"Economia digitale e tassazione: serve un'azione comune dei governi"

"Economia digitale e tassazione: serve un'azione comune dei governi"

Analisi del responsabile fiscale di Confcommercio, Vincenzo De Luca. "Dopo il mancato accordo in sede Ecofin sulla istituzione di una "Web Tax" europea, diventa sempre più urgente che i lavori per una equa tassazione delle imprese digitali proseguano a livello Ocse per evitare che sorgano aree economiche deregolamentate".

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12 aprile 2019

"In un contesto economico in cui la liberalizzazione degli scambi è stata implementata e in cui il progresso tecnologico ha annullato le distanze fisiche, rilevanza fondamentale è assunta dal riparto del potere impositivo tra gli Stati in cui ciascuna impresa opera localizzando una o più attività. La digitalizzazione dell'economia, infatti, sul piano della produttività e della crescita economica ha permesso una maggiore efficienza dei processi produttivi e un incremento degli scambi informativi tra clienti e fornitori. Tuttavia, l'impatto della digitalizzazione ha comportato un mutamento dei profitti delle imprese - i cui ricavi diventano mobili non essendo più collegabili ai mercati sui quali l'impresa è attiva - con un significativo impatto sulla fiscalità degli Stati in cui sono realizzati. Pertanto, in considerazione di un sistema produttivo che ha smesso di funzionare nei modi consueti, risultano obsoleti sia i tradizionali sistemi di tassazione sia i meccanismi per evitare la doppia imposizione dei redditi delle imprese multinazionali. Sotto questo profilo, anche i tentativi di prevedere "Web Tax" nazionali o europee, transitoriamente destinate a colpire i ricavi derivanti da particolari operazioni condotte sul mercato digitale - senza un coordinamento comune e la condivisione di un più ampio disegno di armonizzazione delle legislazioni fiscali - rischiano di fallire, come è successo di recente in sede europea. L'avvento della "new economy" e l'implementazione dei processi di digitalizzazione hanno permesso alle imprese di aggiudicarsi anche mercati esteri senza la necessità di collocarvi una sede fissa di affari, mediante l'impiego di metodi del tutto innovativi (e per lo più immateriali) che hanno fortemente abbattuto le barriere all'entrata dei mercati. Tuttavia, al repentino cambiamento dei modelli di business delle imprese non ha fatto seguito un altrettanto radicale cambiamento dei sistemi di tassazione, che continuano ad essere ancorati ad una obsoleta idea di impresa. Ciò posto, è evidente quanto sia indispensabile che gli sforzi dei Governi convergano verso un'azione comune tesa ad evitare che l'eccessiva frammentazione presente a livello ordinamentale crei la possibilità per i contribuenti di scegliere quello più conveniente, indirizzando i profitti nei Paesi a fiscalità privilegiata a svantaggio delle casse erariali dei singoli Stati, nonché a detrimento delle piccole e medie imprese. Pertanto, dopo il mancato accordo dello scorso 12 marzo in sede ECOFIN sulla istituzione di una "Web Tax" europea, diventa sempre più urgente che i lavori per una equa tassazione delle imprese digitali proseguano a livello OCSE, al fine di evitare che sorgano aree economiche deregolamentate e, dunque, defiscalizzate, in cui vengano prodotti redditi che riescono a sfuggire a qualsiasi forma di tassazione".

Vincenzo De Luca

Responsabile fiscale

"Confcommercio-Imprese per l'Italia"

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