E gli italiani si riscoprirono navigatori...

E gli italiani si riscoprirono navigatori...

Il 2001 è stato un anno indimenticabile per il turismo nautico. Il giro d'affari è cresciuto in modo esponenziale. Federnautica, però, avverte: occorre potenziare le strutture e ridurre la pressione fiscale.

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6 settembre 2001

E gli italiani si riscoprirono navigatori…

 

 

 

Poche sono le certezze nella vita ma su una cosa sono tutti d’accordo, il 2001 sarà ricordato come la stagione “boom” del turismo nautico in Italia. Porti, spiagge e isole hanno registrato la presenza di oltre 150mila turisti, per un fatturato complessivo per il solo diporto nautico di 300 miliardi di lire. Una miniera, quella del turismo nautico, che merita di essere sfruttata maggiormente considerando che l’area del Mediterraneo insieme ai Caraibi occupa il secondo posto nel mondo come affluenza di turisti “nautici”. L’Italia, partita in ritardo rispetto ai suoi vicini come Grecia, Turchia e Francia, sta negli ultimi anni recuperando il terreno perduto. Tra il 1998 e il 2001 sono stati registrati dalla Confturismo, basandosi su un censimento effettuato da Federnautica-Ainud (Associazione italiana noleggio unità da diporto), incrementi del 150% del giro d’affari legato al turismo nautico: le imbarcazioni sono passate dalle 150 del ’98 alle 947 del 2001 con una previsione per il 2005 di 3000.Una cifra che, secondo il presidente dell’Ainud e vicepresidente di Federnautica, Francesco Di Manno, potrebbe essere molto più alta se si realizzassero alcune condizioni essenziali.

“Infatti – sottolinea Di Manno – se ci fossero tempestivi interventi sulle aree portuali dedicate e la creazione di nuovi posti barca, la realizzazione di un pacchetto di agevolazioni fiscali e una maggiore attenzione da parte dell’industria italiana alla produzione di imbarcazioni medio-grandi, l’intero settore del turismo nautico potrebbe ipotizzare un incremento anche del 200% in tre anni”.

Alla crescita della flotta ha fatto seguito ovviamente quella del numero di turisti che hanno noleggiato imbarcazioni, passando da poco meno di 17.000 nel ’98 a quasi 400.000 nell’ultimo anno. Una crescita esponenziale dunque che ha consentito anche il consolidamento di oltre 350 società armatoriali e dello sviluppo di quasi 200 società di intermediazione. Certo sono numeri che, come detto, non possono ancora avvicinarsi a quelli di altri Paesi del bacino mediterraneo, come la Grecia con le sue 3000 imbarcazioni o la Turchia con 5000 imbarcazioni tra cui i “mitici” caichhi ma sono chiari indicatori di come il nostro Paese abbia finalmente imboccato la strada giusta anche se molte restano le cose da fare come sottolinea il presidente di Federnautica Claudio Mazza: “Ci sono voluti dieci anni di interminabili discussioni per approdare alla nuova legge quadro sul turismo che ha dato alla nautica da diporto quella piena legittimazione che in assenza dello strumento legislativo che ne inquadrasse le imprese come realtà operanti in questo settore, continuava a non riconoscerle il ruolo di attività economica strategica. Il turismo nautico che può interessare 8 mila chilometri di coste, si presenta come una delle realtà economiche di maggior sviluppo nei prossimi anni, sia per i flussi interni sia internazionali. Per fare questo però occorrono per prima cosa regole e una rapido adeguamento delle strutture portuali e degli approdi esistenti sottoutilizzati, soprattutto nel Sud, dove si dirige in gran parte la domanda europea”. 

 

 

  

 

 

 

 

 

 

 

 

   

 

 

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