Dal Messaggero: Iva, un punto in più o aumenti selettivi, ecco il dossier del governo

Dal Messaggero: Iva, un punto in più o aumenti selettivi, ecco il dossier del governo

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28 febbraio 2019

Giovanni Tria nega. Smentisce che nel vertice di martedì scorso si sia parlato di aumenti dell'Iva o di manovre correttive. Un dossier che, ha spiegato il titolare di via XX settembre, non è all'ordine del giorno. Eppure nel governo il lavoro di avvicinamento alla prossima manovra finanziaria che dovrà affrontare la montagna dei 23 miliardi di aumenti dell'imposta sul valore aggiunto e sulle accise prevista per il 2020 continua. La questione dell'Iva, volente o nolente, è sul tavolo. Se il governo resterà immobile, dal primo gennaio del prossimo anno l'aliquota ordinaria passerà dal 22% al 25,2% e quella ridotta dal 10% al 13%. Uno scenario che il governo vuole evitare. Ma, a meno di non voler introdurre pesanti prelievi su altre imposte, o tagli di spesa draconiani, la strada resta stretta. Sia la Lega che il Movimento Cinque Stelle si sarebbero convinte che un aumento parziale delle aliquota sarebbe gestibile. Anche a livello di comunicazione. Alcune discussioni sarebbero già state i ntavolate. Una delle ipotesi è quella di lasciar salire di un punto, dal 22 al 23%, l'aliquota ordinaria dell'Iva. Una misura che garantirebbe un gettito di circa 4,5 miliardi di euro alla casse del Tesoro. Una pillola meno amara del balzo fino al 25,2% e del contemporaneo aumento dell'aliquota ridotta. E che comunque verrebbe indorata attraverso una riduzione del prelievo sulle persone fisiche e sulle imprese. L'intenzione sarebbe quella di abbassare la pressione fiscale aumentando la possibilità di detrazione delle spese fiscali e introducendo il cosiddetto "contrasto di interessi". Più spese sono scaricabili dai redditi, maggiore sarà l'incentivo a farsi fatturare le prestazioni dai professionisti e richiedere gli scontrini. Una lotta senza sconti al "nero" il cui scopo ultimo sarebbe far emergere nuova base imponibile da sottoporre a tassazione (…) Un dossier, per esempio, ci sarebbe anche su un aumento selettivo, con l'aumento che colpirebbe soltanto alcune categorie di beni considerati di "lusso". Anche in questo caso l'obiettivo di gettito minimo si aggirerebbe attorno ai 4,5 miliardi di euro. Anche in questo caso ci sarebbe un contrappeso da mettere sull'altro piatto della bilancia. Alcuni beni di largo consumo tassati oggi al 22%, verrebbero fatti scendere all'aliquota inferiore, quella al 10%.

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