CONGRESSO DELL'ISTITUTO NAZIONALE DI ARCHITETTURA

CONGRESSO DELL'ISTITUTO NAZIONALE DI ARCHITETTURA

ROMA, 20 GENNAIO 2000 (sintesi)

DateFormat

20 gennaio 2000
ARCHITETTURA E SOCIETA'

SERGIO BILLE' AL CONGRESSO DELL'ISTITUTO NAZIONALE DI ARCHITETTURA

 

Roma 20 gennaio 2000

 

 

Per introdurre il tema di questa Tavola rotonda: Architettura e Società mi sovviene una citazione tratta dal libro dei Proverbi: "Un popolo che ha ambizione, costruisce".

Anche se per quanto riguarda l'Italia la percezione è che da noi si costruisce poco e si restaura molto.

Ma adesso assistiamo ad un periodo di grandi cambiamenti e i commercianti ne fanno parte sia innovando sia resistendo, sia in parte subendo.

 

Subiamo l'eccesso dei costi di distribuzione dei prodotti; l'incidenza della carenza di infrastrutture del sistema-mobilità del Paese incide sul costo industriale del 10-12% di fronte al 6-7% di altri paesi europei e questo si riversa sul costo al dettaglio.

Subiamo I'emergere di normative che crescono su se stesse, isolate.

L'incidenza di questi fattori citati assume un peso rilevante sulla qualità del sistema distributivo delle nostre città.

 

Per costruire interventi mirati a rivitalizzare il tessuto urbano occorre non dimenticare:

- l'importanza dell'attività commerciale nel contesto di convergenza dell'economia europea nell'ambito del mercato interno;

- il ruolo svolto dal commercio per coesione economica e sociale nelle regioni meno sviluppate, nelle zone urbane e rurali;

- la necessità di trasferire nuova tecnologia e formazione per il miglioramento della competitività delle imprese commerciali.

 

Le iniziative volte al recupero urbano e alla rivitalizzazione dei centri storici quindi, non possono trascurare l'obiettivo del necessario consolidamento della funzione commerciale delle città.

Occorre privilegiare quegli investimenti delle imprese commerciali che facciano parte di strategie coerenti ed integrate di sviluppo del territorio quali quelli aventi ad oggetto la rivitalizzazione economica e sociale dei centri urbani, la lotta contro la desertificazione delle zone rurali o delle zone storiche, e i collegamenti in rete degli operatori economici locali. 

 

La minore domanda di investimenti in costruzioni registrata negli ultimi anni non sembra aver interessato il settore commerciale e turistico, che rappresentano oltre il 4% della domanda, valore comunque, raddoppiato rispetto alla fine degli anni ’80.

In particolare il settore commerciale ha mostrato anche negli anni più negativi del ciclo degli investimenti una domanda sempre crescente: si è passati dai circa 3mila miliardi del ’91 agli oltre 5mila del ’99.

 

Per agevolare la tendenza alla ripresa della domanda verso un settore vitale dell’economia italiana quale è quello delle costruzioni è necessario attuare politiche di incentivo che rendano meno oneroso per le imprese il costo di ammodernamento delle strutture.

 

Anche la Committenza entra prepotentemente nel discorso, e anzi sarebbe fondamentale che essa riuscisse a passare da un ruolo di dipendenza da poteri forti ed isolati ad un ruolo di indipendenza proponente.

 

Lo Stato non è più committente e non è ancora Pianificatore, quindi la committenza privata agisce disorganicamente (quando ci riesce).

Ne la nostra grande finanza ha aderito a modelli di committenza che operano per esempio nel Nord Europa.

 

Certo, la Committenza può anche essere creata dalla capacità di vedere occasioni: un'occasione chiara è il RIUNIFICARE L'ITALIA.

 

Alla base di questo possibile progetto vi è il potenziamento delle scarse infrastrutture. Infatti, l'inefficienza del sistema mobilità in Italia autorizza ampiamente, dal punto di vista economico, il riprogettare le infrastrutture per la mobilità.

 

Il costo sopportato dalle famiglie italiane per il trasporto sia in ambito urbano, sia nelle aree contermini alle grandi aggregazioni urbane, è stato superiore, nel 1996, a 52.000 miliardi di lire; addirittura tale importo, in assenza dell'attuale offerta di servizio pubblico, avrebbe superato i 68.000 miliardi;

il costo da congestione nelle grandi aggregazioni urbane è stimato annualmente intorno ai 16.000 miliardi;

la sinistrosità sulle strade nel 1996 è stata di 280 incidenti con oltre 7.000 morti di cui circa il 60% nelle aree urbane (è discutibile qualsiasi identificazione dei costi generati dalla sinistrosità, tuttavia le stime più basse si attestano intorno ai 14.000miliardi);

il consumo dei carburanti, nel trasporto su strada è stato nel 1996 pari a 47.000 miliardi, solo il trasporto privato di persone in ambito urbano incide su tale valore per oltre il 45%;

il blocco della mobilità nelle città genera danni rilevanti nelle attività del terziario; con i proventi dell'utenza si recupera in Italia appena un 15‑20% delle spese, in Francia tale valore sale al 30‑35%, in Inghilterra supera il 72%, in Germania varia tra il 45 ed il 55%.

 

Questo elenco potrebbe continuare ed emergerebbero sempre più sia le diseconomie prodotte dalla cattiva gestione del trasporto collettivo in ambito urbano, sia l'assenza dl approccio al comparto in logica di sistema.

 

Significativa in tal senso la situazione dell'offerta di trasporto su rotaia nel nostro Paese.

Oggi disponiamo di progetti di singoli segmenti di reti di trasporto su guida vincolata, oggi vige ancora un assurdo provincialismo che non consente in nessun modo la redazione di progettualità organiche e funzionali; eppure il nostro paese con oltre il 58% degli abitanti ubicati in grandi aggregazioni urbane potrebbe benissimo costruire un offerta dl trasporto efficiente utilizzando in modo marginale le risorse pubbliche.

 

 

Banner grande colonna destra interna

Aggregatore Risorse

ScriptAnalytics

Cerca