Convegno Adapt sul Jobs Act e le tipologie contrattuali

Convegno Adapt sul Jobs Act e le tipologie contrattuali

A Roma incontro dal "significativo" titolo #JobsAct o #JobsBack? Perché è sbagliato cancellare la legge Biagi? Vernola (direttore centrale Politiche Lavoro e Welfare di Confcommercio): "Nel nuovo decreto sulle tipologie contrattuali prevalga il buon senso e l'attenzione all'economia reale".

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18 febbraio 2015

 

A Roma si è tenuto un incontro sul Jobs Act e sulle tipologie contrattuali oraganizzato da Adapt, un'associazione senza fini di lucro, fondata da Marco Biagi nel 2000 per promuovere studi e ricerche nell'ambito delle relazioni industriali e di lavoro. Un evento particolarmente significativo che si è tenuto praticamente in contemporanea con l'incontro del ministro del Lavoro Poletti con le parti sociali. Confcommercio era una delle realtà dattoriali invitate a partecipare alla discussione, insieme a Confindustria digitale, Assirm, Assocontact, Confprofessioni, Federalberghi, Unireced era rappresentata dal direttore centrale delle Politiche del Lavoro e Welfare, Jole Vernola che, proprio partendo dal confronto tra governo e parti sociali, ha detto di sperare che nel nuovo decreto sulle tipologie contrattuali prevalga il buon senso e l'attenzione all'economia reale". Vernola ha evidenziato che "il poco utilizzo di una tipologia contrattuale non vuol dire che non serva. La varietà di tipologie contrattuali è garanzia di opportunità d'impiego". Infine, Vernola ha voluto smitizzare il fatto che il contratto a termine sia una figura tipicamente italiana: "I contratti a termine in ambito Ue sono il 15-16%. In Italia le percentuali non hanno mai superato il 13%". Il presidente della Commissione lavoro del Senato, Maurizio Sacconi (Ap), ha sottolineato che "il terzo schema di decreto delegato in attuazione del jobs act all'esame del Consiglio dei ministri di venerdi' sarebbe solo l'anticipo del testo unico sostitutivo dello Statuto dei lavoratori. Esso non puo' partire dal presupposto che il contratto a tutele crescenti soddisfi tutte le esigenze di tutte le imprese". "Se confermato, l'annuncio del ministro Poletti di tenere in vita il contratto a termine di 36 mesi e il lavoro intermittente e' certamente positivo ma anche collaborazioni e associazioni in partecipazione corrispondono, quando correttamente utilizzati, a modi di produrre beni o servizi che spesso richiedono periodi temporali collegati alla realizzazione di un progetto, orari autodefiniti dallo stesso prestatore d'opera, remunerazione in base all'attivita' svolta o condivisione del rischio e dei risultati con il prestatore dei mezzi finanziari. È evidente che ogni rigido costruttivismo legislativo rivolto a ingabbiare la complessa realta' dei lavori entro pochi schemi avrebbe l'unico effetto di cancellare o sommergere molti lavori. A meno di non liberalizzare fortemente la partita Iva, superando ogni presunzione di lavoro subordinato nel caso di monocommittenza. La dipendenza socio economica dall'unico committente dovrebbe semmai dare luogo a qualche tutela in piu' cosi' come, piu' in generale, bisognerebbe ridurre gli oneri fiscali, contributivi e burocratici delle partite Iva di piu' modesto fatturato". "Cio' che conta - conclude Sacconi - e' fare lavoro e non inibirlo con la minaccia della legge. Ce lo insegnano le due opposte lezioni della legge Fornero e della legge Biagi".    

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