CONSUMI DI NATALE: FAMIGLIE PREOCCUPATE E RISPARMIOSE

CONSUMI DI NATALE: FAMIGLIE PREOCCUPATE E RISPARMIOSE

Si torna ai livelli del '98. Sale l'alimentare, cala il turismo da e per l'Italia

77/2001
Roma, 1.12.01

 

 

Si torna ai livelli del '98. Sale l'alimentare, cala il turismo da e per l'Italia

 

CONSUMI DI NATALE:

FAMIGLIE PREOCCUPATE E RISPARMIOSE

 

 

Slitta di un anno la ripresa economica: Pil all'1,5% nel 2002 e al 2,3% nel 2003. Famiglie prudenti e un po' più risparmiose con meno soldi a disposizione rispetto all'anno scorso (i 6.500mld di bonus). Meno viaggi in aereo e più turismo nazionale, si spende di più per la spesa alimentare con una maggiore ricerca del prodotto di qualità. Gli acquisti di capi importanti di abbigliamento rinviati, forse, ai periodi dei saldi: questa la fotografia scattata dal Centro Studi Confcommercio su come e quanto spenderanno gli italiani a Natale e le previsioni macro per il 2002.

 

 

Il contesto macroeconomico

 

Il Natale 2001 si presenta con una veste più austera rispetto al Natale del 2000 e sembra caratterizzato da una maggiore prudenza da parte delle famiglie nelle decisioni di acquisto e da valutazioni più positive sulla convenienza presente a risparmiare.

 

Le ragioni di questa maggiore sobrietà, che sembra ispirare i comportamenti di spesa delle famiglie, sono ravvisabili in almeno tre elementi:

 

·         il peggioramento del clima di fiducia dei consumatori, dopo i tragici eventi dell’11 settembre scorso;

 

·         il sensibile rallentamento dell’attività economica e della crescita, con i timori per la tenuta dell’occupazione;

 

·         l’assenza del «dividendo fiscale», cioè della restituzione alle famiglie del prelievo tributario in eccesso (350mila lire per contribuente), che aveva portato a Natale del 2000 a circa 6.600 miliardi aggiuntivi di reddito disponibile da destinare ai consumi.

 

Va tuttavia sottolineato che l’attuale evoluzione della situazione afghana, con una prospettiva di soluzione del conflitto in tempi piuttosto rapidi dopo la caduta di Kabul, ha indotto nella seconda metà di novembre ad un parziale recupero della fiducia dei consumatori. Sulla media del mese, però, pesa la sensibile flessione della prima decade, che porta ad un deterioramento dell’indice rispetto al mese di ottobre, pari a circa –2,4%.

 

Il calo del clima di fiducia riflette non solo i timori connessi ad un probabile allargamento del teatro bellico ad altri Paesi dell’area, ma anche valutazioni ed aspettative diffusamente sfavorevoli sulla situazione economica generale.

Per l’Italia, infatti, il peggioramento del quadro internazionale si sta già traducendo in una brusca frenata dell’attività produttiva sia per quanto concerne le industrie manifatturiere, che hanno registrato un calo degli ordini sia interni che esteri, sia per il settore dei servizi.

 

 

Quadro Macroeconomico:

previsioni a confronto

(variazioni % e assolute)

 

 

2000

2001

2002

2003

 

 

ConfC

UE

ConfC

UE

ConfC

UE

PIL

2,9

1,9

1,8

1,5

1,3

2,3

2,7

Importazioni di beni e servizi

8,3

4,1

3,8

3,8

3,9

5,9

7,2

Consumi finali interni

2,6

1,2

n.d.

1,1

n.d.

1,7

n.d.

- Spesa delle famiglie residenti

2,9

1,3

1,6

1,1

2,0

1,9

2,7

- Spesa delle AP e delle ISP

1,7

0,8

1,2

0,9

1,6

0,9

0,9

Investimenti fissi lordi

6,1

1,8

1,6

3,2

2,7

4,5

3,8

Esportazioni di beni e servizi

10,2

5,1

3,8

3,5

1,8

5,2

6,8

 

 

 

 

 

 

 

 

INFLAZIONE

2,5

2,8

2,8

2,2

1,8

1,6

1,9

Fonte: elaborazioni e previsioni Centro Studi CONFCOMMERCIO e Commissione Europea.

