Il Covid ferma il "treno" del terziario

Il Covid ferma il "treno" del terziario

Per la prima volta da 25 anni il terziario di mercato ha smesso di spingere Pil e occupazione. Dall'arrivo della pandemia perso quasi un milione e mezzo di posti di lavoro. Crollano i consumi nell'abbigliamento, nei trasporti, nel tempo libero, negli alberghi e nella ristorazione. Sangalli: "Nel Pnrr maggiore attenzione al terziario". 

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30 aprile 2021

Il coronavirus ha colpito in modo trasversale l’intera società, sconvolgendo la vita quotidiana e colpendo in modo più o meno pesante tutti i settori produttivi ma in particolare quello che fino al febbraio del 2020 era diventato il fiore all’occhiello della nostra economia e che offriva il contributo più “pesante” al Pil e all’occupazione con quasi 3 milioni di nuovi posti di lavoro creati tra il 1995 e il 2019: il terziario di mercato. Quando parliamo di terziario di mercato, ci riferiamo ad una realtà che comprende un universo molto vario di attività: commercio, turismo, servizi di alloggio e ristorazione, traporti , attività artistiche, intrattenimento e divertimento. Per fotografare la crisi ci sono ovviamente i numeri che sono stati declinati nel rapporto dell’Ufficio Studi Confcommercio “La prima grande crisi del terziario di mercato” (documento pdf). Per la prima volta, dopo venticinque anni di crescita ininterrotta, si riduce la quota di valore aggiunto di questo comparto (-9,6% rispetto al 2019) al cui interno i settori del commercio, del turismo, dei servizi e dei trasporti arrivano a perdere complessivamente il 13,2%; i maggiori cali nella filiera turistica (-40,1% per i servizi di alloggio e ristorazione), seguita dal settore delle attività artistiche, di intrattenimento e divertimento (-27%) e dai trasporti (-17,1%); ma gli effetti della pandemia hanno “impattato” in maniera consistente anche sui consumi con quasi 130 miliardi di spesa persa di cui l’83%, pari a circa 107 miliardi di euro, in soli quattro macro-settori: abbigliamento e calzature, trasporti, ricreazione, spettacoli e cultura e alberghi e pubblici esercizi. Cifre che si traducono in una perdita di un milione e mezzo di occupati.

Sangalli: "Più attenzione al terziario nel Piano Nazionale di ripresa e resilienza"

Commentando i risultati della ricerca, il presidente di Confcommercio ha sottolineato che "per la prima volta nella storia economica del Paese il terziario di mercato subisce una flessione drammaticamente pesante". "Occorre quindi - ha detto Sangalli - che il Piano Nazionale di ripresa e resilienza dedichi maggiori attenzione e risorse al terziario perché senza queste imprese non c'è ricostruzione né rilancio"

Bella: “Aspettando la ripresa bisogna sostenere le imprese”

Secondo il direttore dell’Ufficio Studi, Mariano Bella, “oggi il problema principale è mantenere vivo e vitale gran parte del tessuto produttivo dei servizi alle imprese e alle persone, in primis la convivialità e il turismo, e traghettarne le attività dalla pandemia alla ripresa. Quando i flussi turistici mondiali riprenderanno vigore, se l’offerta italiana non sarà pienamente in grado di soddisfarli, le perdite saranno permanenti”. Dunque, Bella ha evidenziato la necessità per le imprese di ricevere indennizzi e ristori adeguati per farsi trovare pronte nel momento in cui arriverà la tanto attesa ripartenza. Bella ha poi sottolineato un altro aspetto molto significativo che ha determinato il mancato “rimbalzo” che tanti si aspettavano nel primo trimestre del 2021: “Tra gennaio e marzo 2021, come nei peggiori frangenti dell’anno passato, è mancata la componente della domanda più importante, i consumi. Le nuove chiusure di marzo e aprile hanno, però, tolto vigore a quella pure minima spinta potenzialmente presente nei risparmi in eccesso accumulati dalle famiglie”. In gioco, secondo il direttore dell'Ufficio Studi "non c’è solo la ripresa, peraltro già mutilata da un primo trimestre 2021 piuttosto deludente. C’è il tasso di crescita dell’economia italiana nei prossimi dieci anni e quindi il benessere, l’inclusione e la provvista delle risorse per le varie rivoluzioni intraprese: da quella digitale a quella verde".

Tab. 1 – Prodotto, occupazione e produttività

  1995 2007 2019 2020
valore aggiunto composizione (%)
agricoltura 3,3 2,1 2,1 2,2
industria 29,2 26,5 23,8 23,8
Area Confcommercio 38,2 38,8 41,0 38,8
altro (compresa P.A.) 29,4 32,6 33,0 35,2
totale 100,0 100,0 100,0 100,0
totale (miliardi di euro) 893,0 1449,7 1605,6 1490,6
unità di lavoro (composizione %)
agricoltura 7,5 5,2 5,2 5,7
industria 27,0 25,8 21,7 21,8
Area Confcommercio 37,6 42,7 47,3 45,7
altro (compresa P.A.) 27,9 26,3 25,8 26,7
totale 100,0 100,0 100,0 100,0
totale (000) 22.661 25.106 24.153 21.666
valore aggiunto per ula (in euro 2020)
agricoltura 19.322 26.531 27.585 26.545
industria 68.460 72.542 75.572 75.164
Area Confcommercio 55.799 59.620 58.389 58.389
altro (compresa P.A.) 77.730 81.947 85.637 90.432
totale 61.996 66.931 67.516 68.800
Fonte: elaborazioni e stime Ufficio Studi Confcommercio su dati Istat

Uno degli elementi più significativi che emerge dal rapporto, è il calo di oltre il 40% dei servizi di alloggio e ristorazione che hanno avuto una perdita di prodotto otto volte superiore a quella del 2001 nel periodo successivo all'attentato alle Torri Gemelle di New York dell'11 settembre.

Il settore più penalizzato subito dopo quelli legati al mondo dei movimenti turistici è quello delle attività artistiche, intrattenimento e divertimento che hanno registrato un calo rispetto al 2019 di oltre il 27%.

Tab. 2 – Variazioni assolute dell'occupazione per settori
migliaia di unità standard di lavoro (Ula)

  2014-2019 2020
Agricoltura 68 -29
Industria -15 -512
Servizi (1)+(2) 860 -1.945
(1) Area Confcommercio 933 -1.511
Commercio 15 -384
-Dettaglio 20 -216
Trasporti e logistica 84 -140
-Trasporto terrestre 37 -71
Turismo, tempo libero, comunicazioni 324 -659
-Ristorazione e alloggio 245 -514
Altri servizi 510 -328
-Studi professionali e servizi alle imprese e alle persone 56 -97
(2) Altri servizi -73 -435
Totale economia 913 -2.487
Fonte: elaborazioni e stime Ufficio Studi Confcommercio su dati Istat

Fino all'arrivo della pandemia, tra il 1995 e il 2019 l'agricoltura ha perso 433mila unità di lavoro, l'industria 877mila mentre l'Area Confcommercio ha guadagnato 2,9 milioni unità di lavoro contribuendo all'intera crescita dell'occupazione del sistema economico (+1,5 milioni circa).

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