Ecco la ripresa, ma per una crescita davvero significativa bisogna tagliare le tasse

Ecco la ripresa, ma per una crescita davvero significativa bisogna tagliare le tasse

Secondo l'Ufficio Studi di Confcommercio il Pil dovrebbe crescere dell'1,1% quest'anno e dell'1,4% nel 2016 e i consumi di circa il 2% nel biennio, grazie anche all'effetto Expo (+0,2% di Pil e +0,3% di consumi). Restano grandi spazi di crescita nel turismo, mentre il risparmio sulla spesa per interessi garantisce margine per un percorso di riduzione della pressione fiscale. Allarme Sud.

DateFormat

24 marzo 2015

CERNOBBIO - La ripresa è finalmente cominciata, ma si può consolidarla e rafforzarla con interventi in vari campi, a partire dal fisco e dal turismo. E' il senso della "Nota sullo scenario economico 2015-2016" realizzata dall'Ufficio Studi di Confcommercio e presentata dal responsabile, Mariano Bella, in occasione della conferenza stampa di apertura del Forum 2016. Vediamola in dettaglio.

Effetto crisi – Tra la fine del 2007 e la fine del 2014, e in particolare tra il 2008 ed il 2013, sono andati distrutti più di 1 milione e 700mila posti di lavoro, mentre i volumi di spesa delle famiglie hanno registrato un calo record superiore all'8% e gli investimenti sono calati addirittura intorno al 28%.

Previsioni macroeconomiche - La proiezione dell'Ufficio Studi di Confcommercio è "prudentemente ottimistica tanto per il 2015 quanto per il 2016". Il Pil dovrebbe crescere dell'1,1% quest'anno e dell'1,4% nel 2016, mentre la spesa delle famiglie residenti è vista in aumento dello 0,9% nel 2015 e dell'1% nel 2016 grazie al modesto recupero del reddito disponibile in termini reali generato dai primi segnali positivi sul fronte dell'occupazione. E' infatti prevista una crescita degli occupati di circa 83mila unità nel 2015  e di 96mila nel 2016. I prezzi dovrebbero rimanere stabili quest'anno e crescere dell'1,1% l'anno prossimo, mentre i consumi aumenterebbero dell'1,2% nel 2015 e dell'1% nel 2016.

Consumi, ritorno alla crescita – Secondo l'Ufficio Studi, il reddito disponibile delle famiglie dovrebbe crescere sia nel 2015 che nel 2016: il miglioramento del potere d'acquisto pro capite dovrebbe assestarsi sui 300 euro circa. Nel biennio ci dovrebbe essere un saldo netto positivo del valore della ricchezza complessiva pari a 400 euro per abitante, per effetto della riduzione di 2.700 euro per la ricchezza immobiliare e a fronte dell'incremento di 3.100 euro di quella finanziaria. Tutto ciò favorirà una ripresa dei consumi di oltre il 2% cumulato, che continuerà a riguardare le telecomunicazioni, soprattutto l'elettronica di consumo e l'informatica domestica. Ma, per effetto dell'Expo, anche l'alimentazione fuori casa, gli alberghi, i trasporti e i viaggi. La novità sarà il rafforzamento della crescita nell'ambito della mobilità, ma il miglioramento del clima di fiducia dovrebbe riportare il segno più anche per consumi tradizionalmente declinanti come l'abbigliamento e le calzature (+0,3% medio annuo nel 2015- 2016).  

Ridurre le tasse è possibile – La discesa dello spread intorno ai 100 punti base può generare un risparmio sulla spesa per interessi tra i 2 e i 3 miliardi di euro. Addirittura, la Corte dei Conti ritiene che il risparmio potrebbe essere tra i 4 e i 6 miliardi quest'anno e tra i 10 i 14 nel 2016. E' dunque possibile abbassare la pressione fiscale tagliando l'Irpef agendo sulle aliquote relative agli scaglioni di reddito: una riduzione generalizzata di un punto percentuale di tutte le aliquote determinerebbe infatti una riduzione di gettito Irpef di circa 7,7 miliardi. In ogni caso, i 6,3 miliardi di risparmi stimati dalla Corte dei Conti consentirebbero almeno la riduzione di un punto percentuale delle prime due aliquote (dal 23% al 22% e dal 27% al 26%). Se, invece, ci si attiene alla stima prudenziale della Corte, un risparmio di circa 4,3 miliardi di euro, si potrebbe limitare l'abbassamento alla sola prima aliquota, quella del 23%, che, scendendo di un punto, comporterebbe una perdita di gettito appena superiore a quell'ammontare, circa 4,6 miliardi di euro. Per l'Ufficio Studi, "laa cosa fondamentale è che l'Italia non deve lasciarsi sfuggire l'opportunità di intraprendere il sospirato percorso di riduzione della pressione fiscale, conditio sine qua non per una crescita significativa dei consumi e quindi dell'economia nel complesso".

Torna la questione meridionale - La ripresa può essere messa in discussione dal divario crescente tra Centro-Nord e Sud del Paese. Se il tasso di disoccupazione si e attestato al 13% nell'ultimo trimestre dello scorso anno, nel Mezzogiorno si è superato il 21% contro meno del 9% nel Nord. Nel triennio 2012-2014, inoltre, quasi la metà dei nuovi disoccupati è stata generata nel Sud del Paese. Ma non basta: se nel biennio 2015-2016, il Pil e i consumi pro capite nel Centro-Nord sono visti tornare sopra i livelli del 2013, per il Mezzogiorno sono previsti previsto Pil stabile e consumi per abitante sotto i livelli del 1995 di quasi un punto e mezzo percentuale.

Expo - La manifestazione in programma tra maggio e ottobre prossimi dovrebbe produrre un impatto aggiuntivo sulla crescita "normale" del 2015. I circa 29 milioni di presenze turistiche aggiuntive previste comporteranno una maggiore spesa turistica degli stranieri per oltre 2,5 miliardi di euro con un impatto positivo pari allo 0,2% sul Pil e allo 0,3% sui consumi totali.

Il turismo, questo incompreso – Nel 2014 i principali settori del made in Italy attivi con l'estero (alimentari e vino, abbigliamento, arredamento, apparecchiature e macchinari) hanno ha generato un saldo positivo di oltre 5 punti di Pil. Da parte sua il turismo, da solo, vale circa quanto alimentare e abbigliamento insieme: c'è quindi una forte sottovalutazione di un'attività economica in grado invece di generare grandi opportunità di sviluppo e di crescita, soprattutto nelle regioni del Mezzogiorno, che viene sistematicamente dimenticato e trascurato in sede di scelte generali di politica economica. L'Italia, rispetto ai suoi principali competitors turistici dell'area mediterranea, ha il saldo turistico più modesto in rapporto al Pil, che da anni resta fermo ad un non certo esaltante 1% del Pil. E le note dolenti vengono soprattutto dal Sud e dalle Isole, dove si orienta soltanto il 12-13% della spesa dei non residenti.

Angelo Moretti

Banner grande colonna destra interna

Aggregatore Risorse

ScriptAnalytics

Cerca