 

 

Nell’ipotesi di un attenuarsi delle tensioni internazionali nei primi mesi del 2002 e con l’attuazione di politiche economiche per lo sviluppo in molti dei Paesi industrializzati, si può ritenere che nella parte finale del prossimo anno anche l’Italia comincerà a manifestare i primi concreti segnali di un'inversione di tendenza.

Miglioramento che potrebbe coinvolgere essenzialmente le esportazioni, che dopo alcuni mesi di forte rallentamento, potrebbero evidenziare una ripresa.

 

Ancora molto contenuto dovrebbe risultare l’apporto allo sviluppo da parte della domanda interna, in particolare per la componente relativa ai consumi delle famiglie, in conseguenza anche di un rallentamento delle dinamiche occupazionali.

 

Relativamente agli investimenti, il quadro appare lievemente meno negativo in quanto questa componente, nonostante il contesto di riferimento presenti molti elementi di criticità, potrebbe beneficiare sia del basso costo del denaro, sia degli sgravi fiscali previsti dalla cosiddetta Tremonti bis.

 

Allo stato attuale la variabile che sembra evidenziare minori elementi di criticità è quella relativa all’inflazione in considerazione sia del basso livello della domanda, che spinge a politiche di prezzo molto contenute, sia delle flessioni che si registrano sui mercati internazionali per le quotazioni petrolifere.

È evidente che anche in questo caso la tendenza è legata agli accadimenti bellici e alla tenuta della coalizione contro il terrorismo, in quanto se i paesi dell’OPEC, in particolare l’Arabia Saudita, decidessero di limitare notevolmente la produzione, anche da questo lato potrebbero verificarsi delle tensioni.

 

Se già è difficile ipotizzare le linee di sviluppo del prossimo anno, in considerazione delle molteplici incognite che gravano sul quadro internazionale, è particolarmente arduo, allo stato attuale, individuare le prospettive di crescita per il nostro Paese per il 2003: le stime di una dinamica del PIL prossima al 2,3%, connessa sia ad una ripresa della domanda estera che di quella interna, sono derivate dalla presenza di un quadro più stabile già nei prossimi mesi.

E' evidente, però, che se lo scenario dovesse subire modifiche in negativo queste previsioni potrebbero risultare decisamente «ottimistiche».

 

 

Le novità del Natale 2001 e un po’ di «storia»

Il dato nuovo del “Natale 2001” è purtroppo un elemento negativo: i maggiori acquisti effettuati dagli oltre 22 milioni di famiglie in dicembre, rispetto al livello medio del resto dell’anno, cioè il cosiddetto «effetto Natale», ammonteranno a poco meno di 25.400 miliardi, contro gli oltre 31.300 miliardi del 2000.

In altri termini, la fetta da destinare agli acquisti natalizi sarà più piccola del 19% rispetto a quella di cui i consumatori disponevano nel 2000.

 

È bene tener presente che il 2000 è stato un anno particolarmente positivo per l’economia, con una crescita del PIL e dei consumi privati che ha sfiorato il 3% in termini reali.

A ciò deve aggiungersi che i benefici della restituzione fiscale hanno rappresentato una sorta di «unicum», non ripetibile nell’anno in corso, tale da rendere più ricco il Natale 2000 della famiglia media italiana che ha avuto la possibilità di spendere quasi il 30% in più rispetto al Natale del 1999.

 

Sotto il profilo metodologico, è bene sempre tenere presente che i consumi di questo particolare periodo, al di là delle varianti congiunturali, presentano sempre un «picco stagionale» positivo, risultando, cioè, molto superiori alla media. Derivare però da questi peculiari andamenti stagionali implicazioni che lascino supporre l’avvio di fasi di recessione o di espansione risulta quanto meno fuorviante.

