Studi CONFCOMMERCIO su dati  ISTAT

 

Anche per quanto concerne i consumi la situazione non sembra aver ancora registrato una inversione delle tendenze in atto ed è pertanto probabile che nella media dell’anno la spesa sul territorio nazionale si attesti su di una crescita prossima allo 0,6% a fronte di un incremento della spesa delle famiglie dell’1,1%.

Particolarmente critica continua risultare la situazione dal lato degli investimenti che anche nel secondo trimestre hanno segnalato un ulteriore pesante calo in termini congiunturali (-1,4%). In considerazione dei bassi livelli di utilizzo della capacità produttiva e di prospettive ancora negative, è probabile che anche nel secondo semestre la situazione non registri una netta inversione di tendenza. A consuntivo la flessione dovrebbe attestarsi sul –2,0%.

Ad acuire i problemi dell’economia italiana contribuisce anche il ritorno ad agosto del tasso di inflazione su valori prossimi al 2,8%, con una crescita del 2,7% nella media del periodo gennaio-agosto 2003. Stanti le attuali condizioni, siccità estiva e riapprezzamento del dollaro, appare abbastanza difficile ipotizzare nei prossimi mesi l’avvio di un sensibile processo di rientro delle dinamiche inflazionistiche ed è presumibile che nella media del 2003 la crescita sia pari al 2,7%.

 

Solo il mercato del lavoro non sembra, come peraltro accaduto anche nei periodi precedenti, risentire negativamente della stasi produttiva in quanto evidenzia ancora una crescita abbastanza sostenuta degli occupati (+240 mila unità nella media delle prime due rilevazioni del 2003 pari al +1,1%), sia pure con forti differenziazioni a livello territoriale (nel mezzogiorno sembra infatti essersi esaurita la spinta espansiva che aveva caratterizzato l’ultimo biennio).

Questa anomalia del sistema italiano sembra ancora determinata dagli effetti delle sanatorie per la regolarizzazione dei lavoratori irregolari, situazione che di fatto rende abbastanza complessa l’individuazione della «nuova occupazione».

QUADRO MACROECONOMICO ITALIANO

(variazioni percentuali sull’anno precedente)

 

2001

 

2002

 

2003

 

2004

 

PIL

1,8

 

0,4

 

0,3

 

1,1

 

Importazioni di beni e servizi

1,0

 

1,5

 

1,8

 

3,9

 

Consumi finali interni

1,6

 

0,7

 

1,2

 

1,2

 

- Spesa delle famiglie residenti

1,0

 

0,4

 

1,1

 

1,2

 

          Spesa sul territorio

0,9

 

-0,2

 

0,6

 

1,1

 

- Spesa delle AP e delle ISP

3,5

 

1,7

 

1,4

 

1,1

 

Investimenti fissi lordi

2,6

 

0,5

 

-2,0

 

2,5

 

Esportazioni di beni e servizi

1,1

 

-1,0

 

-1,5

 

3,0

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

OCCUPATI (Var. assolute Migliaia)

435

 

315

 

170

 

250

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

INFLAZIONE

2,8

 

2,5

 

2,7

 

2,1

 

FONTE ISTAT E PREVISONI CENTRO STUDI CONFCOMMERCIO

 

Anche dal lato della finanza pubblica la situazione non appare particolarmente positiva: gli ultimi dati sul fabbisogno di agosto segnalano, nel complesso dei primi otto mesi dell’anno, un disavanzo per oltre 33 miliardi di euro, con un valore non dissimile da quella registrato nell’analogo periodo del 2002.

Va peraltro tenuto presente come il dato complessivo risenta degli effetti positivi sulle entrate delle diverse sanatorie il cui versamento è stato effettuato nei primi mesi dell’anno ed il cui ammontare, pur non ancora definito, dovrebbe aver raggiunto a consuntivo una cifra prossima se non superiore agli 8 miliardi di euro.

Stante questa situazione a fine anno, a meno  di operazioni straordinarie volte al netto contenimento delle spese correnti, il rapporto deficit/PIL si dovrebbe collocare su di un valore prossimo al 2,5-2,6%.

 

 

Le prospettive per il 2004

 

Il diffondersi della ripresa dall’economia americana e da alcuni Paesi asiatici ad altre aree dovrebbe favorire un graduale miglioramento nel corso del 2004 delle economie appartenenti all’area dell’euro.

