Intervento Dino Abbascià agli Stati Generali Confcommercio "Anzitutto l'Italia"

Intervento Dino Abbascià agli Stati Generali Confcommercio "Anzitutto l'Italia"

Presidente Fida Confcommercio

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25 ottobre 2011

L’analisi dei dati, unita al comune sentire, dimostra, inequivocabilmente che il commercio al dettaglio alimentare paga, oggi, il prezzo più alto, nei confronti di una crisi che, da quattro anni, attanaglia il sistema Italia.

I motivi di questa depressione, che sempre più ricorda quella del lontano ‘29, sono vari ma hanno una matrice comune: la speculazione finanziaria senza quartiere e la mancanza di progettualità delle Istituzioni pubbliche.

Fenomeni che hanno destabilizzato non solo il tessuto produttivo, ma anche e soprattutto, il sistema creditizio.

E quando la crisi morde le caviglie delle banche, significa che la ferita è profonda e che, per curarla, non è sufficiente un’aspirina, ovvero le vacue parole della politica.

A farne le spese sono state le tasche dei consumatori e quindi dei consumi che sono ormai a livello di guardia e che portano verso il baratro di una inaugurabile recessione.

I dati in nostro possesso parlano chiaro: dal 2008 ad oggi hanno chiuso definitivamente l’attività più di 230 mila esercizi al dettaglio.

Sul tema occorre una riflessione, semplice da fare, se ci si ferma a pensare ai centri storici delle nostre città; basta guardarsi attorno per capire che queste realtà, inesorabilmente, stanno andando incontro ad una desertificazione strutturale.

Le cause di queste desertificazioni vanno rintracciate, soprattutto, tra i costi elevatissimi che si devono affrontare per potere mantenere le strutture di vicinato.

Affitti alle stelle, costi di gestione modulati sulle caratteristiche strutturali delle grandi imprese che, per essere sostenuti dalle piccole e medie imprese, le privano del tempo e risorse necessarie per far crescere la propria attività.

In questo contesto la filiera alimentare lascia sul campo, purtroppo, chiusure e fallimenti di imprese, quasi tutte composte da nuclei familiari che da secoli rappresentano la storia e la spina dorsale di questo paese.

Sul punto, però, mi preme, sottolineare che le imprese che rappresentiamo hanno regole morali ben salde e che prima di “mollare” investono risorse economiche e umane nella salvaguardia non solo dell’azienda ma anche dei propri collaboratori, argomento già evidenziato dal nostro presidente Sangalli a Roma in occasione dell’ultima Assemblea Generale.

Ma come pugili “suonati”, siamo ormai alle corde.

Abbiamo trascorso l’ultima estate ad ascoltare dal nostro governo, parole e promesse non mantenute (leggi IVA e altro), sarebbe il caso di invertire la tendenza: no parole, no promesse, ma fatti, fatti concreti.

Invertire la tendenza, come? Ci permettiamo qualche suggerimento:

  • puntando sul credito agevolato a progetto, che favorisca il ricambio generazionale e punti a riproporre, nel ”devastato” panorama del mondo del lavoro, le professioni di settore: macellai, panettieri, ortolani, gastronomi;
  • puntando sulla formazione dell’imprenditore, chiedendo investimenti e fondi alle Istituzioni.

Per raggiungere questi obiettivi, però, è necessario un rapido e deciso intervento del Governo.

Non possiamo più assistere al teatrino della politica auto-referenziale e fine a se stesso.

Non possiamo più ascoltare parole vane e irresponsabili quali: il decreto sviluppo? ...al momento giusto..., oppure il decreto sviluppo? ...quando ce ne sarà bisogno.

Ne abbiamo bisogno oggi, al fine di azionare tutte le leve capaci di determinare la ripresa.

Questo è quello che noi chiediamo, questo è quello che noi vorremmo.

Grazie.

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