Esposizione delle micro e piccole imprese del terziario di mercato alla criminalità durante e dopo il lockdown

Esposizione delle micro e piccole imprese del terziario di mercato alla criminalità durante e dopo il lockdown

Nota dell’Ufficio Studi Confcommercio sui risultati dell’indagine di Format research

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7 giugno 2020

L’obiettivo dell’indagine è fornire qualche evidenza sull'infiltrazione della criminalità organizzata nell’ambito del tessuto di alcuni comparti delle imprese del terziario, alla luce delle difficoltà che stanno affrontando queste ultime per l’emergenza economica in atto. Due aspetti, evidenziati anche dai mezzi di comunicazione e all’attenzione delle istituzioni appaiono oggi di particolare importanza: l’esposizione degli imprenditori all’usura e i tentativi da parte della criminalità di appropriarsi di aziende in condizione di temporanea ma grave fragilità.

L’indagine consta di 701 interviste (a buon fine) a un campione rappresentativo degli imprenditori di micro e piccole imprese dei settori del commercio e della ristorazione. È stata effettuata dal 19 al 22 maggio 2020 con il sistema CATI (Computer Assisted Telephone Interview). Al 95% di confidenza le proporzioni medie stimate sull’intero campione si possono riferire alla popolazione con un errore del +3,7%, mentre l’errore è più elevato per le statistiche riferite ai singoli settori produttivi (attorno al 6%)

I fenomeni criminali qui indagati sono particolarmente complessi. Non aiuta, per il problema della sotto-denuncia, il possibile supporto delle banche dati ufficiali sui reati denunciati dalle forze dell’ordine all’autorità giudiziaria. I reati di usura desumibili dalle statistiche ufficiali sarebbero soltanto 189 nell’intero 2018 (in forte riduzione rispetto agli anni passati). Al contrario, il numero di estorsioni, un fenomeno probabilmente prossimo all’usura sia per autori sia per i soggetti vittimizzati, è cresciuto del 66% tra il 2010 e il 2018. Ma anche questa indicazione potrebbe essere molto sottostimata: il totale numero di estorsioni (meno di 10mila casi nel 2018) in rapporto alle imprese del terziario di mercato fino a 49 addetti sarebbe attorno allo 0,23% (23 imprese vittimizzate su 10.000).

Se i fenomeni non fossero così sottorappresentati nelle statistiche sulle denunce, si potrebbe tenere in qualche considerazione il dato delle denunce nel confronto tra i primi 22 giorni di marzo 2019 e primi 22 di marzo 2020; le denunce per usura sarebbero cresciute da 9 nel marzo 2019 a 11 nel marzo 2020, mentre la numerosità dei reati nel complesso è crollata tra i due suddetti periodi. Purtroppo, non si possono fare ragionamenti sensati su numeri così esigui che indicherebbero un’accentuazione proprio dei reati di usura.

I principali risultati dell’indagine Confcommercio-Format

Gli aspetti problematici dell’attuale frangente sono ben presenti agli imprenditori (tab. 1). 

Tab. 1 - Gli ostacoli all’attività d’impresa durante l’emergenza sanitaria
% delle risposte

Liquidità e credito 30,7
Calo dei consumi 29,8
Burocrazia 15,0
Costi della riapertura 13,3
Criminalità 11,1


Tra i temi caldi c’è la potenziale accresciuta pressione della criminalità (come si vedrà, sia per l’offerta di prestiti ad usura sia per l’acquisizione forzata dallo stato di necessità, di attività produttive che attualmente versano in condizioni di particolare debolezza; la cessione totale o parziale dell’impresa è teoricamente più plausibile oggi rispetto a un periodo normale).

La tabella 1 chiarisce che le questioni strettamente economiche sono le più importanti per l’equilibrio aziendale e quindi per la vitalità dell’attività produttiva: liquidità e calo di domanda.
Il 30% delle risposte punta, invece, al tema dei costi: la solita burocrazia e le pure necessarie procedure di sanificazione, distanziamento, igienizzazione e altri protocolli di sicurezza che comunque costituiscono un incremento dei costi fissi dell’imprenditore.

Completa il quadro degli ostacoli auto-percepiti il tema della criminalità. Che aggreghi l’11% delle risposte è, da una parte, garanzia di affidabilità dei risultati nel senso che le domande sono state ben comprese e che la paura è controllata sul piano macro-settoriale (le risposte non si addensano in modo inverosimile su questa patologia). Dall’altra, è piuttosto grave vedere comparire la criminalità tra gli ostacoli all’attività d’impresa. Questa evidenza deve continuare a “scandalizzare”.

Le domande in relazione all’usura e ai tentativi subdoli di appropriazione dell’azienda da parte di soggetti criminali sono state poste con riferimento all’eventuale conoscenza dei fenomeni sperimentati da altri, distinguendo i diversi canali attraverso cui la notizia è pervenuta (fig. 1 e fig. 2).