Per alcuni Paesi quali Francia, Germania ed Italia solo nella parte finale dell’anno si potrà presumibilmente parlare di ripresa consolidata.

La crescita del commercio mondiale associata ad un riapprezzamento del dollaro, conseguenza anche di politiche da parte della FED più restrittive sui tassi, dovrebbe favorire un recupero delle dinamiche esportative italiane. Sul potenziale di sviluppo di questa variabile potrebbero peraltro continuare a gravare alcuni problemi di competitività.

 

Anche per la domanda interna il 2004 dovrebbe configurarsi come un anno di modesto miglioramento.

 

In particolare una evoluzione più positiva è attesa dal lato degli investimenti (2,5%) in quanto il recupero dell’attività e la necessità di migliorare la competitività sui mercati potrebbero spingere le imprese ad accelerare i piani di ammodernamento ed ampliamento del sistema produttivo.

 

In contenuto recupero dovrebbero risultare anche i consumi delle famiglie effettuati sul territorio economico (1,1%) in conseguenza: del miglioramento del contesto economico, dell’attenuarsi del clima di incertezza, di un’ulteriore crescita del mercato del lavoro e di un recupero dei redditi reali (attenuazione delle dinamiche inflazionistiche, rinnovo dei contratti e miglioramento dei mercati finanziari).

Dal lato del mercato del lavoro si sottolinea come la tendenza alla crescita dei livelli occupazionali (+250 mila unità), potrebbe registrare un miglioramento in presenza del concreto avvio della riforma Biagi.

Dal lato dell’inflazione nel corso del 2004 si dovrebbe registrare, in assenza di pressioni sulle componenti volatili (alimentare ed energia), una progressiva tendenza al rientro tale da determinare nella media del 2004 una crescita dei prezzi al consumo del 2,1%.

 

All’interno di questo contesto l’elemento di maggior criticità potrebbe essere rappresentato dalla finanza pubblica. Le dinamiche tendenziali dovrebbero portare, infatti, ad un aumento del rapporto deficit/PIL su valori superiori al 3%, anche in considerazione di una crescita inferiore di oltre mezzo punto percentuale rispetto alle stime indicate dal Governo nel DPEF.

E’ evidente che le scelte che verranno fatte all’interno della Legge finanziaria di prossima definizione potranno solo in parte, visto il vincolo imposto dalla finanza pubblica, modificare il profilo di sviluppo tendenziale dell’economia.

Va peraltro sottolineato come proprio la scarsità delle risorse disponibili richieda interventi mirati e di sicura efficacia sul sistema sia dal punto di vista congiunturale, che strutturale.

 

 

 


LE DINAMICHE DEI PREZZI ALL’ORIGINE:

LISTINI INDUSTRIALI E PRODOTTI AGRICOLI

 

Le dinamiche dei prezzi  nel 2003

 

Nel corso del 2003 l’inflazione italiana ha evidenziato una tendenza a permanere su livelli elevati sia in rapporto a quelli che erano gli obiettivi programmatici sia all’evoluzione riscontrata nella media della UEM. Nella media del periodo gennaio-agosto il dato italiano si è attestato su di un valore prossimo al 2,7%, oltre mezzo punto percentuale in più rispetto alla media dell’area dell’euro.

Se sullo scostamento del 2003 rispetto agli obiettivi programmatici un ruolo non trascurabile è stato svolto dalla pesante eredità lasciata dal 2002 (1,1 punto percentuale) va tenuto presente che nel corso dell’anno si sono verificati una serie di eventi che hanno impedito l’avvio del processo di rientro dell’inflazione.

Nella prima parte del 2003 a mantenere elevata la dinamica inflazionistica ha contribuito essenzialmente la componente energetica, sulla spinta dei forti rialzi delle materie prime petrolifere nei mesi precedenti la guerra in Iraq, a cui si è associata una evoluzione abbastanza sostenuta dei prezzi di alcuni servizi di pubblica utilità quali acqua e rifiuti solidi urbani.

 

INDICE DEI PREZZI AL CONSUMO- 2003

Variazioni percentuali sul mese precedente

CAPITOLI

2003

 

Gen.

Feb.

Mar.

Apr.

Mag.

Giu.

Lug.

Ago.

