Economia e consumi, analisi congiuntutale e prospettive

Economia e consumi, analisi congiuntutale e prospettive

Sondrio, 19 gennaio 2009

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19 gennaio 2009
Macro Carrier

Cari amici ed amiche, signore e signori,

ho accolto con grande piacere l’invito del Presidente Del Curto a partecipare a questo incontro organizzato dall’Unione del Commercio, del Turismo e dei Servizi della provincia di Sondrio in occasione dell’annuale Giornata dell’Associato.

E, a questo proposito, vorrei innanzitutto esprimere un sincero apprezzamento al Presidente Del Curto e a tutta la dirigenza per i risultati conseguiti dall’Associazione che, tra tutte le organizzazioni provinciali del nostro sistema associativo, è quella con la maggiore spinta associativa con oltre il 70% di imprese iscritte sul totale provinciale. Un risultato molto positivo che non abbiamo mancato di evidenziare anche nel corso della recente Conferenza di sistema a Sorrento.

Un incontro importante – dicevo - non solo per il tema, altrettanto rilevante, che è stato ben affrontato negli interventi che mi hanno preceduto, ma anche perché avviene in un momento molto delicato per la nostra economia che sta attraversando, ormai da tempo, una fase difficile.

Una fase caratterizzata dal persistere di una bassa crescita e da una crisi dei consumi che, è inutile negarlo, è profonda e strutturale ed è ormai sotto gli occhi di tutti. Una crisi sintomatica delle difficoltà che l’economia reale sta incontrando per effetto della crisi mondiale che colpisce in particolare le Pmi.

Soprattutto quelle del commercio, del turismo e dei servizi che, in questo territorio, rappresentano la principale risorsa sia per numero di imprese che di occupati nel settore.

E questi contraccolpi, purtroppo, non sembrano esaurire gli effetti nel breve periodo.

Infatti, pur non iscrivendoci tra i più pessimisti, anche il 2009, secondo le previsioni del nostro Ufficio Studi, sarà comunque un anno difficile, un anno in cui il nostro Paese, così come molti altri partner europei, dovrà affrontare un periodo di transizione in cui la propensione al consumo rimarrà bassa, anche se non in misura patologica.

Insomma, non siamo di fronte a fenomeni fortemente depressivi o gravemente recessivi, e questo se da un lato ci lascia immaginare un 2009 meno pesante del previsto – almeno speriamo - dall’altro determinerà, però, una ripresa più debole e graduale nel 2010.

Quella che abbiamo di fronte è, quindi, una crisi con un profilo più simile ad una “U” che a una “V”, cioè più smussata ma più prolungata.

Ma, per fortuna, c’è qualche segno di vivacità, seppur debole, nei consumi, così come si è verificato a Natale e non c’è stato, quindi, nessun crollo, come da molti paventato.

Un primo segnale, dunque, di fronte ad un anno che, come ho detto, si presenta indubbiamente incerto ma nel quale non dobbiamo rimanere inermi e, anzi, facendo nostre le parole del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, dobbiamo fare della crisi un’occasione per far ripartire l'Italia.

Un’occasione, cioè, per preparare un’Italia che cresca di più e meglio, che costruisca più sviluppo e più coesione sociale. Per questo, bisogna proseguire e portare a compimento il cantiere delle riforme. Quelle utili e necessarie per recuperare un divario di crescita di lungo periodo tra l’Italia e gli altri Paesi europei.

E vedo, in particolare, due grandi “occasioni” per fare avanzare questo grande disegno riformatore: il federalismo fiscale, da una parte, e la riforma degli ammortizzatori sociali, dall’altra.

La prima come un’occasione – difficile e non scontata, ma certamente possibile e necessaria – per condividere principi di responsabilità nella gestione della spesa pubblica e nel ricorso alla tassazione e, in questo modo, per porre i presupposti della riduzione della pressione fiscale complessiva, in parallelo al recupero di evasione ed elusione.

L’altra grande riforma, quella che riguarda gli ammortizzatori sociali, potrà essere l’occasione per costruire tutele più robuste e universali a favore del mondo del lavoro, finalizzandole saldamente al reinserimento occupazionale, anche sulla base di una formazione continua di qualità.

Ed è stato certamente un bene che nel decreto anticrisi questa tutela sia stata estesa anche alle imprese del commercio e del turismo costrette a chiudere la loro attività. Una misura importante che va incontro ad una categoria che solo nei primi nove mesi dell’anno scorso ha visto ridurre lo stock di imprese di oltre 30mila imprese e che denota un segnale di attenzione da parte del Governo in un momento indubbiamente difficile.

Ma è importante evidenziare come l’avanzamento di queste riforme legittimerebbe rispetto ai mercati internazionali anche l’attuazione, nel corso del 2009, di una politica di bilancio più espansiva con effetti anticiclici. Ne abbiamo davvero bisogno per sostenere la domanda interna e i consumi delle famiglie.

Ci aspettavamo, comunque, dal Governo un po’ più di coraggio anche se sono apprezzabili le misure come il sostegno ai consorzi di garanzia fidi – che va nella direzione di rendere più agevole il rapporto tra banche e imprese - la detassazione per i contratti di produttività, la deducibilità forfetaria dell’Irap, la velocizzazione dei rimborsi fiscali e dei pagamenti della P.A., l’accelerazione della spesa per investimenti in infrastrutture, il sostegno al sistema bancario.

C’è poi la questione degli studi di settore per i quali è senz’altro fondamentale aver previsto nel decreto anticrisi – ed era una nostra richiesta - la revisione dei loro parametri alla luce degli andamenti congiunturali in atto ed attesi per tener conto del loro impatto sui bilanci delle imprese. Ma è necessario che si ritorni ad affrontare la questione e che questi parametri vengano rivisti al ribasso perché le imprese stanno attraversando un periodo di crisi.

Ci auguriamo, quindi, che a marzo, possa trovarsi una soluzione positiva per un provvedimento che deve alleggerire la pressione fiscale sulle imprese.

Le cose da fare, dunque, non mancano e il percorso per rimettere il nostro Paese sulla strada di una crescita più robusta e duratura è ancora lungo e tortuoso.

Per questo auspichiamo che si apra una nuova stagione di confronto, non rituale, con il Governo per l’istituzione di una vera e propria cabina di regia per il monitoraggio dell’impatto della crisi e per l’individuazione delle priorità d’intervento.

Così come riteniamo indispensabile un supplemento di responsabilità e una maggiore condivisione di intenti nel dialogo tra Governo, Parlamento e forze sociali. In sostanza, il recupero delle condizioni di metodo di una legislatura costituente. Un’idea che lanciammo già al forum di Cernobbio lo scorso marzo e della cui necessità restiamo tenacemente convinti.

E sono certo che tutti gli attori economici e sociali, le istituzioni e gli enti pubblici sapranno trovare la forza, l’energia e le risorse per superare questa fase e restituire a famiglie e imprese quella fiducia che è indispensabile al rilancio della nostra economia.

Grazie.

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