Tria lancia l'allarme: "Italia a rischio crescita zero"

Tria lancia l'allarme: "Italia a rischio crescita zero"

Il ministro dell'economia preoccupato sull'andamento del Pil. L'obiettivo del governo è portare a casa al più presto, e senz'altro entro il varo del Def, il decreto sblocca-cantieri e il decreto crescita che in settimana dovrebbe essere varato dal Consiglio dei Ministri.

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1 aprile 2019

L'Italia è a rischio crescita zero. Per questo bisogna portare a casa al più presto, e senz'altro entro il varo del Def, il decreto sblocca-cantieri e il decreto crescita, con l'obiettivo di dare ossigeno a una economia sempre più anemica. Ad ammettere che il Pil nel 2019 potrebbe registrare una sonora battuta d'arresto è lo stesso ministro dell'Economia, Giovanni Tria, convinto però che la ricetta dell'esecutivo possa funzionare a patto che la si smetta di "tifare contro l'Italia". Di certo, ribadisce ancora una volta il titolare di via XX Settembre, "nessuno ci chiede una manovra correttiva", che rischierebbe solo di avvitare la crisi in un momento di frenata generale: "In Europa - ha spiegato Tria dal palco del Festival dell'Economia Civile di Firenze - c'è un rallentamento della crescita perché si è fermato il motore, la Germania". E visti gli stretti legami con la manifattura tedesca della nostra industria, e lo storico ritmo lento dell'economia italiana, sempre un punto sotto la media Ue, ecco spiegato perché "la nostra economia è allo 'zero' mentre la Germania riesce a rimanere allo 0,7-0,8%". Non si tratta di stime, sottolineano dal suo entourage, ma solo di una constatazione dello stato dell'arte, che il governo gialloverde è impegnato a contrastare con quella che di fatto si sta delineando come una vera e propria 'manovra', ma per la crescita. Sarà da vedere se rappresenterà quella "azione massiva" invocata dal presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia: ora, ha detto in tv, è il tempo di chiudere i "conflitti" e di trovare "compattezza" come hanno fatto imprese e sindacati, per agganciare la ripresa e arrivare preparati all'impegnativo appuntamento dell'autunno, quando con la manovra saranno da sminare 23 miliardi di aumenti di Iva. Altrimenti, se le divergenze che emergono di continuo tra Lega e Movimento 5 Stelle dovessero rivelarsi "strutturali" allora meglio sarebbe andare al voto anticipato, piuttosto di "galleggiare". Dopo il quadro a tinte fosche dipinto dal centro studi "Di Maio mi ha scritto un messaggio simpatico, e anche Salvini mi ha mandato un whatsapp, più piccato" rivela Boccia, assicurando che poi il chiarimento è arrivato e che non c'era alcun "attacco al governo" nei dati del Csc ma solo la presa d'atto della situazione. "Il punto è la capacità di reagire e ora la sfida sta tutta" nei due decreti. Se lo sblocca-cantieri sembra in dirittura di arrivo,arricchito anche delle misure per il sisma, non sono ancora tutti sciolti i nodi sul crescita, cui stanno lavorando sia il ministero dell'Economia sia quello dello Sviluppo economico, guidato da Luigi Di Maio. Un punto si farà probabilmente già oggi, quando Tria incontrerà il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, anche per tirare le fila sul decreto per gli indennizzi dei risparmiatori. Difficile che ci possa essere un vertice allargato, visto il complesso incrocio delle agende dei principali attori di governo: e in settimana l'unica finestra utile per approvare il decreto, tra l'altro, sembrerebbe essere quella di giovedì mattina. La corsa contro il tempo è necessaria per permettere a Tria di scrivere già nel Def l'impatto positivo che avranno le nuove misure, e arginare il rischio di indicare un Pil a 0. Certo, incidendo nella sola seconda parte dell'anno, difficile che il rilancio dei cantieri e il pacchetto per aiutare le imprese possano dare grandi effetti (si ipotizza uno +0,1-0,2%). Ma si tratterebbe comunque di un segnale da mandare a Bruxelles. Anche perché il vero fardello sui conti italiani resta quello del debito, che difficilmente scenderà con un taglio così drastico delle stime del Pil (dall'1% a uno 0,1-0,2% senza altri interventi). E con il piano di privatizzazioni da 18 miliardi ancora al palo.