Indice generale

0,4

0,2

0,3

0,2

0,2

0,1

0,2

0,2

Alimentazione e bevande analcoliche

0,3

0,1

0,3

0,4

0,4

0,3

0,1

0,2

Frutta

0,2

0,2

0,4

0,6

0,6

1,4

0,5

0,5

Ortaggi e patate

0,5

-0,9

0,8

1,7

2,3

1,4

-1,2

-1,1

Bevande alcoliche e tabacchi

0,1

0,0

0,2

5,5

0,1

0,1

0,1

0,1

Abbigliamento e calzature

0,0

0,2

0,3

0,3

0,2

0,2

0,0

0,0

Abitazione, acqua, elettricità e comb.

1,1

0,5

0,5

0,5

-0,2

0,0

0,1

0,0

Acqua potabile

0,6

0,4

0,0

0,4

0,3

0,2

1,0

0,5

Raccolta rifiuti

0,7

0,3

0,3

0,6

0,0

0,6

-0,1

0,0

Elettricità e combustibili

2,0

0,9

0,8

0,5

-0,8

-0,3

-0,2

 

Mobili, articoli e servizi per la casa

0,0

0,4

0,1

0,1

0,4

0,0

0,1

0,2

Servizi sanitari e spese per la salute

0,1

-0,9

0,1

0,2

0,2

0,1

0,2

0,1

Trasporti

0,6

0,8

0,4

-0,2

-0,1

-0,3

0,6

0,8

Carburanti

2,5

1,4

1,4

-2,3

-2,7

-1,5

0,5

1,7

Comunicazioni

0,0

-0,1

0,0

-0,2

0,0

-0,5

0,0

-0,2

Ricreazione, spettacoli, cultura

0,2

0,1

0,0

-0,1

0,3

0,1

0,1

0,1

Istruzione

0,0

0,2

-0,1

0,1

0,0

0,0

0,2

0,0

Alberghi, ristoranti e pubblici esercizi

0,6

0,2

0,5

0,4

0,5

0,5

0,5

0,7

Altri beni e servizi

1,1

0,4

0,1

0,1

0,2

0,1

0,0

0,2

Assicurazioni

0,5

0,7

0,5

0,2

0,1

0,2

0,0

0,1

FONTE elaborazioni Centro Studi CONFCOMMERCIO su dati ISTAT

 

Esauritisi, almeno in parte, gli effetti del caro petrolio si attendeva nei mesi estivi, dato anche il confronto con un periodo nel quale lo scorso anno si registrarono dinamiche non molto contenute, l’avvio di una fase di graduale rientro.

Il mancato rientro nei mesi estivi delle dinamiche inflazionistiche, determinato da una evoluzione dei prezzi alimentari più sostenuta rispetto alle tradizionali dinamiche estive e dalla ripresa dei prezzi nel comparto energetico, ha portato ad un riacutizzarsi delle polemiche in merito alle cause ed ai comportamenti tenuti dai diversi settori dal lato dei prezzi.

Nonostante il ruolo svolto da alcuni settori dei servizi, anche pubblici, e la tendenza al riacutizzarsi di alcune pressioni provenienti dal settore energetico, derivanti dalla ripresa dei corsi della materia prima sui mercati e dal recupero del dollaro sull’euro, l’attenzione si è concentrata principalmente sul settore alimentare.

 

INDICE DEI PREZZI AL CONSUMO- 2003

Variazioni percentuali sullo stesso periodo dell’anno precedente

CAPITOLI

2003

Media

 

Gen.

Feb.

Mar.

Apr.

Mag.

Giu.

Lug.

Ago.

Gen. - Ago

Indice generale

2,8

2,6

2,7

2,7

2,7

2,7

2,7

2,8

2,7

Alimentazione e bevande analcoliche

2,5

2,3

2,4

2,2

2,3

2,9

3,3

3,6

2,7

  Frutta

5,8

5,6

5,1

4,7

3,7

3,7

5,0

5,8

 

  Ortaggi e patate

1,1

-2,0

-0,8

-2,8

-1,3

5,1

7,9

 

 

Bevande alcoliche e tabacchi

3,6

3,5

3,6

9,1

9,2

8,1

8,0

7,3

6,5

Abbigliamento e calzature

3,0

3,1

3,1

3,3

3,2

3,2

3,2

3,1

3,1

Abitazione, acqua, elettricità e comb.

