Di Dio: "C'è un forte legame tra felicità e mercato"

Di Dio: "C'è un forte legame tra felicità e mercato"

La presidente di Terziario Donna: "L'economia della felicità è l'economia civile, l'economia che pensa non soltanto al profitto d'impresa ma anche al profitto sociale"

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25 ottobre 2019

"L'economia della felicità è l'economia civile, l'economia che pensa non soltanto al profitto d'impresa ma anche al profitto sociale".

A spiegare cosa si intende per Economia della felicità, titolo dell'evento organizzato da Terziario DonnaLAB, a Palermo, è stata Patrizia Di Dio, presidente di Terziario Donna Confcommercio: "E' un'economia che non guarda solo al Pil che è il prodotto interno lordo ma alla FIL al tasso di felicità interno lordo", sottolinea.

I numeri dicono che le imprese in Italia che attuano questo tipo di economia sono circa 400 mila, più dell'11% del tessuto delle imprese italiane: escluse le imprese agricole e le imprese finanziarie. E' quanto emerge dall'Indagine "Economia della felicità e nuove prospettive per la crescita e per uno sviluppo sostenibile" realizzata sulle imprese della manifattura, delle costruzioni, del commercio, del turismo e dei servizi da Confcommercio-Imprese per l'Italia in collaborazione con Format Research.

Al centro ci sono le donne: "Secondo noi proprio le imprese, in particolare quelle femminili che mettono al centro le loro relazioni di qualità, mettono al centro l'uomo e le sue emozioni; sono quelle che hanno più spinta per resistere ad un mondo globalizzato; noi riteniamo che proprio il comune fisico, commercio offline, sia una soluzione per il bisogno di socialità che abbiamo tutti noi; non e' vero che in un modo globalizzato e digitalizzato non c’è più spazio perché il mondo avrà sempre bisogno di coltivare emozioni e relazioni di qualità", sottolinea Di Dio.

Le imprese che fanno Economia della felicità sono più dell'11% del tessuto delle imprese italiane, nello specifico si tratta di imprese dei servizi e del turismo, in maniera particolare micro-piccole imprese che operano nelle regioni del nord-est e nord-ovest: "Noi non vogliamo più vendere prodotti, noi vogliamo vendere significati – spiega Patrizia di Dio –, noi vogliamo spostare dal quanto costa al quanto vale: quanto vale un rapporto che non è soltanto di profitto e di vendita ma è un racconto di qualcosa che vale e che va al di la di quello che paghi perché è un prodotto/servizio di qualità, è un prodotto che va raccontato perché ha contenuti culturali, ha un rispetto e cura del territorio dove insiste; tutto questo e' l'economia della felicità".

Le imprese siciliane non stanno però vivendo un momento di particolare splendore, bisogna in tutti i modi cercare di rilanciare le aziende dell'intera Isola: "Serve una visione che non significa essere visionari ma che ad una teoria puoi dare le gambe della concretezza e la capacità d'agire – aggiunge di Dio – certamente noi imprenditori dobbiamo sapere dove andare".

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