ECONOMIA 2000-2003: CONSUMI FERMI, MALE EXPORT E INVESTIMENTI

ECONOMIA 2000-2003: CONSUMI FERMI, MALE EXPORT E INVESTIMENTI

49/2003Crescono il risparmio e la spesa per alimentari e servizi
02/00

49/2003                                                                                             Roma, 1.07.03

 

 

 

Crescono il risparmio e la spesa per alimentari e servizi

 

ECONOMIA 2000-2003: CONSUMI FERMI, MALE EXPORT E INVESTIMENTI

 

 

Economia ancora ferma nel 2003 con una modesta crescita del Pil (0,5%) e dei consumi (0,4%); rispetto al 2002 un aumento della domanda solo per servizi (da 0,7% a 1,2% nel 2003) e beni alimentari (da 0,4% a 1,4% nello stesso periodo), mentre peggiora la performance della domanda dei beni durevoli e dell'abbigliamento (vestiario da -0,5% a -0,7%, calzature da 0,2% a -1,1%); aumenta la propensione al risparmio delle famiglie che, dal 2000 al 2003, sono passate dall'11% al 12,6% come quota di reddito risparmiato; male l'export (-0,3%) - anche in conseguenza del caro euro e di una scarsa innovazione tecnologica dei prodotti made in Italy - e gli investimenti (-0,5%); tiene, invece, l'occupazione (+170mila unità nel 2003) anche grazie all'emersione di posizioni non regolari; qualche segnale di ripresa per la nostra economia solo nel 2004 con l'attenuazione del clima di incertezza internazionale ed interno: Pil al 2%, consumi 1,8%, investimenti +3,6%, esportazioni +3,1%: questa la fotografia dell'andamento dell'economia italiana per il periodo 2000-2003 e la previsione per il 2004 scattata dal Centro Studi Confcommercio.

 

 

LO SCENARIO ECONOMICO ATTUALE

 

Il quadro economico italiano, analogamente a quanto si registra a livello internazionale ed europeo, pur facendo emergere segnali di un probabile superamento della fase più negativa del ciclo economico è ancora caratterizzato da forti elementi di incertezza e non sembra evidenziare con chiarezza l’inizio di una ripresa.

I miglioramenti registrati ad aprile dal lato della produzione, degli ordinativi e delle vendite al dettaglio sembrano dettati più da fattori occasionali e dalla forte compressione registrata per tutti questi indicatori nei mesi precedenti, che da modifiche in positivo della situazione congiunturale.

A conferma della presenza di elementi che contribuiscono a mantenere contenuto il profilo di crescita del nostro Paese vi sono i dati di maggio dell’interscambio con i paesi extra UE, che segnalano una caduta molto accentuata delle esportazioni.


Questo clima di incertezza, caratterizzato da una alternanza di modesti miglioramenti e repentini rallentamenti, dovrebbe proseguire almeno fino alla fine dell’anno in corso, periodo in cui a livello internazionale si dovrebbero consolidare i segnali di ripresa con effetti significativi sulla dinamica della domanda mondiale.

In Italia, di miglioramento vero e proprio del contesto economico si dovrebbe poter parlare solo all’inizio del secondo trimestre del 2004.

Stante l’attuale quadro congiunturale, ed in assenza di misure di politica economica atte a produrre effetti già nell’anno in corso, nel 2003 il PIL è atteso crescere a tassi decisamente modesti (0,5%).

A mantenere basso il ritmo di sviluppo nell’anno in corso dovrebbero contribuire essenzialmente la domanda estera (-0,3%) e gli investimenti (-0,5%), per i quali nella prima parte dell’anno si è segnalato un andamento pesantemente negativo.

 

QUADRO MACROECONOMICO ITALIANO

(variazioni percentuali sull’anno precedente)

 

2000

 

2001

 

2002

 

2003

 

2004

 

PIL

3,1

 

1,8

 

0,4

 

0,5

 

2,0

 

Importazioni di beni e servizi

8,9

 

1,0

 

1,5

 

0,9

 

3,8

 

Consumi finali interni

2,5

 

1,6

 

0,7

 

0,7

 

1,7

 

- Spesa delle famiglie residenti

2,7

 

1,0

 

0,4

 

0,4

 

1,8

 

- Spesa delle AP e delle ISP

1,7

 

3,5

 

1,7

 

1,9

 

1,5

 

Investimenti fissi lordi

7,1

 

2,6

 

0,5

 

-0,5

 

3,6

 

Esportazioni di beni e servizi

11,7

 

1,1

 

-1,0

 

-0,3

 

3,1

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

OCCUPATI (Var. assolute migliaia)

388

 

435

 

315

 

170

 

280

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

INFLAZIONE

2,5

 

2,8

 

2,5

 

2,5

 

1,8

 

Fonte: elaborazioni e previsioni Centro Studi Confcommercio

 

Anche per quanto concerne i consumi delle famiglie nel 2003 la crescita dovrebbe risultare contenuta (0,4%) ed in linea con quanto registrato lo scorso anno.