2,7

3,0

3,7

4,2

3,8

3,8

3,3

3,3

3,5

  Acqua potabile

2,3

2,7

2,2

2,5

2,8

3,0

3,9

4,4

 

  Raccolta rifiuti

5,7

6,2

4,8

5,2

4,6

4,0

3,8

3,8

 

  Elettricità e combustibili

2,2

3,2

4,9

5,9

5,3

5,1

3,7

 

 

Mobili, articoli e servizi per la casa

2,1

2,1

2,1

2,2

2,1

2,0

2,1

2,1

2,1

Servizi sanitari e spese per la salute

1,1

-0,5

-0,7

-0,6

0,7

0,7

0,7

0,7

0,3

Trasporti

3,9

3,5

3,7

2,7

2,0

1,7

2,1

2,3

2,7

  Carburanti

8,0

8,6

8,5

2,0

-1,6

-2,6

-1,1

0,9

 

Comunicazioni

-0,8

-0,5

-0,4

-0,6

-0,6

-1,2

-1,2

-1,4

-0,9

Ricreazione, spettacoli, cultura

1,8

1,8

1,5

1,4

1,6

1,5

1,1

1,0

1,5

Istruzione

3,0

3,1

3,0

3,1

3,1

3,1

3,3

3,3

3,1

Alberghi, ristoranti e pubblici esercizi

4,1

3,8

4,0

3,9

4,0

4,1

4,2

4,6

4,1

Altri beni e servizi

4,4

4,1

4,1

3,8

3,7

3,6

3,4

3,3

3,8

  Assicurazioni

7,3

7,8

8,0

6,4

5,8

5,8

4,1

4,2

 

FONTE elaborazioni Centro Studi CONFCOMMERCIO su dati ISTAT

 

In molti casi si è arrivati a parlare di operazioni speculative da parte della distribuzione senza tener conto che negli ultimi tempi si sono accumulate sul settore alimentare una serie di pressioni provenienti della produzione, sia agricola che industriale.

 

 

Le responsabilità dei settori nel processo inflazionistico

 

Il corretto confronto statistico tra indici dei prezzi alla produzione industriale e indice dei prezzi al consumo, smentisce in modo inequivocabile le tesi precostituite, diffuse periodicamente dai media, circa il comportamento speculativo delle imprese della distribuzione commerciale.

I dati ufficiali dell’ISTAT, infatti, evidenziano come non sussista, tra prezzi all’origine e prezzi finali, un differenziale tale da autorizzare a parlare di una forbice divergente, cioè tendente ad allargarsi, determinata da una crescita fuori controllo dei prezzi al consumo.

 

 

VARIAZIONE % DEI PREZZI GEN.- LUG. 2003

RISPETTO A GEN. – LUG. 2002

 

 

Prezzi alla produzione

(a)

 

Prezzi al consumo

(b)

differenza

(b) – (a)

Beni di consumo

1,8

 

 

2,3

 

0,5

 

 - Alimentari e bevande

2,3

 

 

2,7

 

0,4

 

FONTE elaborazioni Centro Studi CONFCOMMERCIO su dati ISTAT

 

Nei primi sette mesi di quest’anno, relativamente ai beni di consumo - gli unici, è bene ribadirlo, che transitano per il sistema commerciale - la dinamica dei prezzi al consumo è risultata, rispetto all’analogo periodo del 2002, sostanzialmente in linea con la produzione.

 

La scostamento di cinque decimi di punto è imputabile in larga misura alla dinamica dei beni alimentari e bevande che segnalano una differenza tra produzione e consumo di quattro decimi.

Tale andamento è spiegabile con la presenza tra i prodotti al consumo di frutta e ortaggi freschi, che non rientrano ovviamente nelle lavorazioni dell’industria alimentare e che risentono in misura elevata degli andamenti all’origine dei prezzi agricoli, influenzati da shock sull’offerta connessi con i fenomeni climatici stagionali più o meno avversi.

Stando ai dati elaborati dall’ISMEA proprio nei mesi estivi per alcuni prodotti di stagione, in seguito alle avverse condizioni metereologiche verificatesi in primavera ed in estate e che hanno portato a sensibili cali produttivi, si sono riscontrati all’origine aumenti prossimi al 30/40%, con punte del 100%.

Anche per i prodotti trasformati di origine industriale negli ultimi mesi si sono riscontrati una serie di aumenti.

