Cultura e Pmi

Cultura e Pmi

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9 marzo 2009

Logo prima settimana europea delle PMI (2009)

Per sette imprese su dieci il patrimonio culturale del nostro Paese rappresenta una risorsa competitiva non utilizzata in maniera efficiente; otto imprese su dieci ritengono che gli investimenti destinati alla tutela ed alla valorizzazione dei beni culturali andrebbero potenziati.

Il 57,9% delle Pmi non ritiene adeguata la politica nazionale di coordinamento di tutti i soggetti che, a diverso titolo e con competenze diverse, si occupano dei beni culturali e del turismo.

In Italia negli ultimi tre anni il 45,3% delle Pmi ha sostenuto almeno un evento culturale o ha “investito” in cultura.

Il 49,2% delle imprese è convinto che il mecenatismo dei privati andrebbe sostenuto con misure di agevolazione fiscale.

Questi in sintesi i dati principali che emergono dall’indagine su Cultura e Pmi realizzata da Confcommercio in collaborazione con Format – Ricerche di Mercato.

PMI E POLITICHE PER LA CULTURA

Il primato del patrimonio artistico italiano

L’Italia vanta il primo patrimonio storico, artistico e culturale del mondo.

Sette imprese su dieci (il 67,8%) ritengono che il nostro patrimonio culturale rappresenti una risorsa competitiva non sfruttata in maniera efficiente dal nostro sistema-Paese. In generale, ad essere meno soddisfatte sono le imprese del commercio e quelle del Nord Est.

Solo per il 24,2% delle imprese il patrimonio artistico è utilizzato in maniera efficiente, mentre per l’8% il patrimonio culturale del nostro Paese non rappresenta una risorsa competitiva.

Il 61,3% delle Pmi dei “settori cultura[1]” ritiene che il patrimonio artistico sia utilizzato in maniera non efficiente, mentre il 36,4% sostiene il contrario.

Gli investimenti pubblici nei beni culturali

L’81,9% delle imprese ritiene che gli investimenti pubblici destinati alla tutela ed alla valorizzazione dei beni culturali andrebbero in ogni caso potenziati, nonostante  la difficile situazione economica e la necessità di rigore nel controllo della finanza pubblica. Le imprese che più avvertono questa esigenza sono quelle che operano nei settori del commercio e dei servizi, assai meno  le medie imprese, e gli operatori delle regioni del Nord Est e del Sud Italia.

Anche per le Pmi “settori culturali” la tendenza è simile (77,3%).

Le risorse pubbliche per il “Sistema cultura”

Le risorse pubbliche dovrebbero essere investite su tre strategie prioritarie:

  • la valorizzazione del sistema museale e dei siti archeologici (per il  45,9% delle Pmi e per il 53,0% delle Pmi dei “settori cultura”). Questa idea è prevalente nelle micro e piccole imprese in tutta Italia, ad eccezione del Nord Est;
  • l’implementazione di tecnologie per l’accessibilità sulla rete del patrimonio culturale italiano (per il 37,9% delle Pmi e per il 30% delle Pmi dei “settori cultura”);
  • l’organizzazione di grandi eventi ( per il 16,3% delle Pmi ed il 16,9% delle “imprese culturali”).

Le competenze specifiche

L’Italia ha un grande know-how nella conservazione e nel restauro dei beni culturali. Per il 45,2% delle imprese ed il 52,8% delle “imprese culturali” il nostro sistema dei beni culturali dovrebbe aprirsi a nuove competenze manageriali. Questa valutazione è più accentuata nelle piccole e medie imprese e tra gli operatori del Nord Ovest e del Centro Italia.

La tutela dell’identità culturale del territorio

In Italia i centri storici delle città sono un vero e proprio continuum museale, una sorta di museo diffuso. Per il 71,8% delle imprese e per l’83,9% delle imprese dei “settori cultura” la tutela dell’identità culturale del territorio non comporta il rischio di musealizzazione dello stesso e la perdita di vitalità economica.

Il coordinamento nazionale delle politiche per la cultura

In Italia si occupano dei beni culturali e del turismo diversi soggetti (i Comuni, le Province, le Regioni, lo Stato), ciascuno secondo le proprie competenze e nell’ambito di una politica di coordinamento nazionale. Il 57,9% delle Pmi ritiene non adeguata la politica di coordinamento nazionale per i beni culturali ed il turismo, mentre il  42,1% pensa il contrario. Le più critiche verso le politiche nazionali sono le microimprese e le piccole imprese dei servizi delle regioni del Centro e, soprattutto, del Mezzogiorno, dove probabilmente alcune carenze strutturali di sistema del tessuto economico e produttivo tendono a stemperare gli effetti delle decisioni e delle soluzioni proposte dal policy maker.

PMI E CULTURA

Gli investimenti delle imprese nelle iniziative culturali

Il 41,4% delle imprese ritiene “molto” o “abbastanza” utile investire in eventi ed iniziative legate alla cultura nel contesto locale in cui l’impresa opera (ad esempio finanziando mostre ed eventi culturali, finanziando la ristrutturazione di un bene pubblico, di un monumento o di un sito artistico, finanziando il recupero di una biblioteca o di un archivio, investendo in iniziative legate alla conservazione delle tradizioni culturali, come antiche feste popolari). In particolare, il 25,5% si aspetta esclusivamente un beneficio di immagine, il 6,1% si attende esclusivamente un ritorno economico, il 9% un beneficio in termini di ritorno per il contesto locale e per il territorio.

Il 30,4% delle Pmi ritiene “poco utili” questi investimenti, mentre il 28,2% li giudica “per nulla utili”.

