Draghi: "Lavoriamo per l'euro, non per Berlino"

Draghi: "Lavoriamo per l'euro, non per Berlino"

Il presidente della Bce lascia invariati i tassi e conferma il Quantitative Easing da 80 miliardi: "Adesso ci concentriamo sull'acquisto di corporate bond. La crescita resta moderata, ma solida".

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22 aprile 2016

"Lavoriamo per mantenere la stabilità dell'Eurozona, non di Berlino. Noi obbediamo alla legge non ai politici". Questo il commento del presidente della Bce, Mario Draghi, al termine del board che ha lasciato fermo il costo del denaro: il tasso principale rimane così al minimo storico dello 0,00%, quello sui depositi bancari a -0,40% e quello di rifinanziamento marginale a 0,25%. "Resteranno a questi livelli o più bassi ancora a lungo, di certo oltre la fine del piano di acquisti nel settembre 2017" spiega il presidente della Bce che poi chiude le polemiche - per il momento - sull'ipotesi dell'helicopter money con la quale la Banca centrale avrebbe potuto scavalcare gli istituti di credito e mettere denari freschi direttamente nelle tasche dei cittadini, per rilanciare domanda e prezzi: "Prima di tutto, ci sono difficoltà tecniche e legali, ma la verità è che non ne abbiamo mai discusso". D'altra parte per il governatore tedesco, Jens Weidmann, si tratta di un'ipotesi "assurda". La mossa della Bce è quindi in linea con le attese degli analisti, che non si aspettavano variazioni dopo i tagli del 10 marzo scorso arrivati contestualmente al potenziamento degli stimoli all'economia con l'aumento del Quantitative easing a 80 miliardi di euro al mese. Misure con cui l'istituzione monetaria spera di sostenere la ripresa economica e in questo modo favorire una risalita dell'inflazione a livelli accettabili, laddove da mesi nell'area euro fluttua insidiosamente attorno allo zero. "Le politiche monetarie da sole non possono rilanciare l'economia, servono più sforzi nell'aumento della produttività e delle creazione di posti di lavoro" dice Draghi che poi aggiunge: "Gli sforzi devono arrivare dall'Unione europea, ma anche dai singoli Stati, servono le riforme strutturali. I tassi negativi funzionano e senza la politica monetaria avviata nel 2012, oggi l'inflazione sarebbe negativa e la crescita ancora più debole, ma negli ultimi anni abbiamo agito quasi da soli". 

 

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