 

 

 

 

L’indice dei prezzi alla produzione nazionale dei prodotti alimentari elaborato dall’ISTAT segnala a luglio dinamiche tendenziali prossime al 2,5%, con punte più elevate per le carni, la frutta e gli ortaggi e le bevande.

 

FONTE elaborazioni Centro Studi CONFCOMMERCIO su dati ISTAT

 

Se si considerano i prodotti alimentari freschi si ha l’andamento sotto riportato:

 

PREZZI AGRICOLI ALLA PRODUZIONE

Prezzi €/kg e variazioni %

PRODOTTI

Giugno
Luglio
Agosto

 

2002

2003

Var%

2002

2003

Var%

2002

2003

Var%

ALBICOCCHE

0,67

1,30

95,1

0,82

1,15

40,8

 

 

 

PESCHE

0,54

0,89

64,2

0,49

0,92

89,5

0,46

0,79

71,9

PERE

0,61

0,66

8,2

0,59

0,77

31,6

0,43

0,61

43,8

MELE

0,55

0,54

-1,8

 

 

 

0,36

0,40

11,1

MELONI

0,62

0,46

-25,6

0,30

0,37

25,7

0,24

0,42

79,0

COCOMERI

 

 

 

0,15

0,16

9,3

0,08

0,21

172,4

POMODORI

0,60

0,63

5,9

0,44

0,46

3,6

0,44

0,57

28,9

RADICCHIO

0,51

0,62

21,8

0,45

0,73

64,0

0,71

0,85

19,0

PATATE

 

 

 

 

 

 

0,18

0,22

23,6

 Novelle

0,08

0,20

145,5

0,07

0,13

84,8

 

 

 

FONTE elaborazioni Centro Studi CONFCOMMERCIO su dati ISMEA

 

FONTE elaborazioni Centro Studi CONFCOMMERCIO su dati ISMEA

 

Al di là dei dati ufficiali, infatti, ulteriori conferme di un andamento dei prezzi all’origine molto più “effervescente” di quanto sostenuto dalle organizzazioni industriali e dalle associazioni dei consumatori, derivano dall’analisi dei listini dei fornitori relativi al settore del largo consumo confezionato e dei prodotti freschi.

 

Sulla base di un monitoraggio effettuato presso le principali aziende alimentari aderenti alla FAID Federdistribuzione, l’aumento medio ponderato dei listini industriali nel settore del largo consumo è stato, nel periodo gennaio-luglio 2003, pari a circa il 3%, come sintesi di una variazione del 2,6% nei prodotti confezionati e del 3,6% nei prodotti freschi.

 

Punte significative di incrementi dei listini si toccano nei “salati” (pasta, pelati, olio, etc.) con +4,5%, nelle bevande (+3,5%), nei latticini (+3,8%), nella profumeria (+4,0%).

Andamenti non dissimili, e in alcuni casi più accentuati, vengono evidenziati anche dalla distribuzione indipendente, relativamente agli aumenti dei listini industriali presentati dalle grandi marche nel primo semestre di quest’anno.

 

Nella media, gli incrementi si collocano intorno al 4,5%, con punte superiori, intorno al 6%, per gli olii e picchi di circa l’8% per carne e tonno in scatola e oscillanti tra il 10% ed il 20% per i vini.

 

 

 

AUMENTI DEI LISTINI INDUSTRIALI PER

ALCUNI PRODOTTI DI MARCA

 

Variazioni percentuali primo semestre 2003 su primo semestre 2002

 

 

 

 

PASTA

3,0 - 6,0%

 

RISO

3,0 - 5,0%

 

PRODOTTI DA FORNO - SNACK

3,0 - 10,0%

 

CIOCCOLATA E CARAMELLE

4,0 - 9,0%

 

LATTE E FORMAGGI

2,0 - 5,5%

 

OLII

4,0 - 10,0%

 

SURGELATI

3,0 - 5,0%

 

CARNE IN SCATOLA

4,0 - 8,0%

 

TONNO IN SCATOLA

4,0 - 10,0%

 

CONSERVE, SOTTOLIO E SOTTACETI

4,0 - 5,0%

 

 

 

 

SUCCHI E BEVANDE

 

 

  a base di frutta

3,5 - 6,0%

 

  analcoliche

3,0 - 7,0%

 

 

 

 

THE E CAMOMILLA (ANCHE BEVANDE)

3,0 - 5,0%

 