 

Utilizzando i dati relativi alle vendite del commercio al dettaglio in sede fissa, rilevati dall’ISTAT mediante un’apposita indagine campionaria, e quelli relativi ai consumi di beni rilevati dalla contabilità nazionale (esclusi gli autoveicoli per omogeneità con l’indagine campionaria sul fatturato commerciale), emerge chiaramente come non vi sia alcuna correlazione tra ciclo dei consumi aggregati, ossia in termini macroeconomici, e oscillazioni più o meno ampie della stagionalità dei consumi natalizi da un anno all’altro.

 

Come è cambiato l’«effetto Natale» per una famiglia media (lire correnti)

 

 

 

 

Incremento

 

 

Spesa media

«Effetto Natale»

Spesa totale in

sulla media

 

 

l’«Effetto Natale»

 

Mensile (a)

(b)

dicembre (c)=(a)+(b)

mensile

in lire 2001

1990

1.264.210

707.049

1.971.260

55,9%

1.020.696

1991

1.492.987

702.080

2.195.067

47,0%

952.512

1992

1.707.569

678.935

2.386.504

39,8%

873.789

1993

1.870.489

870.884

2.741.373

46,6%

1.075.716

1994

2.085.923

989.782

3.075.705

47,5%

1.176.257

1995

2.166.679

816.838

2.983.517

37,7%

921.393

1996

2.258.410

1.025.370

3.283.780

45,4%

1.113.244

1997

2.312.963

1.057.392

3.370.355

45,7%

1.128.449

1998

2.411.539

1.101.687

3.513.226

45,7%

1.154.898

1999

2.623.987

1.263.034

3.887.021

48,1%

1.337.048

2000

2.645.828

(*)1.564.077

4.209.905

59,1%

1.614.284

2001

2.570.526

1.150.832

3.721.358

44,8%

1.150.832

(*) L’importo incorpora il maggior reddito disponibile derivante oltre che dalle «tredicesime» anche dalla restituzione fiscale.

FONTE: elaborazioni Centro Studi CONFCOMMERCIO su dati ISTAT.

 

 

Da un’analisi retrospettiva risulta che il 1990 è l’anno in cui le famiglie hanno dimostrato la maggiore disponibilità alle spese collegate al Natale: quasi il 56% in più della media dell’anno. Dal 1991, invece, la “voglia di spendere” degli italiani si è progressivamente ridotta, toccando il punto di minimo nel 1995, con circa il 38% in più della media, per poi risalire nel 1999 e nel 2000, anno in cui l’incremento sulla media sfiora il 60%, soprattutto per effetto della restituzione fiscale disposta dal Governo.

 

Il 2001, invece, presenta un arretramento, riportando la spesa media complessiva di dicembre e l’«effetto Natale» su posizione più vicine al biennio 1998-99, per le ragioni già evidenziate, con un incremento sulla media della disponibilità a spendere di circa il 45%, in linea con le tendenze della seconda metà degli anni novanta. Questi andamenti, tradotti in termini reali, cioè misurati in termini di potere d’acquisto e quindi di quantità, evidenziano una forte casualità che non è in alcun modo spiegabile con la dinamica dei consumi di beni.

 

Con riferimento ad un ipotetico nucleo familiare, quello che potrebbe definirsi come «effetto Natale», cioè la spesa aggiuntiva rispetto ad un ammontare medio mensile, è variato tra il 1990 ed il 2001 rispettando i cambiamenti di segno della stagionalità relativa al mese di dicembre.

 

Come ultima notazione, anch’essa di segno negativo, l’«effetto Natale» del 2001 in termini reali, cioè in lire costanti, evidenzia un calo di quasi il 29% rispetto al 2000, superando anche quel picco negativo di circa il 22% verificatosi nel 1995, che rappresentava il peggior risultato del periodo considerato.

 

Gli effetti della tredicesima

La tredicesima contribuisce, come si è accennato, a spiegare la stagionalità positiva nella spesa per i consumi natalizi in quanto integra, in alcuni casi notevolmente, il reddito disponibile corrente. Dei quasi 70.000 miliardi percepiti sotto tale forma nel 2001 come retribuzioni da lavoro dipendente e pensioni, le famiglie destineranno a spesa aggiuntiva per i consumi poco più di 55.000 miliardi.

