Confronto tra il Governo e le Parti sociali

Confronto tra il Governo e le Parti sociali

Palazzo Chigi, 4 marzo 2009

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4 marzo 2009
Palazzo Chigi, 4 marzo 2009

 

Palazzo Chigi, 4 marzo 2009

 

Signor Presidente,

 

grazie, anzitutto, per questa nuova opportunità di confronto tra il Governo e le parti sociali.

 

E’, infatti, un confronto più che mai necessario, perché è ormai chiaro che la crisi con cui l’economia globalizzata si sta misurando sarà più lunga e più acuta di quanto era stato inizialmente previsto.

 

E’ bene, dunque, guardare alla crisi ed alle sue prospettive con un atteggiamento realista. Senza pessimismo, certamente. Ma anche senza sottovalutazioni di difficoltà che sono profonde e che richiedono risposte adeguate.

 

Questo approccio realista riconosce che, rispetto alla crisi finanziaria, l’Italia può fortunatamente far conto su un sistema bancario tradizionalmente più prudente.

 

Ma gli altri elementi di forza del sistema-Italia – le famiglie ed il loro capitale fiduciario, le PMI e la loro flessibilità – rischiano rapidamente di deperire per l’intensità e la velocità con cui la crisi finanziaria si sta trasmettendo all’economia reale e, in particolare, per la crescita della disoccupazione.

 

Senza dimenticare che, sul nostro Paese, pesano naturalmente nodi irrisolti e svantaggi competitivi di più lungo periodo.

 

Alla crisi, dunque, bisogna reagire con tempestività e con coraggio.

 

Con la tempestività di misure anticrisi – come quelle assunte dal Governo con due successivi decreti – e che opportunamente cercano di riattivare il circuito della fiducia nel sistema bancario e tra le banche e le imprese; di ampliare le tutele sociali, anche sulla scorta dell’importante intesa raggiunta con le Regioni; di sostenere specifiche filiere produttive.

 

Quanto al sistema bancario ed al rapporto tra banche ed imprese, è evidente la crescente difficoltà, soprattutto da parte delle PMI, nell’accesso ad adeguati finanziamenti.

 

Ai fini della riattivazione del circuito della fiducia nel sistema bancario – data la portata “globale” della crisi finanziaria – resta dunque fondamentale il coordinamento internazionale: tanto per la definizione e l’adozione di un nuovo sistema di regole - ivi compresa una profonda riconsiderazione delle regole di Basilea 2 – quanto per una politica monetaria espansiva e per la soluzione della questione dei titoli “tossici”.

 

In Italia, le misure previste ai fini del rafforzamento patrimoniale del sistema bancario sono state giustamente condizionate agli impegni che le banche richiedenti assumeranno per assicurare l’accesso al credito da parte delle famiglie e delle piccole e medie imprese, nonché per lo sconto dei crediti vantati da queste imprese nei confronti delle pubbliche amministrazioni.

 

Chiediamo, dunque, particolare vigilanza su questi impegni, anche con la rapida attivazione, presso le Prefetture, degli osservatori territoriali sul credito, al cui interno potrebbe essere collocata una figura simile al “mediatore del credito” previsto nel modello francese.

 

Sul versante dei crediti vantati dalle imprese nei confronti delle pubbliche amministrazioni – pari a circa 2,5 punti di PIL – occorre che tutti i soggetti istituzionalmente competenti agiscano per l’accelerazione dei tempi di pagamento e che lo sconto di tali crediti sia agevolato attraverso strumenti di garanzia resi dal sistema assicurativo e dalla SACE.

 

Essenziale è, poi, il sostegno dell’attività svolta dai consorzi fidi, in particolare con l’attivazione della garanzia dello Stato e con più consistenti risorse destinate al fondo centrale di garanzia.

 

In generale, l’individuazione di strumenti e di robuste dotazioni per la prestazione di garanzie pubbliche è oggi determinante sia per promuovere operazioni di consolidamento e ristrutturazione di medio termine delle esposizioni a breve delle imprese nei confronti delle banche, sia per il sostegno degli investimenti.

 

E’ una linea d’azione – a nostro avviso – che andrebbe attentamente considerata anche in riferimento alla riprogrammazione della quota nazionale del Fondo per le aree sottoutilizzate, accanto al finanziamento delle infrastrutture locali immediatamente cantierabili.

 

All’emergenza liquidità bisogna rispondere, insomma, mobilitando un’ampia gamma di strumenti, ivi compresa la velocizzazione del rimborso dei crediti fiscali ed il potenziamento dei crediti d’imposta; rendendo immediatamente operative tutte le misure fin qui varate in via legislativa; apprestandone di nuove e con maggiori dotazioni; chiedendo al sistema bancario di fare sino in fondo la propria parte a sostegno dell’economia reale.

 

A sostegno, ancora, dell’economia reale, chiediamo particolare vigilanza nell’attuazione di un’equa rivisitazione dei parametri degli studi di settore, che tenga conto tanto degli andamenti a consuntivo di un difficilissimo 2008, quanto delle previsioni concernenti un ancor più difficile 2009.

 

Così pure, sollecitiamo il riesame di taluni aspetti della più recente disciplina in materia di IRES, con particolare riferimento ai limiti posti alla deducibilità degli interessi passivi ed all’abolizione degli ammortamenti anticipati.

 

L’elenco delle questioni che ho fin qui segnalato si inserisce, naturalmente, in un’agenda più generale, che ricomprende esigenze di rafforzamento degli ammortizzatori sociali e di sostegno ai consumi delle famiglie, così come di spinta agli investimenti infrastrutturali – anche con il decollo della Banca del Mezzogiorno - ed in particolare – lo ricordavo prima - a quelli immediatamente cantierabili.

 

Torna dunque, nel complesso, il problema dell’agibilità da parte del nostro Paese di una politica di bilancio più espansiva.

 

Una politica che sostenga la crescita, pur sapendo che non sono i Governi a fare il PIL, e che, certo, il debito non si cura con altro debito.

 

Ma, intanto, è necessaria questa politica?

 

Sì, perché, giusto ieri l’altro, l’Istat ha ricordato che il dato del Pil per il 2008 – meno 1% - è il peggior dato dal 1975. Sì, perché, nel 2008, la rete commerciale del nostro Paese si è ridotta, al netto delle nuove aperture, di un punto vendita ogni 14 minuti circa.

 

Sì – soprattutto – perché tutti sappiamo che questi dati rischiano di divenire ben peggiori nel 2009.

 

E’ possibile questa politica?

 

Sì, nel quadro di un’Europa più politicamente consapevole della portata straordinaria della crisi e dei suoi sviluppi.

 

Sì, proseguendo nel contrasto e recupero di evasione ed elusione.

 

Sì – soprattutto - nel quadro di uno scambio tra scelte qualificate di mobilitazione ed investimento della spesa pubblica, da una parte, e riforme della struttura di questa spesa - ivi compresa la spesa sociale, ivi compresa la spesa previdenziale – dall’altra.

 

Insomma, è soprattutto nei tempi difficili che occorre la responsabilità delle riforme coraggiose.

 

Nel mondo, in Europa, in Italia.

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