Trasporti al passo, economia ferma

Trasporti al passo, economia ferma

Intervento del Presidente Sangalli al convegno su Infrastrutture, trasporti, logistica e mobilitàRoma, 15 maggio 2013

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15 maggio 2013

 

Cari Amici,

anzitutto il mio ringraziamento all'amico Vice-Presidente Paolo Uggè e a tutto il sistema associativo dei trasporti e della logistica che si riconosce in Confcommercio-Imprese per l'Italia per avere voluto promuovere questa nuova occasione di approfondimento e confronto.

Approfondimento e confronto sui contenuti della ricerca in materia di infrastrutture e trasporti, di logistica e mobilità, che abbiamo significativamente titolato "Trasporti al passo, economia ferma".

Una ricerca con cui, oggi, vogliamo avviare un percorso di riflessione: quello di una più stretta connessione tra infrastrutture e servizi di trasporto per accrescere la competitività del sistema economico e la qualità della vita.

Ne discuteremo ascoltando gli autorevoli interventi dei relatori alla tavola rotonda cui seguirà l'intervento del ministro Maurizio Lupi che chiuderà i lavori di oggi. A tutti loro davvero un ringraziamento particolare per aver accettato il nostro invito.

Parto subito da una considerazione, che è anche un po' la premessa di questo incontro odierno, e cioè che oggi in Confcommercio sono rappresentate le più grandi federazioni del settore del trasporto su gomma, importanti realtà del trasporto su ferro, la completa filiera del settore portuale e il sistema della filiera urbana e dell'automotive.

Questo per dire che Confcommercio è la "casa naturale" di queste realtà perché quando si parla dei servizi – comparto che la Confederazione largamente rappresenta - la componente dei trasporti ne costituisce proprio la parte più significativa.

E vogliamo invitare le imprese private della logistica e del trasporto non solo a vedere questa casa come la più accogliente, ma anche ad avviare un più stretto rapporto tra tutti i protagonisti della filiera: a cominciare dalle imprese del comparto turistico fino a quelle della filiera dell'accoglienza, per le quali l'efficienza dei collegamenti costituisce un elemento chiave all'interno del sempre più duro confronto con i competitors esterni.

Un confronto che richiede azioni immediate nel quadro di una politica sistemica e non più episodica che conduca a forti semplificazioni nella gestione dei servizi.

Un obiettivo irrinunciabile tanto più oggi, in un quadro di generale e profonda crisi che, purtroppo, il Paese sta ancora attraversando.

E' il quadro di un'Italia che non cresce, ma, al contrario, arranca ed arretra.

E' il quadro di un'Italia che continua a perdere terreno rispetto agli altri Paesi: tra il 2007 e il 2013 la nostra competitività è diminuita di oltre il 5%, mentre in Germania è cresciuta del 6%.

Ed è, ancora, il quadro di un'Italia in cui continua a crescere la disoccupazione e in cui la morìa di piccole e piccolissime imprese, soprattutto nel commercio, non accenna ad arrestarsi.

Da qui, dunque, le nostre sollecitazioni al Governo - avanzate già prima della sua costituzione - ad agire su tre fronti:

- sul piano istituzionale, per fare la riforma elettorale e per ridurre i costi della politica;

- sul piano economico, per varare misure anticicliche in grado di sostenere l'economia reale, l'occupazione e rilanciare la domanda interna che vale l'80% del Pil;

- sul piano sociale, per dare prospettive a quei 4 milioni di persone in condizione di povertà assoluta, un numero che rischia di far saltare la coesione sociale.

Occorre fare presto per evitare di distruggere ogni potenzialità di ripresa.

Del resto, le nostre previsioni per l'anno in corso, recentemente riviste al ribasso, indicano un Pil in calo dell'1,7 per cento e consumi in diminuzione del 2,4 per cento.

E questo è un allarme che riguarda l'economia reale e quindi la tenuta del nostro sistema imprenditoriale.

Ma per cambiare dobbiamo innanzi tutto cominciare ad affrontare seriamente e sciogliere quattro grandi nodi.

Che sono, purtroppo, arcinoti: pressione fiscale da record mondiale, credito con il contagocce, mancati pagamenti da parte della P.A., adempimenti burocratici e fiscali complessi e costosi.

Ma è anche indubbio che occorre intervenire subito con coraggio sulle leve di governo dei diversi settori economici, a partire dai trasporti e dalla logistica, comparto decisivo nel sistema dei servizi.

Perché anche le imprese di questo comparto non sfuggono certo a questo scenario di profonda e prolungata crisi.

E la ricerca che presentiamo oggi mette bene in luce l'interconnessione tra la crisi e le criticità del nostro sistema infrastrutturale e dei trasporti: una parte considerevole del PIL che non abbiamo prodotto e da attribuirsi al peggioramento generalizzato delle condizioni di mobilità.

Accessibilità e crescita è, dunque, una relazione fortissima, su cui si registra vasto consenso.

E su cui occorre intervenire completando le riforme che il settore attende da troppo tempo e sbloccando investimenti per le infrastrutture come "beni pubblici competitivi ".

E di farlo – passatemi la formula – con strategico realismo.

Rispetto a questo disegno, è però essenziale dotarsi di un quadro strategico che detti la rotta e individui, univocamente, le priorità di intervento.

Tra queste, per Confcommercio è essenziale che sia ricompresa la dimensione urbana della mobilità: un Patto, un Piano e un Fondo per la mobilità urbana che forniscano linee guida e risorse nazionali a sostegno degli interventi locali.

Un punto essenziale, questo, per il sistema dell'economia dei servizi che si ritrova in Confcommercio.

Poche cifre, del resto, ne danno immediato conto: nella dimensione urbana si concentra oltre il 70% della domanda di mobilità del Paese e si addensa l'economia dei servizi.

Nelle grandi e medie aree urbane, il costo della congestione è stimato nell'ordine di 11 miliardi di euro all'anno.

Definire un Piano, costruire un Patto, organizzare un Fondo sono, allora, emergenze vere, cui dare risposta per assicurare, nelle nostre città, un approccio integrato per la mobilità delle persone e delle merci.

Occorrono, certo, programmazione e confronto per cogliere insieme quattro grandi obiettivi: la sostenibilità ambientale, la sostenibilità economica, la sostenibilità logistica, la sostenibilità sociale.

Ecco, ho solo brevemente introdotto alcuni temi di questa giornata ma lascio subito la parola a Mariano Bella che illustrerà più in dettaglio i risultati della nostra ricerca.

Vi ringrazio e buon lavoro.

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