Dl Fare: via libera della Camera

Dl Fare: via libera della Camera

Con 319 sì, 110 no e 2 astenuti l'Aula di Montecitorio ha definitivamente convertito in legge il provvedimento. Tra le varie misure, la soppressione del Documento unico di regolarità tributaria e l'ok all'attività di vendita e consumo nei propri locali per le imprese agricole.

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9 agosto 2013

Sì definitivo dell'Aula della Camera al decreto legge Fare. Il testo è stato approvato con 319 sì,
110 no e 2 astenuti. Il provvedimento di oltre cento articoli, è uscito dal Senato con una settantina le modifiche, introdotte durante l'esame delle commissioni Affari Costituzionali e Bilancio. Tra le altre misure, l'Assemblea ha confermato il taglio agli stipendi dei manager e lo stop al Durt, il documento unico di regolarità tributaria che era stato introdotto nel passaggio alla Camera e duramente criticato dalle imprese. Fra le novità, rispetto alle Commissioni, c'è il ripristino in Aula delle semplificazioni per gli interventi edilizi anche se modificano la sagoma dell'edificio ma con vincoli più rigidi per la tutela dei centri storici: in caso di inazione dei Comuni sarà un Commissario ad hoc a delimitare le aree in cui non si potraà procedere con la Scia. L'altra novità è stata approvata mandando 'sotto' due volte il Governo che si era espresso in maniera contraria: vengono abolite le misure che consentivano a chi ha fatto uno stage presso gli uffici giudiziari, l'accesso al concorso in magistratura. Durante l'esame in Commissione è arrivato anche l'ok all'emendamento che, oltre a consentire il consumo immediato dei prodotti agricoli presso le aziende produttrici, permette agli agricoltori di svolgere l'attività di vendita in deroga a qualsiasi norma relativa alla destinazione urbanistica della zona e alla destinazione d'uso dei locali in cui viene svolta. Sempre a prosposito di imprese, va ricordato che a Montecitorio erano state introdotte due modifiche al Fondo centrale di garanzia per favorire l'accesso al credito delle piccole e medie imprese: la prima prevede che una quota non inferiore alla metà delle disponibilità finanziarie del Fondo sia riservata ad interventi non superiori a cinquecentomila euro,  importo massimo garantito per singola impresa. La seconda, invece, ripristina la riserva del 30 per cento nella destinazione delle risorse del Fondo a sostenere la contro-garanzia dei Confidi.

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