De Luca (Confcommercio): "ora il Governo disattivi la clausola di salvaguardia"

De Luca (Confcommercio): "ora il Governo disattivi la clausola di salvaguardia"

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26 maggio 2015

Lo scorso 22 maggio, la Commissione europea ha negato all'Italia l'autorizzazione per l'estensione del meccanismo del "reverse charge" alle cessioni di beni effettuate nei confronti di ipermercati, supermercati e discount alimentari, prevista dalla legge di stabilità 2015, accogliendo, di fatto, le istanze e le preoccupazioni di "Confcommercio".

Preoccupazioni manifestate non appena l'intervento del Governo era stato anticipato in una lettera inviata lo scorso 27 ottobre dal Ministro dell'Economia, Padoan, al Vice Presidente e Commissario europeo, Katainen.

Ma quali erano i motivi alla base delle istanze della Confederazione?

Occorre subito premettere che - ferma restando la possibilità per gli Stati membri di introdurre nei propri ordinamenti regole derogatorie a quelle ordinarie finalizzate al contrasto dell'evasione in campo Iva - l'introduzione di fattispecie di "reverse charge" ulteriori rispetto alle ipotesi elencate dalla Direttiva Iva debba essere valutata con la massima attenzione e cautela e che lo strumento debba essere autorizzato solo in presenza di rischi di frode ampiamente documentati.

E' ragionevole ritenere che se il settore delle forniture alla grande distribuzione alimentare non è stato contemplato tra quelli disciplinati dalla Direttiva comunitaria è perché non si è caratterizzato, in passato, per essere un settore più vulnerabile di altri alle frodi Iva.

Tale valutazione, peraltro, va letta insieme a quella della stessa Commissione europea che, nel "Country Report Italy 2015", ricorda che il meccanismo del "reverse charge" - essendo una deroga all'ordinario meccanismo di applicazione dell'Iva - si allontana dal principio della riscossione frazionata dell'imposta, causando molteplici problemi di carattere  finanziario a carico degli operatori economici.

Infatti, il principale effetto dell'"inversione contabile" è quello di far maturare, costantemente, ai fornitori dei soggetti che applicano il meccanismo eccedenze d'imposta il cui smobilizzo, nel nostro Paese, è particolarmente complicato dati i tempi lunghi di attesa e le complessità amministrative associate alle richieste di rimborso dei crediti Iva.

Il principio di neutralità dell'Iva impone, invece - secondo quanto sostenuto in più di una circostanza anche dalla Corte di Giustizia UE - che quando non sia possibile compensare l'Iva a credito con l'Iva a debito, l'immediato esercizio del diritto alla detrazione debba essere garantito mediante il veloce rimborso dell'eccedenza a credito.

In pratica, le modalità di rimborso non possono ledere il principio di neutralità dell'Iva, facendo gravare sul soggetto passivo, in tutto o in parte, l'onere dell'imposta.

La Commissione europea, nel negare l'autorizzazione all'Italia, ha, quindi, tenuto conto di tutte queste valide ragioni sostenute dalle imprese.

Ora si auspica che l'Unione Europea decida con lo stesso metro di giudizio anche in merito allo "split payment" (o scissione dei pagamenti), in quanto le imprese che effettuano cessioni di beni o prestazioni di servizi nei confronti delle Pubbliche Amministrazioni si trovano ad affrontare i medesimi problemi di natura finanziaria che sono stati scongiurati per i fornitori della GDO alimentare. Infatti, i soggetti che effettuano operazioni Iva nei confronti di enti pubblici non incassato più l'imposta il cui versamento è effettuato all'Erario direttamente dalle P.A.

Ma la vera urgenza, ora, è disinnescare la "clausola di salvaguardia" introdotta dalla legge di stabilità nell'ipotesi in cui l'UE avesse bocciato - come è avvenuto - il meccanismo del "reverse charge".

Il buco di 728 milioni di euro nel Bilancio dello Stato dovrebbe, infatti, essere coperto facendo ricorso ad un aumento delle accise su benzina e gasolio a partire dal prossimo mese di luglio.

E' questa la sfida a cui è chiamato, nei prossimi giorni, il Governo.

 

 

Vincenzo De Luca

Responsabile fiscale

"Confcommercio-Imprese per l'Italia"

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