VINI E ALCOLICI

3,0 - 20,0%

 

 

 

 

PRODOTTI PER L'INFANZIA

 

 

  Pannolini

4,0 - 7,0%

 

  Alimentari

3,5 - 5,0%

 

 

 

 

CURA DELLA PERSONA

3,0 - 10,0%

 

PRODOTTI PER ANIMALI DOMESTICI

3,0 - 5,0%

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

AUMENTI DEI LISTINI INDUSTRIALI PER

ALCUNI PRODOTTI DI MARCA

 

 

Variazioni percentuali (sui precedenti listini) con decorrenza settembre-ottobre 2003

 

 

 

 

 

BIRRE

 

3,0%

 

SUCCHI DI FRUTTA

 

5,5%

 

CONFETTURA DI FRUTTA

 

7,0%

 

PRODOTTI DIETETICI, DESSERT E DRINK

 

3,8%

 

LATTE

 

3,3%

 

FORMAGGI FRESCHI E FUSI

 

2,0%

 

FORMAGGI STAGIONATI

 

6,0%

 

SALUMI E INSACCATI

 

6,0%

 

PULIZIA CASA E TESSUTI

 

2,5%

 

CURA DELLA PERSONA

 

2,5%

 

 

 

 

 

 

 

FONTE: CONFCOMMERCIO

I dati sono stati elaborati sulla base di listini pervenuti alle imprese e le "forchette" fanno riferimento ai prezzi praticati alle diverse tipologie di vendita o aziende.

 

 

 

A questi aumenti dal lato dei prezzi dei prodotti si sono sommati gli incrementi:

 

·         del costo del trasporto, il cui onere viene in molti casi sostenuto dalla distribuzione;

 

·         dei costi per la conservazione dei prodotti, derivanti da un più elevato utilizzo dell’energia, il cui prezzo risulta peraltro in sensibile aumento, viste le particolari condizioni atmosferiche;

 

·         del costo dei servizi bancari, postali ed assicurativi;

 

·         dei prezzi di alcuni servizi di pubblica utilità quali acqua e smaltimento rifiuti che rappresentano una parte rilevante dei costi di gestione delle imprese commerciali.

 

Va sottolineato, inoltre, come i problemi di percezione del prezzo e degli aumenti legati alla conversione della lira in euro non sono stati ancora completamente superati, inducendo in alcuni casi ad una sovrastima delle variazioni.

 

Alla luce di questi elementi appare quanto mai pretestuoso attribuire il mancato rientro dell’inflazione a comportamenti speculativi della distribuzione che ha solo rappresentato l’ultimo anello di una catena e la parte più visibile di un sistema che ha al suo interno, in modo abbastanza diffuso, elementi che tendono ad innalzare i costi di produzione e di conseguenza i prezzi di vendita.

 


L’AUMENTO DEI COSTI AZIENDALI

 

La diversità di tipologie merceologiche e distributive rende particolarmente complessa l’individuazione di una struttura di costi omogenea per il complesso del settore distributivo.

E’ peraltro difficile, in molti casi, scomporre le diverse voci di costo (es. l’affitto può comprendere oltre che lo spazio di vendita anche il magazzino ed alcuni oneri accessori, come nel costo del lavoro può rientrare il mensile che il titolare si assegna come compenso dell’attività «non imprenditoriale» svolta all’interno dell’azienda, nel trasporto possono essere compresi anche i costi di assicurazione della merce, ecc.) per cui si è proceduto ad aggregazioni sintetiche.

In linea generale è comunque possibile individuare una struttura media di riferimento dell’incidenza delle diverse voci di costo rappresentativa del settore.

COSTO PER LO SMALTIMENTO DEI RIFIUTI UTENZE NON DOMESTICHE

(EVOLUZIONE TEMPORALE 2002-2003) (*)

TIPOLOGIA DI UTENZA

TARSU 2002 (€/MQ)

TARI 2003 (€/MQ)