Fig. 1 - Conoscenza di fenomeni di usura
% di risposte sul campioneRicerca Format Research su criminalita ̀2020 - fig1

Naturalmente, nella figura 1 è la conoscenza personale – "mi è stato raccontato, ne ho sentito parlare" – quella che conta. È un risultato notevole che questa forma di conoscenza sia più diffusa rispetto all’acquisizione della notizia attraverso i mezzi di comunicazione. Anzi, questi ultimi sembrano trattare l’argomento meno di quanto dovrebbero se la stima del 9,8% di soggetti che ne ha conoscenza diretta è verosimile. A nostro avviso lo è, visto che se ne ha riscontro nell’analoga frazione di risposte sulla criminalità come problema nella gestione attuale delle imprese.

Pertanto, il 9,8% può essere acquisito come dato sulla popolazione del fenomeno dell’esposizione all’usura delle micro e piccole imprese del terziario di mercato in questo frangente storico. Il che non vuol dire che è una stima del tasso di vittimizzazione, cioè di imprenditori soggetti ad usura, bensì è un indice della potenziale gravità del fenomeno nel senso preciso dell’esposizione (una frazione non accetterà il prestito ad usura).

Approfondire questi temi, per giunta attraverso un’indagine rapida, è molto difficile a causa della normale reticenza dei rispondenti a dichiararsi su questioni sensibili (come l’esperienza di vittimizzazione rispetto a fenomeni criminali). Questa reticenza appare cresciuta durante la pandemia: in altre indagini effettuate da Confcommercio in passato su analoghi argomenti, l’esperienza diretta o indiretta relativa a minacce, estorsioni e usura viene dichiarata da percentuali più che doppie (20%) rispetto all’indagine attuale.

A fronte di una media del 9,8% sul totale campione, il 13,1% dei ristoratori e dei proprietari di bar dichiara di avere sentito personalmente notizie di pressioni usuraie su imprese del proprio settore e della propria zona. Anche quest’evidenza è coerente con le attese a priori: più fragile è l’impresa, più elevata è la pressione, almeno in teoria. E i settori del food away from home sono certamente quelli che più hanno sofferto e più stanno soffrendo perdite di fatturato e di reddito, diventando così più esposti alle pressioni della criminalità. Una percentuale analoga (8,8%; fig. 2) a quella registrata per l’usura si rileva rispetto alla notizia acquisita attraverso canali personali per quanto riguarda le imprese che hanno subito dei tentativi di essere acquisite per un prezzo fuori mercato, ossia molto inferiore o molto superiore a quello reale, sempre nella medesima zona dove operano con la propria attività. La notizia di accadimenti del genere è stata appresa in prevalenza, anche in questo caso, attraverso il passaparola tra imprenditori.

Non deve stupire la formulazione della domanda nei termini di “prezzi fuori mercato”. Prezzi troppo bassi o troppo elevati indicano un’anomalia nel libero gioco delle forze imprenditoriali; prezzi troppo elevati, per esempio, tradiscono sovente l’intento acquisitivo di attività reali finalizzato al riciclaggio, un tema, purtroppo, non nuovo nel panorama italiano.

Fig. 2 - Conoscenza di tentativi di acquisizione anomala di aziende
% di risposte sul campioneRicerca Format Research su criminalita ̀2020 - fig2

Come nel caso dell’usura, gli imprenditori impegnati nella ristorazione o nella gestione di un bar mostrano un’accentuazione significativa nell'autodichiarazione di conoscenza di notizie di tentativi criminali attraverso canali personali: rispetto alla media del campione dell’8,8%, la conoscenza in questo settore raggiunge il 14,5%. La fragilità dell’impresa ne accresce l’esposizione ad acquisizioni  da parte di soggetti criminali.

La delicatezza delle questioni sottoposte agli intervistati suggerisce di evitare inferenze eccessivamente spinte sulle evidenze ottenute. Il risultato robusto che si ottiene è che una frazione prossima al 10% degli imprenditori appare esposta a pressioni della criminalità, almeno per quanto riguarda i due specifici temi dell’acquisizione anomala dell’attività e del prestito a usura.

Il 67,4% delle imprese intervistate ritiene, comunque, “molto” o “abbastanza” efficace l’azione delle Forze dell’ordine e della Magistratura, per contrastare l’azione della criminalità contro le imprese e il 66,0% del campione ritiene “molto” o “abbastanza” efficaci le diverse forme di collaborazione in atto tra Autorità centrali e locali, Forze dell’Ordine e Magistratura da una parte e Associazioni di categoria degli imprenditori e altre forze della società civile da un'altra per contrastare l’azione della criminalità ai danni delle imprese.

Fig. 3 - Comportamento degli imprenditori di fronte ai fenomeni criminali
% di risposte sul campione; ammesse più risposteRicerca Format Research su criminalita ̀2020 - fig3

Il 60% circa degli intervistati ritiene che l’imprenditore che si trova alle prese con i fenomeni criminali dell’usura e del tentativo della malavita di impadronirsi delle imprese deve denunciare subito alle Forze dell’Ordine o comunque alla Magistratura il reato del quale è rimasto vittima (fig. 3). Il 33% delle risposte indica un’assenza di strategie rispetto alle pressioni criminali (“non saprei cosa fare”) e solo un’esigua minoranza appare completamente sfiduciata (“non si dovrebbe fare niente poiché è inutile”).
 

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