Sull’evoluzione di questa variabile continueranno a gravare anche nella seconda parte dell’anno i condizionamenti derivanti dal permanere di un clima di incertezza e da una evoluzione del reddito disponibile che, nonostante le positive performances del mercato del lavoro, si manterrà su ritmi di crescita decisamente contenuti in conseguenza dell’andamento atteso dai redditi da lavoro e dalle rendite finanziarie. 

All’interno dei consumi delle famiglie, che non bisogna dimenticare contribuiscono per il 60% alla formazione della ricchezza del Paese e rappresentano la variabile chiave per lo sviluppo, situazioni di difficoltà si dovrebbero registrate per tutto il complesso dei beni durevoli, al cui interno solo per pochi prodotti è prevista una crescita, e per l’abbigliamento, settori che ormai da tempo scontano una forte crisi della domanda.

Una evoluzione più positiva rispetto al dato medio è attesa per gli alimentari e i servizi e, relativamente a quest’ultima voce, si segnala come parte della crescita sia da attribuirsi alla necessità delle famiglie di acquistare sul mercato alcuni servizi la cui erogazione da parte dell’operatore pubblico risulta inadeguata rispetto alla richiesta.

Ciò nonostante, la spesa sostenuta dalle amministrazioni pubbliche per consumi continua ad evidenziare anche nell’anno in corso un ritmo di crescita abbastanza elevato (+1,9%) e non in linea con le esigenze di contenimento della finanza pubblica. Questo elemento è un'ulteriore conferma di un utilizzo delle risorse non sempre efficiente ed efficace.

In questo contesto l’occupazione - che sembra aver risentito nei mesi precedenti in misura abbastanza contenuta della sensibile decelerazione produttiva, anche se è presumibile che parte della nuova occupazione sia rappresentativa dell’emergere di posizioni non regolari - dovrebbe segnalare nel 2003 un ulteriore miglioramento (+170mila unità) di cui beneficeranno essenzialmente le regioni del Centro-Nord.

Relativamente all’inflazione nei prossimi mesi si dovrebbero avvertire in misura più sensibile gli effetti su tutto il sistema derivanti dell’attenuarsi di alcuni elementi di pressione, in particolare le materie prime energetiche, che avevano caratterizzato i primi mesi dell’anno con una graduale discesa del tasso tendenziale verso valori prossimi al 2%.

In considerazione dell’evoluzione già registrata nel primo semestre del 2003, nella media dell’anno, il tasso di crescita dei prezzi al consumo dovrebbe attestarsi su di un valore in linea con quello registrato lo scorso anno (2,5%).

 

 

I CONSUMI DELLE FAMIGLIE: L'APPROFONDIMENTO

 

Dopo il 2000, che ha rappresentato una sorta di spartiacque nei comportamenti di spesa delle famiglie, i consumi hanno assunto, in linea con l’evoluzione economica generale e le dinamiche reddituali, un andamento molto debole con una crescita tra il 2000 e il 2002 in termini reali dello 0,8%.

A subire in misura più rilevante la tendenza al contenimento della spesa delle famiglie sono stati prevalentemente i beni. Dopo il buon andamento registrato nel 2000 (+2,5%) hanno evidenziato, già nel 2001, una scarsa dinamicità, con un incremento in termini reali che è stato solo dello 0,2%, per poi registrare un calo dello 0,8% l'anno successivo.

Sull’evoluzione registrata nell’ultimo biennio ha pesato in misura rilevante la domanda di beni durevoli in caduta nel 2001 (-0,6%), crollo divenuto più pesante nell'anno successivo (-2,8%).