VAR%2002-2003

Firenze

Palermo

Brescia

Firenze

Palermo

Brescia

Firenze

Palermo

Brescia

Musei, biblioteche, scuole

1,54

2,81

0,62

1,71

3,65

2,04

11,04

30,06

229,03

Cinema, teatri

2,02

2,81

1,93

2,25

3,51

1,86

11,39

25,07

-3,63

Autorimesse, magazzini

1,67

2,81

1,24

1,86

3,51

2,34

11,38

25,07

88,71

Campeggi, distributori, impianti sportivi

1,67

3,37

3,40

1,86

4,21

2,58

11,38

25,01

-24,12

Autosaloni

2,45

2,81

1,38

2,73

3,51

1,28

11,43

25,07

-7,25

Alberghi

5,87

6,45

1,73

6,55

8,07

1,89

11,58

25,06

9,25

Case di cura, di riposo e ospedali

1,67

6,45

3,87

1,86

8,07

2,49

11,38

25,06

-35,66

Uffici e studi professionali

6,35

5,05

3,31

7,08

6,31

3,28

11,50

24,91

-0,91

Banche e istituti di credito

5,91

8,42

4,14

6,59

11,79

3,97

11,51

40,04

-4,11

Abbigliamento, calzature, librerie e cartolerie

5,34

5,05

3,45

5,96

6,31

3,59

11,61

24,91

4,06

Edicole, farmacie, tabaccherie

5,91

5,05

3,45

6,59

6,31

3,59

11,51

24,91

4,06

Parrucchieri

4,90

3,37

2,76

5,47

4,21

2,70

11,63

25,01

-2,17

Falegnami, idraulici

4,21

3,37

2,76

4,69

4,21

2,70

11,40

25,01

-2,17

Carrozzerie, autofficine

4,51

2,81

2,76

5,03

3,51

2,70

11,53

25,07

-2,17

Attività idustriali con capannoni

4,21

5,05

3,31

4,69

6,31

3,12

11,40

24,91

-5,74

Ristoranti, trattorie, pizzerie

8,19

6,45

4,49

9,13

9,03

11,15

11,48

39,93

148,33

Mense, birrerie

8,19

7,86

4,23

9,13

10,21

9,71

11,48

29,93

129,55

Bar, caffè, pasticcerie

8,14

6,45

4,23

9,08

8,07

7,91

11,55

25,06

87,00

Supermercati

6,13

7,86

3,62

6,84

10,21

4,03

11,58

29,93

11,33

Plurilicenze alimentari

6,13

5,33

3,62

6,84

6,66

5,22

11,58

24,94

44,20

Ortofrutta, pescherie, fioristi

8,14

8,98

4,83

9,08

11,23

14,35

11,55

25,05

197,10

Ipermercati di generi misti

6,18

7,86

4,49

6,89

10,21

4,30

11,49

29,93

-4,23

Discoteche

8,01

5,05

3,11

8,94

7,07

2,97

11,61

39,96

-4,50

Ingrosso beni diversi

5,91

5,05

4,49

6,59

6,31

4,03

11,51

24,91

-10,24

 (*)= Gli importi sono da intendersi al netto della sovraimposta provinciale e dell'IVA pari al 10%

Fonte= Comuni di riferimento

Legenda= TARI: tariffa rifiuti TARSU: tassa sui rifiuti solidi urbani


Struttura dei costi delle imprese commerciali

 

 

 

Incidenza

media

Variazione in %

dei costi

GEN. - LUG. 2003 su GEN. - LUG. 2002

COSTO DEL LAVORO

22%

2,5

AFFITTI (magazzino compreso)

18%

2,9

TRASPORTI

6%

3,3

TASSE LOCALI (compreso smaltimento rifiuti)

6%

10,0

SERVIZI DI PUBBLICA UTILITA’ (Acqua energia, banche, poste, assicurazioni, comunicazioni)

8%

4,9

MERCE

40%

1,9

TOTALE

100%

3,0

 

 

Gli aumenti registrati nella media dei primi sette mesi del 2003 rispetto all’analogo periodo dello scorso anno dalle singole voci e applicati a questa struttura di costi portano ad individuare una crescita media del 3,0% dal lato dell’input.

 

In considerazione del fatto che l’inflazione al consumo per la componente relativa ai beni nel periodo gennaio - luglio 2003 rispetto a gennaio - luglio 2002 è stata del 2,3% è evidente che le imprese commerciali hanno operato una riduzione dei margini.


 

CHIUDONO LE IMPRESE COMMERCIALI

 

La presenza di una domanda per beni di consumo sostanzialmente negativa da quasi un biennio e la contemporanea tendenza all’aumento dei costi di gestione delle imprese hanno condizionato, in modo determinante, la stabilità delle imprese sul mercato.

