Da un intervento strutturale più certezze per le imprese

Da un intervento strutturale più certezze per le imprese

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25 maggio 2016

Da ipotesi tecnica allo studio del ministero del Lavoro e della cabina di regia di Palazzo Chigi, a opzione politica concretamente realizzabile con la prossima legge di bilancio. Con l'annuncio di ieri del presidente del Consiglio, Matteo Renzi («Stiamo pensando a rendere stabile la riduzione del cuneo fiscale, puntiamo a ridurre il costo del lavoro per tutti») lo «stato di avanzamento» verso un intervento strutturale in grado di sostenere la ripresa e l'occupazione, registra un obiettivo passo in avanti. In primo luogo, perché Renzi ha chiarito che la strada non sarà quella della proroga degli incentivi disposti nel 2015. Lo scorso anno, il tetto massimo di esonero contributivo per le assunzioni a tempo indeterminato è stato pari a 8.060 euro. Quest'anno si è passati con la legge di stabilità a uno sgravio contributivo Inps per 24 mesi di 3.250 euro. Si punta dunque ad abbandonare l'attuale meccanismo del décalage, per privilegiare interventi strutturali e a regime, che ovviamente darebbero maggiori certezze alle imprese. Il costo dell'operazione è strettamente connesse alla scelta finale che verrà adottata. Si va da un onere di circa 1,5 miliardi nel caso in cui si opti per un taglio del costo del lavoro (via contributi) di 4-6 punti, ma solo per i neoassunti, a un costo di 2,5 miliardi l'anno per ogni punto in meno qualora si scelga la strada dell'estensione del beneficio alla vecchia e nuova occupazione a tempo indeterminato. Si tratterebbe di anticipare al 2017 una misura inizialmente immaginata nel 2018, al termine del triennio di vigenza dell'attuale meccanismo. Opzione da condividere, se – come non mancano di ribadire sia la Commissione europea che il Fmi – si guarda al persistente divario tra il livello complessivo di tassazione applicato in Italia sul cuneo fiscale, e il resto dei paesi europei: 49% contro il 35,9% della media Ocse. In particolare Bruxelles raccomanda di spostare per quanto possibile il prelievo dai fattori di produzione, come il lavoro, verso patrimonio, consumi e ambiente. E il Fmi parla di scelte politiche «anche difficili» in direzione di una fiscalità «meno distorsiva» e più orientata alla crescita. Al momento, la linea d'azione ipotizzata da Renzi contemplerebbe l'intervento sul cuneo (in linea con quanto già disposto con l'abolizione della componente lavoro dal calcolo della base imponibile dell'Irap), da accompagnare a una prima riduzione dell'Irpef, probabilmente sugli scaglioni intermedi, così da «intervenire sul ceto medio e le famiglie». Dipenderà dalle risorse effettivamente reperibili, nodo che andrà sciolto da qui alla prossima manovra di bilancio, dunque entro ottobre.

tratto da "Il Sole "4 Ore" di Dino Pesole

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