Da Confturismo Veneto nuovo no alla tassa di soggiorno

Da Confturismo Veneto nuovo no alla tassa di soggiorno

Dopo il varo del decreto sul federalismo municipale, l'Associazione ribadisce la sua contrarietà all'imposta. Michielli: "sul federalismo non c'è corrispondenza tra promesse e fatti".

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3 marzo 2011

Marco Michielli, presidente di Confturismo Veneto, dopo il varo del decreto sul federalismo
municipale dice un secco no alla tassa di soggiorno e ironizza sulla sperequazione tra ricettività laica e di culto. ''I nostri alberghi e le nostre strutture ricettive - dice in una nota - praticheranno l'esercizio del culto. D'altronde nella camera d'albergo o in roulotte ciascuno può pregare il dio in
cui crede. Non si capisce perché solo le strutture extralberghiere e le foresterie legate alle organizzazioni di culto che svolgono attività ricettiva a tutti gli effetti vengano esentate da un'imposta che torna a gravare sull attività laiche''. ''Ma ringraziano anche Spagna e Croazia, non
dimentichiamolo'', aggiunge Michielli, che dice no alla possibile reintroduzione dell'imposta, confermando le preoccupazioni sulle conseguenze, che graveranno sulle famiglie in vacanza in Italia oltre che sull'immagine del Paese all'estero. ''Se fino a ieri - dichiara il presidente regionale di Federalberghi e di Confturismo Veneto - ci eravamo battuti per far cancellare la tassa di soggiorno dal decreto, da oggi saremo al lavoro sui decreti attuativi per tentare di limitare i danni. Certo è che questo è un federalismo irriconoscibile rispetto ai (buoni) propositi iniziali; non trovo la corrispondenza tra le promesse e fatti. Che parlano con la precisione dei numeri e delle percentuali a discrezione dei Comuni: addizionale Irpef fino allo 0,4% per il 2010 e anni successivi; tassa di soggiorno fino a 5 euro per notte; IMU primaria e secondaria (anche questa graverà sugli alberghi)''. Confturismo Veneto cita infine un recente sondaggio condotto da TripAdvisor su 6mila viaggiatori europei di cui 2.500 italiani: il 34% dei turisti tedeschi, spagnoli e inglesi rinuncerebbe a
visitare l'Italia. Secondo il 62% dei connazionali, la tassa di soggiorno rappresenterebbe solo un'ulteriore spesa per i viaggiatori internazionali e nostrani intenzionati a visitare il Belpaese, rischiando così di scoraggiare il turismo in Italia.

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