 

In sostanza si sono accentuati i processi di ristrutturazione in tutte le componenti della filiera, dall'ingrosso fino alla distribuzione finale, spingendo alla chiusura numerose aziende, ormai fuori mercato o interessate da processi di concentrazione.

 

Per il settore del commercio il bilancio del 2002 è stato negativo in quanto ha evidenziato il persistere di uno stock di cancellazioni molto elevato che ha poi determinato saldi negativi sia nel comparto del commercio all’ingrosso e degli intermediari, sia nel comparto delle manutenzioni e riparazioni di autoveicoli, mentre nel settore del dettaglio il saldo è stato lievemente positivo, ma solo per poche unità essendo comunque rilevante il numero delle cancellazioni (54.191).

 

NATI/MORTALITA' DELLE IMPRESE IN ITALIA- 2002

 

Iscritte

Cessate

Saldo

Commercio

91.808

95.349

-3.541

  Comm., manut. e rip. autov. e motocicli

7.259

9.366

-2.107

  Ingrosso, intermediari comm. escl. autov.

30.329

31.792

-1.463

  Dettaglio escl. autov.; rip. beni pers.

54.220

54.191

29

 

 

 

 

TOTALE IMPRESE

417.204

347.074

70.130

Fonte:  Elaborazioni Centro Studi Confcommercio su dati Movimprese

 

Solo il Mezzogiorno ha presentato una dinamica imprenditoriale più sostenuta (25.058 iscrizioni di nuove imprese nel dettaglio, rispetto a 20.518 cessazioni) con un andamento che si distanzia dal Centro-Nord dove il sistema della distribuzione è sottoposto a maggiori tensioni competitive con indubbie conseguenze negative sulla tenuta di molte aziende, soprattutto di piccole dimensioni.

 

La situazione è rimasta critica anche nella prima metà del 2003 in quanto il commercio nel suo complesso ha evidenziato un elevato numero di cessazioni (52.270 unità in gran parte nel settore del dettaglio) rispetto alle iscrizioni e ciò ha poi determinato un saldo negativo del settore di oltre 3 mila unità.

 

NATI/MORTALITA' DELLE IMPRESE IN ITALIA - I SEMESTRE 2003

 

Iscritte

Cessate

Saldo

Commercio

48.951

52.270

-3.319

  Comm., manut. e rip. autov. e motocicli

4.127

5.474

-1.347

  Ingrosso, intermediari comm. Escl. autov.

17.067

17.603

-536

  Dettaglio escl. autov.; rip. beni pers.

27.757

29.193

-1.436

 

 

 

 

TOTALE IMPRESE

222.877

190.595

32.282

Fonte:  Elaborazioni Centro Studi Confcommercio su dati Movimprese

 

Associando a questo dato quello desunto dalle indagini periodiche dell’Istat sulle Forze Lavoro e relativo all’andamento dell’occupazione indipendente, si ha un quadro più preciso dello stato di crisi che attraversa da tempo  il settore.

 

Riflettendo un andamento già presente negli anni passati, nel 2002 la componente indipendente del commercio ha registrato una perdita di occupati pari a 48 mila unità rispetto all’anno precedente, mentre i lavoratori dipendenti sono cresciuti di 87 mila unità.

 

Nel 2003 i dati relativi alle rilevazioni di gennaio e aprile indicano un recupero molto esiguo degli indipendenti (+15 mila unità rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente) che si è concentrato soprattutto nel Nord dove probabilmente la crisi di molte fabbriche ha spinto diversi lavoratori ad intraprendere un’attività alternativa.

 

OCCUPATI NEL COMMERCIO (Dati in migliaia - variazioni assolute)

 

1997

1998

1999

2000

2001

2002

Gen.Apr.   2003

COMMERCIO

-11

32

42

69

39

39

37

DIPENDENTI

26

29

105

95

42

87

22

INDIPENDENTI

-37

3

-63

-26

-4

-48

15

Fonte:  Elaborazioni Centro Studi Confcommercio su dati Istat 

 

Va sottolineato, comunque, che questo recupero non incide sul forte ridimensionamento dell'occupazione indipendente che si registra dal 1996 quando i lavoratori indipendenti del commercio superavano 1,9 milioni di unità e rappresentavano circa il 60% degli occupati del settore, mentre oggi il loro numero supera di poco 1,7 milioni di unità (il 50% del totale).

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