 

Se si considerano gli acquisti, soprattutto di beni durevoli, effettuati con formule di pagamento differito o dilazionato, poco meno del 7%, cioè oltre 3.800 miliardi, è rivolto a coprire gli impegni assunti.

 

 

La “Tredicesima” degli italiani nel 2001

RIPARTIZIONE PER IMPIEGO

miliardi di lire

composizione %

Pagamento saldo ICI

8.697

15,7

Spesa carburanti e parcheggio per lo shopping

1.187

2,2

Accantonamenti per scadenze (*)

5.970

10,8

Provvista di contante per le esigenze del changeover

6.398

11,6

Lotto e Superenalotto

2.150

3,9

Pagamenti rateali per acquisti già effettuati

3.800

6,9

Ratei di mutui e assicurazioni

1.651

3,0

Spese per consumi

25.351

45,9

Totale

55.204

100,0

(*) Tassa di proprietà veicoli, canone radio-TV, imposte di bollo

FONTE: elaborazioni Centro Studi CONFCOMMERCIO su dati ISTAT, Ministero Finanze, ACI.

 

 

Circa il 16%, quasi 8.700 miliardi, è utilizzato per il pagamento del saldo dell'ICI, in scadenza il prossimo 20 dicembre. Si tratta di un esborso ragguardevole, soprattutto se si considera che il gettito complessivo di questa imposta è diventato una delle principali fonti di entrata dei bilanci comunali.

Una voce nuova nell’impiego probabile delle “tredicesime” è ricollegabile quest’anno all’imminenza del changeover. Le famiglie, stando alle esigenze medie di liquidità, sotto forma di banconote e moneta metallica, potrebbero già da dicembre iniziare ad accantonare contanti per la provvista di euro, un importo pari a circa 6.400 miliardi, ossia l’11,6% del totale. Ma sono anche da ricomprendere all’interno di tale importo le esigenze dei collezionisti e degli appassionati di numismatica.

Si stima, ancora, che circa il 3,0% sia destinato all’adempimento di scadenze contrattuali, quali ad esempio ratei di mutui e di polizze assicurative.

 

Una quota del 10,8% è lasciata dalle famiglie sotto forma di accantonamento per fronteggiare le scadenze dei primi mesi del prossimo anno (imposte di bollo, abbonamento Rai, tassa di proprietà dei veicoli, ecc.) ed in parte per i normali motivi precauzionali che inducono tutti gli operatori a detenere liquidità.

Il 2,2%, circa 1.190 miliardi, sarà rappresentato dalle spese per gli spostamenti ed il parcheggio connessi allo shopping (quasi 100 miliardi in meno del Natale dello scorso anno per la riduzione consistente nei prezzi dei carburanti), mentre il 3,9%, in calo rispetto agli anni precedenti, verrà «bruciato» sotto forma di giocate al lotto e Superenalotto.

Poco più 25.000 miliardi, pari a circa il 46% delle “tredicesime”, sarà disponibile per i consumi effettuati nel periodo natalizio.

 

Cosa acquisteranno le famiglie nel Natale 2001

Dal punto di vista dei prodotti sui quali si concentreranno gli acquisti, ben il 42% della spesa riguarderà i prodotti alimentari, mentre meno di un quinto (il 18,3% per l'esattezza) sarà assorbito da articoli di abbigliamento, calzature e pelletteria. Il restante 40% circa, si ripartirà tra articoli di arredamento, prodotti di profumeria, libri e abbonamenti a riviste, giochi e giocattoli, per citare i più importanti.

Analizzando le singole voci merceologiche si riscontrano alcune differenze rispetto al Natale del 2000.