 

I CONSUMI DELLE FAMIGLIE SUL TERRITORIO ECONOMICO (*)

(variazioni percentuali sull’anno precedente)

 

2000

 

2001

 

2002

 

2003

 

2004

 

T O T A L E

3,1

 

0,9

 

-0,1

 

0,3

 

1,7

 

 Di cui

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   Alimentari alcolici e tabacco

2,4

 

0,1

 

0,4

 

1,4

 

1,0

 

   Non alimentari

3,3

 

1,1

 

-0,3

 

0,1

 

1,8

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

T O T A L E

3,1

 

0,9

 

-0,1

 

0,3

 

1,7

 

 Di cui

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   BENI

2,5

 

0,2

 

-0,8

 

-0,4

 

1,0

 

     Beni durevoli

5,8

 

-0,6

 

-2,8

 

-1,4

 

1,2

 

     Beni non durevoli

1,6

 

0,5

 

-0,3

 

-0,1

 

1,0

 

  SERVIZI

4,0

 

1,8

 

0,7

 

1,2

 

2,4

 

Fonte: elaborazioni e previsioni Centro Studi Confcommercio

Un'analisi più dettagliata dei prodotti relativi ai beni durevoli, componente che riflette un acquisto più impegnativo dal punto di vista finanziario e quindi più motivato e ponderato nella sua programmazione tenendo conto del bilancio familiare, fa emergere le difficoltà in cui si sono trovate le famiglie italiane nel fare una serie di acquisti.

La tendenza riflessiva della domanda ha interessato sia pure in misura meno consistente anche la domanda per servizi, che dopo il forte incremento del 2000 (+4%), ha evidenziato un rallentamento (+1,8% nel 2001, +0,7% nel 2002).

Conseguentemente a queste dinamiche vi è stata una modifica nelle quote di riferimento della spesa delle famiglie con uno spostamento significativo verso i servizi la cui incidenza al 2002 era prossima al 48%.

Queste tendenze non sembrano aver subito modifiche di rilievo in questa prima parte del 2003, anno in cui alla modesta crescita dei consumi sul territorio italiano dovrebbero contribuire in misura esclusiva i servizi (+1,2%).

Per i beni e particolarmente per i durevoli  anche l’anno in corso dovrebbe rivelarsi a consuntivo negativo con una flessione pari rispettivamente allo 0,4% ed all’1,4%.

Dati particolarmente negativi per quanto concerne i beni sono stimati per l’abbigliamento (-0,7%) in flessione già nel 2002, le calzature (-1,1%), i mobili (-2,1% proseguendo in un trend in atto dal 2001), gli elettrodomestici (-0,7%) e l’acquisto di mezzi di trasporto (-2,8%).

Tra i beni l’unica componente che al momento evidenzia una qualche dinamicità è quella relativa agli alimentari, bevande e tabacchi, attesa crescere in media d’anno dell’1,4%.

Il miglioramento del contesto economico atteso per il prossimo anno dovrebbe interessare sia pure in misura non particolarmente accentuata anche la domanda delle famiglie, con una crescita dei consumi sul territorio nazionale dell’1,7%.

A beneficiare di questo miglioramento saranno prevalentemente i servizi (+2,4%) e conseguentemente la componente non alimentare del consumo.

Per i beni durevoli il miglioramento atteso (+1,2%) non sarà peraltro sufficiente a compensare la caduta dell’ultimo triennio  (-4,8% tra il 2000 ed il 2003).

 

 

I CONSUMI DI ALCUNI BENI

(variazioni percentuali sull’anno precedente)

 

2000

 

2001

 

2002

 

2003

 

2003-2000

VESTIARIO

2,2

 

1,6

 

-0,5

 

-0,7

 

0,5

 

CALZATURE

3,6

 

-0,5

 

0,2

 

-1,1

 

-1,4

 

MOBILI

2,8

 

-1,3

 

-4,2

 

-2,1

 

-7,4

 

ELETTRODOMESTICI

1,1

 

1,9

 

-0,3

 

-0,7

 

0,9

 

TV, HI-FI, COMPUTER, FOTOGRAFIA

14,6

 

6,5

 

2,3

 

0,2

 

9,2

 

ACQUISTO DI MEZZI DI TRASPORTO

2,8

 

-2,0

 

-3,8

 

-2,8

 

-8,3

 

Fonte: elaborazioni e previsioni Centro Studi Confcommercio

 

 

IL REDDITO DISPONIBILE DELLE FAMIGLIE E I CONSUMI

 

Dopo l’exploit espansivo del 2000, è iniziata una fase di sensibile rallentamento dell’economia italiana, che ha portato la crescita al modesto risultato del +0,4% nel 2002.

Ciò si è riflesso inevitabilmente sul reddito disponibile delle famiglie, il cui incremento in termini di potere d’acquisto è stato di appena lo 0,6%, con una conseguente caduta dei consumi, che in relazione alla spesa delle famiglie residenti, hanno registrato una flessione in quantità dello 0,1% rispetto al 2001.