Tra le imprese (il 45,3%) che hanno sostenuto un evento culturale o hanno investito in cultura[2], il 29,8% ha affermato di aver ottenuto dall’investimento effettuato un ritorno in termini di immagine; il 7,7% un ritorno in termini economici, il 12,7% un beneficio per il territorio in cui opera ed interessato dall’investimento culturale.

Queste percentuali sono superiori rispetto a quelle aspettative indicate dalle imprese che non hanno ancora effettuato investimenti in cultura.

Le imprese che più delle altre ritengono “molto” o “abbastanza” utile investire in eventi ed iniziative legate alla cultura del contesto locale sono quelle del commercio e dei servizi, e le imprese del Nord Ovest e del Meridione.

Politiche fiscali in favore degli investimenti culturali

Il 49,2% delle imprese e il 58% delle imprese dei “settori cultura” credono che il mecenatismo dei privati dovrebbe essere incentivato fiscalmente. Ad affermarlo sono soprattutto le imprese che operano nei servizi, le piccole imprese, le imprese del Nord Ovest e del Sud Italia.

TERRITORIO E CULTURA DELLE PMI

I rapporti tra imprese e territorio

Il “territorio” nel quale le imprese operano incide sulla vita e sulla competitività delle stesse. Il rapporto tra le imprese ed il territorio è un aspetto fondamentale per la crescita e lo sviluppo dell’economia e della società civile, investendo componenti importanti della cosiddetta “sfera pubblica”.

Il rapporto tra imprese e territorio, tra esigenze delle imprese ed esigenze del contesto locale nel quale le imprese operano, viene definito come un rapporto di “antagonismo” dal 16,1% delle imprese e di “negoziabilità” dal 52,4%. Quindi,  il 68,5% delle imprese ha un qualche genere di rapporto con il contesto locale, ossia “parla” e si confronta con le altre componenti del territorio, a volte in termini conflittuali, a volte (la maggior parte) riuscendo a negoziare e contemperare le esigenze e gli interessi di tutti gli attori del territorio.

Per il 25% delle imprese i rapporti con il territorio sono improntati ad una sostanziale indifferenza, con una mancanza di comunicazione tra i diversi soggetti (le imprese stesse, le associazioni di categoria degli imprenditori e dei lavoratori, gli attori del governo locale, le banche, ecc.).

Sviluppo economico e territorio

L’8% delle Pmi ritiene che il territorio in cui opera sia un fattore di ostacolo irrimediabile alla propria crescita. Per il 38,1% si potrebbe intervenire per diminuire gli effetti negativi della mancanza di comunicazione.

Per il 41,8% delle Pmi il territorio nel quale risiede rappresenta una opportunità grazie alla forte collaborazione in atto tra tutti gli attori del territorio, mentre per il 12,1% il territorio è un vero e proprio punto di forza che contribuisce al loro sviluppo.

Imprese e “attori” del governo locale

Ben il 73,2% delle Pmi ritiene che le esigenze delle imprese siano considerate “poco” o “per nulla” dagli attori del Governo locale. Sette imprese ogni dieci, quindi, si sentono trascurate dai Governi locali, in particolare le imprese del commercio e le microimprese che operano nelle regioni del Centro Italia e del Sud Italia.

Imprese e “modello di sviluppo locale”

Per il 50% delle Pmi le esigenze delle imprese non fanno parte del modello di sviluppo locale. Un senso di distacco manifestato soprattutto dalle piccole e medie imprese del Centro Italia e del Mezzogiorno.

Il riconoscimento della funzione sociale dell’impresa

Un’impresa, oltre a svolgere un’attività economica, è anche componente del tessuto sociale del territorio a cui appartiene, rivelandosi un potente fattore di sicurezza sociale e presidio del territorio. Per il 59,5% delle imprese questa funzione viene riconosciuta “poco” o “per nulla” nel contesto locale. A sostenerlo sono soprattutto le imprese di dimensioni più ridotte: le microimprese, ad eccezione di quelle del Nord Est.

Sviluppo economico ed esigenze del tessuto sociale

Il 46,9% delle imprese ritiene che la propria presenza incida “molto” o “abbastanza” sul contesto locale e sul modo in cui vengono conciliate le esigenze dello sviluppo economico con quelle del tessuto sociale e civile. Il 53,1% delle Pmi ritiene che la propria presenza sul territorio incida “poco” o “per nulla”.

Sviluppo economico e contesto sociale

Il 41,2% delle Pmi ha un riscontro nel contesto sociale “molto” o “abbastanza” positivo rispetto alle proprie proposte o progetti, mentre il 22,8% delle imprese riscontra un atteggiamento “molto” o “abbastanza negativo”. Il 36% delle imprese non propone, invece, progetti sul territorio, non svolgendo un’attività economica che consenta, o che giustifichi, iniziative di questo genere.

_______

[1] Le cosiddette “imprese culturali” sono quelle Pmi che, per attività svolta, prodotti realizzati o servizi offerti possono essere ricollegate a tutto ciò che nel nostro Paese costituisce cultura, patrimonio artistico e ambientale. In particolare, ci riferiamo alle imprese attive nell’ambito di sette settori principali (macrosettori): 1) produzioni di natura industriale e artigiana; 2) industria culturale (editoria, audiovisivi, ecc); 3) architettura ed edilizia di riqualificazione; 4) enogastronomia e produzioni tipiche; 5) beni e attività culturali; 6) turismo e servizi di accoglienza; 7) servizi di trasporto e mobilità sul territorio.

[2] Periodo 2006-2008.

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