Come spende una famiglia media in occasione del Natale

(ripartizione % per tipo di prodotto)

 

Natale 2000

Natale 2001

Prodotti alimentari

39,5

42,0

Abbigliamento, pellicce e pelli per pellicceria

21,9

18,3

Calzature, articoli in pelle e da viaggio

3,2

4,5

Mobili, articoli tessili, arredamento per la casa

6,6

6,5

Elettrodomestici

1,9

1,9

Radio, televisori, registratori e dotazioni per l'informatica

2,2

2,3

Foto-ottica e pellicole

0,6

0,6

Generi casalinghi durevoli e non durevoli

1,6

1,6

Utensileria per la casa e ferramenta

3,4

3,4

Prodotti di profumeria e cura della persona

2,9

2,9

Cartoleria, libri, giornali e riviste

5,0

5,0

Compact disc, supporti magnetici audio-video

1,9

1,9

Giochi, giocattoli, articoli per lo sport ed il campeggio

2,9

2,9

Altri prodotti

6,4

6,2

Totale

100,0

100,0

FONTE: elaborazioni Centro Studi CONFCOMMERCIO su dati ISTAT.

 

 

L’ALIMENTARE

Relativamente all’andamento dei consumi alimentari nel periodo di fine anno, è atteso, rispetto allo scorso anno, un certo incremento in termini quantitativi e una maggior attenzione sul piano qualitativo.

È atteso uno spostamento sempre più accentuato dei consumatori verso i prodotti di qualità, in particolare certificata. Tendenza che porta generalmente ad un aumento della spesa globale, poiché normalmente associata a livelli di prezzo più elevati.

 

Relativamente alle dinamiche dei consumi delle diverse merceologie si sottolinea come gli stessi problemi di certificazione della qualità potrebbero portare a sensibili mutamenti nella domanda verso alcuni prodotti.

Si prevede una forte ripresa negli acquisti di pacchi-dono con prodotti per la tavola, ed un ritorno ai sapori tradizionali dei prodotti tipici regionali, con particolare evidenza di formaggi e salumi.

 

Relativamente al segmento dolciario il mercato dei prodotti tipici, nonostante gli sforzi di innovazione compiuti sia dalle grandi aziende, che da quelle artigianali, non dovrebbe mostrare una accentuata tendenza all’incremento, anche per il diffondersi dell’abitudine all’acquisto dolciario durante gli altri periodi dell’anno.

 

In questo contesto, le prospettive a livello di tipologia di impresa non appaiono particolarmente disomogenee. La diversificazione dell’offerta dovrebbe portare oltre che ad un buon andamento della domanda presso la grande distribuzione, anche ad una evoluzione sostanzialmente positiva delle vendite presso le piccole imprese del settore dell’alimentazione al dettaglio che, essendosi attrezzate già da tempo per affrontare la competizione sul piano della qualità dei prodotti, dovrebbero risultare in grado di rispondere anche alla nuova domanda dei consumatori, in particolare in questo periodo dell’anno.

 

IL NON ALIMENTARE

Elettrodomestici ed elettronica di consumo

Il segmento degli elettrodomestici e dell’elettronica di consumo, pur non registrando al momento significativi mutamenti della domanda, dovrebbe essere interessato, come di consueto, da un incremento delle vendite nel periodo precedente le feste di fine anno.

 

Le aspettative degli operatori del settore riguardo ai possibili andamenti permangono al momento molto caute, in quanto non sono presenti sul mercato prodotti fortemente innovativi ed in grado di attirare l’attenzione dei consumatori.

In particolare, si segnala come i segmenti del DVD, minidisc e satellitare, possano movimentare il mercato a seguito di un crescente interesse dei consumatori verso questo tipo di tecnologia dell’intrattenimento.

 

In linea generale si sottolinea come il perdurare di politiche di prezzo molto agguerrite potrebbe portare ad un incremento, sia pure non particolarmente elevato, dei consumi anche di prodotti più tradizionali.

Nei prossimi giorni è atteso, infatti, un aumento della domanda di televisori con schermo di dimensioni più elevate, di forni a microonde, sempre più diffusi presso le famiglie, e di apparecchiature integrate, aspirazione e lavaggio a circuito d’acqua, per la pulizia della casa.

 

Una fase di ristagno interessa, invece, il comparto della telefonia cellulare, in quanto i nuovi modelli, in presenza di una domanda ormai di mera sostituzione, non sembrano mostrare l’appeal sufficiente verso i consumatori, nell’attesa dell’operatività del nuovo standard UMTS.