Le ragioni della modesta evoluzione del reddito disponibile vanno ricercate nella consistente contrazione dei redditi da capitale, sia per effetto del pessimo andamento dei mercati azionari, sia per il continuo ridursi dei rendimenti sui titoli del debito pubblico, che hanno portato nel biennio 2001-02 ad una flessione di quasi il 13% degli introiti derivanti da interessi netti, dividendi e altri redditi da capitale.

Nonostante il lieve calo, tre decimi di punto, della pressione fiscale e contributiva, conseguente ai provvedimenti di alleggerimento dell’IRPEF sui redditi medio-bassi, la propensione al consumo si è leggermente ridotta nel 2002, denotando un atteggiamento di notevole cautela nei comportamenti di spesa delle famiglie, che hanno preferito destinare al risparmio una quota maggiore del proprio reddito.

Il clima di fiducia, infatti, è stato costantemente calante per tutto il corso del 2002 e i continui slittamenti della fase di avvio della ripresa hanno indotto le famiglie ad accrescere la quota di risparmio per motivi cautelativi, destinandolo, ove possibile, ad acquisti immobiliari e disinvestendo dai titoli a breve termine – come ad esempio i BOT – e dai fondi comuni di investimento.

 

 

POTERE D'ACQUISTO, PROPENSIONE AL RISPARMIO E AL CONSUMO DELLE FAMIGLIE

(variazione e valori percentuali)

 

1999

2000

2001

2002

2003(d)

 

Potere d'acquisto del reddito disponibile (a)

-0.7

2.0

2.5

0.6

0.5

Propensione al risparmio (b)

11.7

11.0

12.3

12.5

12.6

Propensione al consumo (c)

88.3

89.0

87.7

87.5

87.4

Fonte: elaborazioni e previsioni Centro Studi Confcommercio

(a) Variazioni percentuali; (b) Risparmio lordo su reddito lordo disponibile; (c) Spesa per consumi finali su reddito lordo disponibile; (d) Stima.

 

 

Per il 2003 non sono attesi mutamenti rilevanti rispetto alle dinamiche dei primi anni duemila.

Il reddito disponibile in termini di potere d’acquisto dovrebbe crescere di un modesto 0,5%, in linea con la dinamica molto contenuta del PIL.

Anche i comportamenti di spesa delle famiglie resteranno condizionati dal clima di fiducia negativo, anche per il deteriorarsi della situazione economica generale e le preoccupazioni connesse alla tenuta dell’occupazione e quindi alle aspettative future dei redditi da lavoro.

 

 

 

 

 

 

 

 


         Fonte: elaborazioni e stime Centro Studi Confcommercio

 

 


Dovrebbe proseguire la fase di contrazione degli acquisti di beni (-0,4% rispetto al 2002), soprattutto nella componente dei beni durevoli, mentre i consumi in quantità di servizi evidenzierebbero un profilo di crescita più vivace (+1,2%) rispetto al 2002), anche in relazione alla maggiore propensione manifestata negli ultimi anni per la consumazione di pasti fuori casa ed i viaggi.

 

 

LE PROSPETTIVE PER IL 2004

 

I modesti risultati attesi a consuntivo del 2003 per l’economia italiana incorporano una graduale attenuazione del clima di incertezza internazionale ed interno, i cui effetti sul nostro sistema dovrebbero assumere un certo rilievo nel 2004: il PIL italiano, infatti, è stimato crescere, a politiche invariate sia dal lato entrate che delle uscite delle amministrazioni pubbliche, del 2,0% (il valore più elevato dal 2000).

A questo risultato dovrebbero contribuire, in misura abbastanza rilevante e in linea con il ruolo svolto dal contesto internazionale sulla ripresa italiana, la domanda estera e gli investimenti per cui è previsto nel 2004 un sostanziale miglioramento.

Nel 2004 le esportazioni, dopo un triennio abbastanza critico, dovrebbero mostrare una ripresa (3,1%) in conseguenza del miglioramento della domanda mondiale, che si prevede torni su ritmi di sviluppo superiori al 5,5%, e dell’assestamento del tasso di cambio euro/dollaro su valori meno penalizzanti per le nostre merci. E’ peraltro presumibile che i noti problemi di competitività dei nostri prodotti sui mercati non permetteranno alle merci italiane di beneficiare pienamente del mutato contesto internazionale, in particolare verso i mercati considerati più remunerativi. Ad ulteriore conferma delle difficoltà delle nostre produzioni, nel 2004 la nostra domanda verso l’estero è attesa crescere a ritmi più sostenuti, con un incremento delle importazioni del 3,8%.

