Confturismo: 2011 anno di "convalescenza" per il settore

Confturismo: 2011 anno di "convalescenza" per il settore

Secondo il presidente Bocca, la ripresa vera per il turismo italiano non arriverà prima del 2012. Tra le criticità, la tassa di soggiorno e l'Imu. Le crisi in Egitto e Tunisia pesano duramente sugli affari di agenzie viaggi e tour operator.

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14 febbraio 2011

La ripresa vera, per il turismo italiano, non arriverà prima del 2012 e quello iniziato da due
mesi si preannuncia un anno di "convalescenza", anche se gli operatori del settore seguono con preoccupazione il dibattito su nuove tasse come quella di soggiorno o l'Imu. Parallelamente, le crisi in Egitto e Tunisia rischiano di colpire duramente gli affari di agenzie viaggi e tour operator: l'Egitto da solo, infatti, vale un quarto del fatturato delle vacanze all'estero degli italiani. E' questo il quadro che Bernabo' Bocca, presidente di Confturismo, associazione che rappresenta oltre il 70% delle
imprese turistiche italiane, traccia a pochi giorni dal salone Bit, appuntamento che raccogliera' a Fieramilano dal 17 al 20 febbraio i principali attori del comparto. ''I problemi non mancano - ha sottolineato Bocca - a partire dalla fiscalita', con un'Iva doppia rispetto a quella che i nostri competitor pagano in Francia, un'Imu che rischia di essere piu' cara del 20-30% rispetto all'Ici e una tassa di soggiorno che all'inizio pesera' solo sulle spalle degli albergatori''. "Dopo il -5% nel fatturato registrato l'anno scorso ''il 2011 - ha assicurato Bocca - sara' un anno di convalescenza: gli americani torneranno a viaggiare, arriveranno i cinesi e poi ci sono mercati interessati all'Italia come quello russo, anche se pure qui c'e' un problema, perche' i consolati non rilasciano i visti
con tempismo per carenza di fondi''. E, infine, c'e' il problema di Tunisia ed Egitto, il cui
blocco come destinazione turistica, secondo quanto gia' denunciato nei giorni scorsi da Federviaggi e Fiavet, federazioni aderenti a Confturismo, pone a rischio nel breve periodo 2 mila imprese e circa 20 contratti di lavoro che potrebbero non essere rinnovati.

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