In moderato aumento dovrebbe risultare anche la domanda da parte delle famiglie di PC in relazione anche alla sempre più elevata diffusione di Internet.

 

Relativamente a tutto il mercato di prodotti del «multimediale», si sottolinea come i processi di integrazione tra i diversi sistemi TV satellitare, telefonia ed Internet se da un lato spingono verso un aumento della domanda, dall’altro determinano un certo attendismo nei consumatori che vogliono meglio comprenderne le potenzialità ed i rischi di sovrapposizione tra funzioni dei singoli prodotti.

Abbigliamento

Il mercato dell’abbigliamento sembra mostrare segnali riflessivi, con una domanda ancora stagnante.

L’arrivo fortemente ritardato della stagione invernale ha molto limitato gli acquisti dei prodotti più impegnativi, giacconi e cappotti, in quanto è probabile che la gran parte dei consumatori attenda il tradizionale periodo dei saldi per il rinnovo dei capi.

Andamento analogo si registra per l’abbigliamento sportivo e casual, soprattutto per quei prodotti con un alto contenuto «moda».

 

Relativamente alle calzature e agli accessori in pelle la domanda non dovrebbe mostrare una particolare accelerazione rispetto a quanto evidenziato lo scorso anno, anche se nell’imminenza della circolazione dell’euro si potrebbe verificare un’accelerazione sensibile negli acquisti di accessori come portafogli e portamonete.

 

Giocattoli

Il mercato dei giocattoli, che continua a presentare una elevata stagionalità, nonostante tutti gli sforzi compiuti dagli operatori del settore, dovrebbe mostrare, come di consueto in questo periodo, una discreta vivacità.

 

Le attese degli operatori si caratterizzano per una certa cautela, in quanto la domanda, nonostante le offerte promozionali attuate da alcuni segmenti della distribuzione, non ha ancora registrato una decisa accelerazione.

Al di là dei giochi tradizionali, un'evoluzione particolarmente positiva si dovrebbe registrare per alcuni prodotti di «moda» dei giochi elettronici come la "Playstation 2", che potrebbe mostrare un andamento delle vendite più espansivo a seguito di una moderata riduzione del livello del prezzo rispetto allo scorso Natale.

 

Prodotti per l'igiene e la cura della persona

Come di consueto, è attesa nei prossimi giorni una tendenza all’aumento della domanda per i prodotti relativi alla cura della persona.

Il prossimo Natale dovrebbe essere caratterizzato, oltre che da performance sostanzialmente positive dei prodotti «tradizionali» e di marca, anche da un'accelerazione della domanda verso prodotti a contenuto «salutistico» e «naturale» per i quali le variazioni dovrebbero risultare superiori alla media.

Dinamiche particolarmente positive dovrebbero registrarsi, in linea con i trend più recenti, anche nel segmento uomo dove si registra un deciso ampliamento dell’offerta di prodotti non più limitati alla sola rasatura.

 

Viaggi

Il comparto turistico è quello che sta soffrendo in modo pesante le conseguenze connesse al peggioramento del clima di fiducia dei consumatori.

Gli operatori del settore, in particolare le agenzie di viaggio, lamentano sensibili cali della domanda, testimoniata da una flessione del 20% nella vendita di biglietti aerei e di circa il 40% nei viaggi a lunga percorrenza.

La riduzione marcata riguarda anche i pacchetti turistici, con diminuzioni che oscillano tra il 40% e l’80% a seconda delle destinazioni. Le aree maggiormente penalizzate sono quelle del Nord-America e dell’Estremo Oriente.

Si prevede, per contro, un certo incremento dei viaggi interni, come evidenzia anche un sensibile incremento nell’acquisto di biglietti ferroviari.

Crescono anche le prenotazioni per le destinazioni di montagna, per quali si prevede la quasi saturazione dell’offerta, soprattutto per effetto del turismo domestico.

Bisogna però sottolineare che questi spostamenti di flussi turistici, di origine prevalentemente interna, compensano solo in modesta parte le perdite connesse al mancato arrivo del turismo di élite, soprattutto dal Nord-America e dal Giappone, e alla componente di viaggi degli italiani verso l’estero.

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