A sostenere in misura più consistente lo sviluppo italiano nel 2004 dovrebbe essere la componente relativa agli investimenti, per i quali dopo un biennio di sostanziale stagnazione l’incremento dovrebbe risultare del 3,6% in termini reali. Tale andamento dovrebbe essere determinato sia dalla necessità di ampliare la capacità produttiva del sistema, sia di innovare i processi produttivi ed i prodotti per migliorare il grado di competitività sui mercati.

In linea con il miglioramento del contesto produttivo anche i consumi delle famiglie dovrebbero tornare a crescere nel 2004 a ritmi più sostenuti rispetto a quanto sperimentato nel triennio 2001-2003, anche se l’incremento atteso (1,8%) sarà di alcuni decimi di punto inferiore rispetto alla dinamica del PIL.

Tale evoluzione riflette il permanere, anche nei primi mesi del prossimo anno, di un comportamento da parte delle famiglie molto prudente nei confronti del consumo, in quanto il susseguirsi negli ultimi anni di micro shock ha fortemente minato l’idea di uno sviluppo prolungato nel tempo, portando le stesse ad una maggiore attenzione al risparmio. 

E’ anche presumibile che, in presenza di un consolidamento della ripresa, la BCE proceda nella parte finale del 2004 ad un rialzo dei tassi. Manovra che, in considerazione del forte dinamismo registrato nel 2002-2003 dalla domanda delle famiglie per mutui destinati all’acquisto della casa, potrebbe spingere le stesse, al fine di sostenere gli impegni assunti, ad atteggiamenti prudenti verso il consumo di alcuni beni reputati meno necessari ed il cui acquisto è considerato più impegnativo.

 

Per quanto concerne l’altra componente interna della domanda interna, la spesa delle Amministrazioni pubbliche, in assenza di interventi correttivi, anche nel 2004 si dovrebbe registrare una tendenza sostanzialmente espansiva (1,5%).

 

Sul versante occupazione, l’accelerazione delle dinamiche produttive interne dovrebbe determinare nel 2004 un ulteriore miglioramento del mercato del lavoro. In particolare, per l'occupazione è previsto un incremento di circa 280 mila unità, stima che non tiene peraltro conto degli effetti sul mercato del lavoro della «riforma Biagi», con una ulteriore diminuzione delle persone in cerca di occupazione che potrebbero scendere sotto i 2 milioni spingendo così il tasso di disoccupazione sotto la soglia dell’8,5%.

In questo contesto, miglioramenti significativi sono attesi anche dal lato dell’inflazione che, in assenza di pressioni sulle componenti volatili (energia ed alimentari) o di comportamenti dell’operatore pubblico (amministrazione centrale e/o locali) mirati a contenere i deficit, dovrebbe scendere su un valore medio dell’1,8%.

Va comunque tenuto presente che proprio sul versante delle materie prime energetiche esistono alcuni rischi concreti in quanto la previsione di una ripresa internazionale potrebbe causare temporanee carenze dal lato dell’offerta con conseguenti aumenti dei prezzi sui mercati.

In questo contesto, che risulta meno negativo in rapporto a quanto sperimentato dalla nostra economia negli ultimi anni, anche se i tassi di sviluppo attesi per il 2004 sono ancora inadeguati se confrontati con le esigenze del paese ed il suo potenziale, elementi di preoccupazione scaturiscono dal lato della finanza pubblica.

Se l’andamento delle variabili finanziarie appare in Italia meno negativo rispetto a quanto stanno registrando altre economie - per la Francia ad esempio vi è il rischio che ci si approssimi nell’anno in corso ad un valore deficit/PIL non molto distante dal 4% - è anche vero che non sono stati attuati sufficienti interventi strutturalmente atti a modificare nel medio-lungo periodo l’evoluzione della finanza pubblica.

E’ probabile che nel momento in cui cesseranno gli effetti derivanti dai provvedimenti una tantum, a cui per la bassa crescita non si sostituiranno entrate di analoga entità, si potrebbero determinare nel corso del prossimo anno degli squilibri che potrebbero portare, in assenza di correttivi, il rapporto deficit/PIL su valori prossimi al 3%.


(*)  Le variazioni differiscono da quelle riportate nella tabella del quadro macro economico in quanto i consumi sul territorio  sono al netto della spesa effettuata dagli italiani all’estero e comprendono gli acquisti dei non residenti

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