Decreto crescita: una sintesi delle principali aree di intervento 

ADDIO MINI-IRES, ALIQUOTA SUBITO AL 22,5%: si sostituisce lo sconto di 9 punti per chi investe in macchinari o assunzioni con un generalizzato, e di più facile applicazione, taglio dell'aliquota Ires sugli utili non distribuiti e reinvestiti, a prescindere dalla destinazione. Si passa al 22,5% praticamente subito, dall'anno di imposta 2019, al 21,5% nel 2020, al 20,5% nel 2021 e al 20% a regime dal 2022.

SCONTI IMU CAPANNONI, TORNA SUPERAMMORTAMENTO: il superammortamento al 130% viene reintrodotto subito, dal primo aprile fino al 31 dicembre 2019, sugli investimenti in beni materiali nuovi (esclusi i veicoli e gli altri mezzi ditrasporto) fino a 2,5 milioni. Viene gradualmente incrementata la deducibilità dell'Imu sui capannoni dal reddito d'impresa e di lavoro autonomo. Per quest'anno (periodo di imposta 2018) è stabilito uno sconto al 50%, dal prossimo si sale al 60%.

INCENTIVO A IMPRESE PER 'RIGENERARE' PALAZZI: per incentivare il ricambio dei vecchi edifici con palazzi nuovi e ad alta efficienza energetica arriva uno sconto su imposte di registro, ipotecarie e catastali (200 euro l'una) per le imprese che acquistano - non nei centri storici o nelle aree vincolate - interi stabili "a condizione di demolirli e ricostruirli", anche "con variazioni di sagoma e volumetria urbanisticamente consentite", per poi rivenderli entro 10 anni.

RISPUNTA MINI-TASSA 'TORNA IN ITALIA', MA DA 2020: dopo un tentativo con il decretone, torna la proposta di un supersconto per attirare lavoratori dall'estero a partire dal 2020. Chi decide di 'venire in Italia' per almeno 2 anni, dopo essere stato all'estero per almeno 2 anni, pagherà per 5 anni le tasse solo sul 30% del reddito. Vale per ulteriori 5 anni per chi si trasferisce al Sud, ha figli o compra casa. Prolungati anche gli sconti fiscali per il rientro 'dei cervelli', da 4 a 6 anni.

NASCONO I MARCHI STORICI, SONO INTERESSE NAZIONALE: registro ad hoc per i marchi che hanno almeno 50 anni. In caso di crisi dell'impresa, di cessazione di attività o delocalizzazione un'interazione dettagliata con il ministero dello Sviluppo economico per salvaguardarne i livelli occupazionali e per evitarne la chiusura. Viene anche creato al Mise un Fondo per la tutela dei marchi storici da 100 milioni.

CORRETTIVI A PIR, A PMI MASSIMO 1% INVESTIMENTI: le nuove norme della manovra avevano strozzato il mercato. Per questo si riduce all'1% la percentuale da degli investimenti da destinare alle Pmi, che salgono gradualmente fino al 7%.   

ARRIVA FONDO PER ECONOMIA CIRCOLARE: come chiesto dal M5S arriva un fondo ad hoc per favorire progetti di ricerca tra i 500mila euro e i 2 milioni (con un finanziamento agevolabile fino al 50% e un 20% di contributo diretto) per rendere i processi produttivi più efficienti e con minore impatto ambientale, riduzione delle emissioni, rifiuti zero.

SPINTA INVESTIMENTI PMI STARTUP E INNOVATIVE: si punta a favorire i canali non bancari, dalle nuove Sis per investire in start up non quotate ai voucher per le innovative per accelerare i brevetti. Previsti anche interventi sul Fondo di garanzie per le Pmi e un fondo ad hoc per rendere più attrattivi gli investimenti nelle zone economiche speciali (Zes).

INCENTIVI DA SISMABONUS AD AGGREGAZIONI: resta lunga la lista degli incentivi nei settori più disparati, dall'aggregazione di imprese al rafforzamento di quelli esistenti per efficienzaenergetica e sicurezza antisismica. Prevista anche la proroga del credito d'imposta per ricerca e sviluppo. 

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